Scena duodecima

Norina, Paoletto, e detti.

Norina entra ponendo ascolto e vista solo da Goldoni. Paoletto la segue seccato, va presso al fuoco, e in seguito cava un mazzo di carte.

GOLDONI (fra sé ridendo) Buono! eccola a tempo!

ROSINA (continuando) E la signorina seconda amorosa sempre pronta...

NORINA (con calma simulata) A che cosa in grazia?

ROSINA (a Norina) A far la corte, e a strisciarsi dietro alla signora marchesa o contessa Medebac...

NORINA (col tono stesso di sopra) Che cosa ho fatto?

ROSINA Siete andata a cena con lei al Salvatico!...

TITA Gratis et amore

ROSINA Probabilmente.

NORINA (come sopra) Quando?

ROSINA Stasera.

NORINA Dico quando la finite! - (A Goldoni) Non ci badate sapete: parla il furore di lei, ed hanno alzato il gomito piú del solito. Non sono andata niente affatto con la Medebac, non perché non fossi stata invitata, perché dove va la Medebac posso andare anch'io, e non gratis et amore, ma pagando profumatamente e con puntualità piú forse di certi signori coniugi... ma perché quando si fa un'insolenza ai miei compagni, io non tradisco la parte e non mi lascio comprare; e molto meno da questa pazza signora Medebac, piú altera di Semiramide nel Metastasio, e che si è messa in mente d'essere chi sa mai che cosa, d'essere al di sopra di noi tutti... Per cui anzi vengo ad avvertire il signor poeta (a Goldoni), anche a nome delle altre comiche, che con una virtuosa capace in una sera di gioia e trionfo di sdegnare la compagnia delle altre virtuose... non parlo per invidia perché io ero invitata... ma insomma noi con la signora Medebac non ci recitiamo piú.

GOLDONI Altro ablativo assoluto.