Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giuseppe Rovani
Cento anni

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO TERZO
    • I
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

I

Prima di partire per Venezia abbiam lasciato donna Paola Pietra che usciva dalle stanze del marchese Recalcati. E quella visita potè recare un gran bene, in quel punto segnatamente che il Bruni e l'Amorevoli, nella casa della giustizia, per un perfido giuoco della sorte, erano alle prese coll'ingiustizia. La lettera scrittale dalla contessa nel tumulto della passione le aveva data piena facoltà di riparare i danni che essa non avea potuto stornare in tempo. Però donna Paola assunse quel mandato a rigore di scrupolo e nell'intento di soddisfare a ciò che era giusto ed onesto in tutti i modi possibili. Si tenne dunque informatissima e delle voci che correvano in pubblico, e di ciò che facevasi in privato, e, fin dove era possibile, dell'azione interna delle pubbliche magistrature. Visitata com'era di frequente dalle persone più distinte della città, giunse a subodorare le intenzioni celate dietro alle formalità apparenti; chè per quanto, come dicemmo, i processi criminali camminassero segreti, pure dov'eran tanti assessori e attuari e scrivani, uscivano un po' per volta a circolare tra pubblico e pubblico le cose che più volevano tenersi nascoste. Donna Paola seppe dunque che il parentado della contessa aveva gettato i dadi opportuni per far credere ch'ella fosse vittima innocente di qualche terribile intrigo; seppe inoltre che sulla contravvenzione alla legge commessa dal Bruni si volevan edificare altri supposti ed altre cose, perchè colui dovesse pagare i debiti di tutti. Del resto donna Paola era quella precisamente che doveva conoscere più d'ognuno (e il cuore le faceva sangue rammentando il passato) come lo spirito di corporazione talvolta, a quel tempo, facesse tacere la voce dell'assoluta giustizia. A prevenire così, in quanto dipendeva da lei, le conseguenze possibili di quelle oblique insinuazioni, aveva risolto di far visita ella stessa all'illustrissimo marchese Recalcati, che aveva fama d'uom dotto e di rettissime intenzioni, ma per modestia e per bontà era d'indole pieghevolissima, e cedeva facilmente a chi stava o più in su di lui, od era pari a lui per grado di magistratura, e lo soverchiava poi per ostinazione di principj e d'opinioni, e per superiorità di ingegno e d'eloquenza. - Donna Paola sapeva poi che i membri del nobile collegio dei giureconsulti, e i giudici e i senatori (eccettuato qualche uomo specialmente rigido, e quel senator Goldoni, pensando al quale essa fremeva ancora), presi ad uno ad uno, quando la loro testa e la loro coscienza moveva libera e nell'atmosfera sgombra della giustizia legale, temperata dalla giustizia morale, sentivano e vedevano e desideravano e comandavano il vero bene, ma poi, quando si fondevano in quella formidabile unità del collegio e del Senato, sovente venivano a comprovare quanto fosse vera la sentenza ciceroniana de' Senatores boni viri, con quel che segue. - Armata dunque di tutti questi dubbj e di tutti questi sospetti, per tacere del senno e dell'esperienza, donna Paola si recò negli uffici del Capitano di giustizia. Quando al marchese Recalcati fu annunziata la sua visita, insieme colla meraviglia, provò qualche sensazione che non era tutta di piacere, chè ben conosceva anch'esso quella celebre e venerabil matrona, e la di lei carità operosa e vigile; e sapeva inoltre come colei non facesse mai passo che non fosse per cosa della più grande importanza, e che, allorquando ella si proponeva un fine, animata qual era dalla convinzione e dall'amore del bene, non si rimanesse mai a mezza via, per qualunque ostacolo incontrasse. È poi ad aggiungere, che, in quel giorno della visita di donna Paola, la coscienza di quell'ottimo magistrato non era tranquillissima, onde in tutto ciò che gli si presentava di straordinario, gli parea come d'affacciarsi in un rimprovero

Nulladimeno l'illustrissimo signor marchese, quando donna Paola Pietra entrò, le mosse incontro con atto di profondissimo rispetto, e avanzato di propria mano un seggiolone, la pregò a sedere.

- Qual grave affare, soggiunse poi, ha determinato la signoria vostra venerandissima a venire in questa casa della colpa e della sventura?

- Il desiderio appunto, illustrissimo signor marchese, d'impedire qualche possibile sventura, e di stornar qualche colpa. Ma di una cosa io le debbo innanzi tutto far domanda.

- Parli.

- Vorrei sapere se il signor marchese può ascoltarmi, non nella sua qualità di capitano di giustizia, ma come semplice e privatissimo gentiluomo, e al bisogno farsi depositario di un segreto?...

- È un segreto relativo alle cose della mia carica e alla sorte di coloro che dipendono da me?

- Esso è tale appunto.

