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Paolo Ferrari
Goldoni e le sue sedici commedie nuove

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  • ATTO SECONDO
    • Scena settima
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Scena settima

 

Zigo che viene dal caffè, e detti (dialogo vivace).

 

Zigo fa per attraversare la scena e uscire dal fondo.

 

GOLDONI (vedendolo) Come, signora maschera, si fugge? Io vi aspettava sul campo per rispondervi... (Gli si accosta e gli dice piano) Venite, che ne sentirete delle belle! (Goldoni è a destra, Zigo a sinistra).

ZIGO (viene avanti e gli dice piano) Bravo! (Gli stringe la mano di nascosto, poi dice forte con sprezzo) E che potete dire?

GOLDONI Restituirvi le vostre fanfaronate di concetti politici e segreti di stato; mentre, secondo me, il povero Goldoni non ha mai sognato di nascondere nella povera sua Vedova le strane allusioni che voi gli attribuite...

ZIGO Ed io ve lo garantisco...

GOLDONI Ed io non lo credo...

MARZIO Oh! bella! non lo crede; se ve lo garantisce lui, poi!... (accennando Zigo).

ROSINA Chi lo può sapere meglio di lui? (come sopra).

SIGISMONDO (fra sé) Oh! che imbecilli!

ZIGO Fate conto che Goldoni ed io siamo come una persona sola...

GOLDONI Ebbene, quand'anche parlassi al signor Goldoni in persona gli direi: voi avete voluto fare nulla piú che una commedia da ridere; ed ora, maravigliato voi stesso dell'allegoria che ci si può trovare, vorreste dare ad intendere... Ah! ah! ma, signora maschera, credete forse essere in terra di ciechi? Siamo ormai abbastanza avvezzi alla scuola di Zeno e di Metastasio...

ZIGO Zeno è morto, e Metastasio è a Vienna...

GOLDONI (con finto slancio) Ma è vivo Zigo, ed è a Venezia!

ZIGO Zigo...

GOLDONI È una bestia, volete dire?

ZIGO (quasi tradendosi) Signore!...

GOLDONI Che? ve n'offendete?

ZIGO (rimesso) No, volevo indorarvi un po' la pillola, modificando l'espressione. (Fra sé) Ora ho capito! è Goldoni in persona!

GOLDONI (fra sé) Si era quasi tradito, ma si tradirà! (Forte) Ma sia pur Zigo una bestia fin che si vuole, chi sarà però che esiti fra lui e Goldoni? (A Sigismondo) Ditelo voi, signore, che pur siete fra gli amici del Goldoni... (gli si accosta un poco).

SIGISMONDO (imbarazzato) Io sono amico di tutto il mondo, vi ripeto, e non so perché scegliate me per giudice... Io non m'intendo di letteratura.

GOLDONI (tornando a destra) Ebbene deciderà il teatro, deciderà il pubblico. Venite stasera al teatro San Samuele e vedrete come si accomodano le commedie di Goldoni... Vedrete una commedia che ha per titolo La Scuola delle vedove. Questa non è in sostanza che La Vedova scaltra del Goldoni messa in parodia. Dovete sapere che Zigo l'ha ficcata superbamente al povero Goldoni: si è vestito da servitore, è andato da Medebac e, profittando della di lui dabbenaggine (azione di Medebac), si è fatto credere un servo del Goldoni, e si è fatto consegnare il manoscritto della Vedova scaltra...

ZIGO Veramente poi...

GOLDONI (rifacendo Zigo) Posso assicurarvelo: fate conto che Zigo ed io siamo come una persona sola.

ZIGO Oh! lo credo; volevo dire che veramente poi è stata una mala azione...

GOLDONI Adagio: voi siete giudice sospetto troppo; rimettiamoci a un giudice imparziale... (A Sigismondo) Voi, signor Sigismondo, che ne dite? (Goldoni passa a sinistra andando a Sigismondo - Zigo passa a destra e va a porsi poco lungi da Marzio - Questi passaggi sian fatti con naturalezza).

SIGISMONDO E sempre io! Io non m'intendo di manoscritti.

GOLDONI Ebbene: , voglio essere di buon conto, è stata una mala azione.

MARZIO (a Zigo piano) Per impudenza poi, Zigo non la cede a nessuno.

 

Zigo smania un poco e si allontana.

 

GOLDONI (che ha visto Marzio parlar piano a Zigo) Ma qualificatelo anche per furto, gli applausi e le risa che rintroneranno stasera il teatro San Samuele mi compenseranno... cioè compenseranno Zigo ad usura di questi scrupoli (azione degli altri, come dire che si è tradito).

ZIGO (quasi tradendosi) Oh! è tempo di finirla...

GOLDONI Con che?

ZIGO (rimettendosi) Con questo mettere in ridicolo Goldoni.

GOLDONI , sarebbe tempo, ma come resistere alle tentazioni? (Con brio crescente passando a destra) Anche stamani è capitato da Zigo un certo signore spagnuolo che il signor Goldoni (facendo un'azione verso Zigo) ha creduto bene di porre in beffe ieri sera nella sua Vedova (don Pedro e don Fulgenzio si sono alzati restando all'estrema destra), e gli ha narrato un graziosissimo intrigo che, se fosse vero, offuscherebbe non poco la buona riputazione non solo di Goldoni, ma benanche di sua moglie (altra azione verso Zigo); ed anzi questo signore spagnuolo gli ha consegnato...

DON PEDRO (piano a Goldoni cui si è avvicinato) Ma, signore, impazzite? in sua presenza? (accenna Zigo).

GOLDONI (prosegue) Gli ha consegnato una lettera da lui trovata in un libro... una letterina, se mi capite!...