- Allora debbo dire, che se dal fatto che mi venisse rivelato, potesse cangiarsi ed anche semplicemente modificarsi lo stato di qualche processo, io non potrei più in coscienza conservare il segreto.

Donna Paola stette per qualche momento silenziosa, poi disse:

- Parlerò in ogni modo.

- Io sto ad ascoltarla.

- In queste prigioni son detenuti da qualche tempo un tale Amorevoli cantante, e un tal Bruni Lorenzo suonatore di violino?...

Il Recalcati si scontorse, e affermò col cenno.

- Ora, siccome è facile congetturare (seguiva donna Paola), che la condizione di costoro può migliorare o peggiorare a seconda delle rivelazioni che qui dentro potessero penetrar dal di fuori, così venni precisamente a farle una rivelazione, che può di subito mandarli ambidue assoluti o quasi... ma il nome ch'io debbo pronunziare ha bisogno del massimo riguardo, e converrebbe che non uscisse da quest'aula.

- Vossignoria parli pure con fiducia.

- Il nome è quello dell'illustrissima contessa Clelia V... Se una strana fatalità non sopravveniva, sarebbesi recata ella stessa qui a confessare a V. S. illustrissima com'ella sola fosse stata l'oggetto di quella visita dell'accusato Amorevoli. Or io vengo per sua commissione e in nome suo a far questa deposizione appunto. Siccome poi ho sentito a correr tra il popolo la voce, anzi la credenza, che quel suonatore, sotto la falsa maschera, celasse il fine di tenderle un'insidia gravissima, ed anzi di trafugarla o di farla trafugare; così vengo ad aggiungere che la contessa è fuggita di sua piena volontà, senza aver piegato ad insinuazione d'altri, col fermo proposito di abbandonare una casa dove, secondo lei, non poteva più vivere. Delle quali cose potrò a suo tempo ed a richiesta della signoria vostra illustrissima esibire le prove.

- Ma dove s'è rifuggita?

- V. S. illustrissima non ha mai sentito a parlare di questo?

- A me finora non consta nessun fatto preciso. Molte voci ne corsero. Ma sa ella, rispettabile signora, dove di presente si trovi la contessa?

- Siccome una tale notizia non giova nè nuoce a nessuno, e soltanto potrebbe far danno alla signora contessa, così V. S. illustrissima non troverà essere un contrattempo che anch'io possa ignorarla.

Il marchese stette muto per qualche istante; poi disse:

- Io ringrazio di cuore, venerabile donna, l'alta e operosa sua carità per la quale ha voluto venir ad illuminare la giustizia. Soltanto debbo dirle che codesta sua carità la esporrà al grave incomodo d'esser sentita più e più volte in giudizio.

- Ed io sarò sollecita, ella conchiuse, di far in modo che tutto corra a vantaggio del vero e del giusto; e ciò detto partì.

Ora, quella visita e quella rivelazione cangiò il piano della procedura, perchè donna Paola era temuta di quel timore il quale non è altro che un modo del rispetto. Il capitano di giustizia parlò col vicario, questo col fratello del conte V...; collegiali e senatori furon sentiti privatissimamente, e si risolse di lasciar che il processo camminasse per la china, senza preoccupazioni, senza esacerbazioni, senza cavilli. Però, fu determinato che, dietro esplorazione degli atti, i signori patrocinatori dei carcerati, da eleggersi all'uopo, stendessero la difesa dell'Amorevoli e di Lorenzo Bruni. Del primo fu eletto patrocinatore il conte Benedetto Arese, giovane di non ancora venticinque anni, e a Lorenzo Bruni toccò in sorte il conte Pietro Verri, che appena avea varcati gli anni ventidue.

Fra i personaggi, che sono già molti e saranno numerosissimi di questa nostra storia, e che non tengono da noi altro incarico, pur nella loro importanza drammatica, che di costituire la moltitudine ed il fondo ai veri grandi uomini storici dei cento anni decorsi, facciamo ora, per la prima, avanzare la figura giovanile di Pietro Verri, come antiste a quella schiera gloriosa di uomini grandi appunto e d'uomini utili, i quali e a gruppi e sparsamente e ad uno ad uno vedremo sorgere, come alberi di alto fusto tra la fitta selva delle piante volgari. - Essendoci proposti di mostrare in azione il più di questi benemeriti, per cui Milano e la Lombardia, e, rispetto a certi elementi speciali della vita pubblica, l'Italia tutta e persino l'Europa si atteggiò a vita più razionale, vedrem frattanto il giovane Verri a contrassegnare il suo primo ingresso tra gli uomini, con uno spirito già vigile a combatter le male consuetudini, per cui il secolo non poteva più reggersi, e col coraggio ad affrontar tutti gli ostacoli che i pregiudizi della sua casa, del suo ceto, del suo tempo dovevano opporgli onde farlo stramazzare a' primi passi.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License