DON FULGENZIO (fra sé) Oh! Dio! la mia!... trovata dal signor padre!... Fortuna che Zigo non sa...

GOLDONI Come pure un'altra di egual natura gliene ha consegnato il figlio di questo signore, trovata nel modo istesso...

DON PEDRO (piano a don Fulgenzio) Voi?

DON FULGENZIO (piano) Per vendicarvi!

DON PEDRO (fra sé) La mia! trovata da mio figlio!

GOLDONI Ed anche queste non nego che sieno male azioni... e a dir vero mi fa meraviglia che voi, signor intimo amico del Goldoni (a Zigo, marcato), ve ne stiate tranquillo, senz'esser neanche per ombra offeso di un simil tratto.

ZIGO (andando a destra verso don Pedro e don Fulgenzio) Oh! con chi ha usato un simil tiro saremo sempre a tempo a parlarci (finge minacciare accostandosi ad essi).

DON PEDRO (piano a Zigo accennando Goldoni) Infame Zigo!

DON FULGENZIO Già lo sapevamo che Zigo...

ZIGO (piano) Chetatevi, che Zigo son io! (Si accosta).

DON PEDRO (rapidamente a don Fulgenzio) Lui!

DON FULGENZIO (come sopra a don Pedro) Zigo!

DON PEDRO (come sopra fra sé) E la lettera che io ho dato a quell'altro!

DON FULGENZIO (come sopra fra sé) E quell'altro che ha avuto la mia lettera!

DON PEDRO (a Goldoni) Voi però che parlate di male azioni, vi par egli buona azione fingersi un altro per carpire confidenze e scritti importanti, e poscia tradire queste confidenze e far mal uso di questi scritti?

GOLDONI (fingendo cinismo) Signor mio, quando non si ha rossore di fingersi un servitore per carpire un manoscritto; quando non si ha rossore di appropriarsi lettere chiuse che non ci appartengono, per violarle e cavarne una pubblicità; quando non si ha rossore di fare, come fa il signor Sigismondo (Sigismondo si mostra offeso; le donne e Marzio lo deridono), l'amico con Zigo rinnegando Goldoni, e l'amico a Goldoni rinnegando Zigo; quando non si ha rossore d'introdursi, come fa il signor Marzio (Marzio è offeso; Sigismondo e le donne lo deridono), nelle famiglie in qualità di amico, per poi diffamarle con gente avida di pettegolezzi, come sono queste signore (le comiche s'alzano un momento colle mani ne' fianchi; Sigismondo Marzio e Paoletto le deridono), io credo che sia anche lecito lo scherzo di cui vi lagnate. Per ultimo poi, lecito o non lecito, sappiate pur tutti che non è tanto severa la morale mia... cioè di Zigo... Eh! eh! già! sicuramente... (fa l'atto di Zigo).

MARZIO, ROSINA, NORINA, PAOLETTO (ridono forte) Oh! oh!

ZIGO (fra sé) Ah! cane! non ne posso piú!

DON PEDRO (a don Fulgenzio piano) Eppure è quello Zigo! (Accenna Goldoni).

MEDEBAC (fra sé) Non so piú quale sia Goldoni dei due. È meglio che me ne vada: ma ritornerò! (Parte dalla comune).

GOLDONI (crescendo sempre di vivacità e brio) E Zigo non starà per questi sciocchi scrupoli dal trar partito da tutto per far ridere il mondo a spese del Goldoni! (Zigo smania). (Fra sé) Zigo non ne può piú! (Forte) , a spese di questo preteso riformatore del teatro, di questo presuntuoso ignorantello che Zigo... Eh! sono stanco di terze persone!... Che io abbatterò e schiaccerò come un verme (con tutto il cinismo e la bassezza di un uomo senza pudore), incassando in pari tempo fior di ducati, e facendomi pagare profumatamente dai nemici di lui! (Segni di disapprovazione degli altri).

ZIGO (non potendo piú stare) Oh! che Zigo poi si faccia pagare dai suoi nemici è un'infame menzogna!...

GOLDONI (levandosi la maschera) Signor Zigo stimatissimo, voi siete in caso di saperlo.

GLI ALTRI (meno Zigo e Sigismondo) Goldoni! Lui!

DON PEDRO (fra sé) Ed io ho dato a lui la lettera!

DON FULGENZIO (fra sé) L'ho fatta bella io! (Rosina, Norina e Paoletto sono confusi).

MARZIO (fra sé) Questa mi secca!

SIGISMONDO (fra sé fingendo di leggere come avrà fatto quasi sempre durante la scena) Oh! che bel pasticcio!

GOLDONI Signor Zigo, adunque, io sono a vostra disposizione.

ZIGO Volete forse costringermi a smascherarmi per compromettermi col governo per i discorsi che ho fatti sull'allegoria? Io non sono Zigo, e nessuno saprà chi io mi sia.

GOLDONI Voi dunque non siete Zigo?

ZIGO Non sono.

GOLDONI Ed io vi credo, perché altrimenti vi dovrei qualificare, oltre al resto, per un vigliaccone stomachevole, per un uomo che, dopo aver rinnegata la morale, per rossore di se stesso rinnega anche il proprio nome!... (con forza).

ZIGO (offeso) Signore!...

GOLDONI (con ironica urbanità) Ma voi non siete Zigo, e quindi queste ingiurie non vi toccano, mentre io non intendo provocare altri che Zigo... capite... ed anzi se lo conosceste per caso, ditegli ciò ch'io penso di lui, e che sarò sempre pronto a ripeterglielo e ad appoggiare le mie asserzioni anche con la spada! - (Rifacendo Zigo) Con vostra licenza vado a rinfrescarmi un poco, e a calmare la mia ira! (Entra nel caffè).

 

 

 




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