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Ludovico Ariosto
La lena

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  • ATTO PRIMO
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ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

 

Corbolo, Flavio

 

CORBOLO

Flavio, se la dimanda è però lecita,

dimmi: ove vai per tempo? che suonano

pur ora i matutini; né debbe essere

senza cagion, che ti sei con tal studio

vestito e ben ornato, e come bossolo

di spezie tutto ti sento odorifero.

FLAVIO

Io vo qui, dove il mio Signor gratissimo,

Amor mi mena, a pascere i famelici

Occhi d'una bellezza incomparabile.

CORBOLO

E che bellezza vuoi tu in queste tenebre

veder? Se forse veder non desideri

la stella amata da Martin d'Amelia;

ma né quella anco di levarsi e solita

cosí per tempo.

FLAVIO

Né cotesta, Corbolo,

stella altra del cielo, né il sol proprio,

luce quanto i begli occhi di Licinia.

CORBOLO

Né gli occhi de la gatta; questo aggiungere

dovevi ancora: che saria piú simile

comparazion, perché son occhi, e lucono.

FLAVIO

Il malanno che Dio te dia, che cómpari

gli occhi d'animal bruto a lumi angelici!

CORBOLO

Gli occhi di Cuchiolin piú confarebbonsi,

di Sabbatino, Marïano e simili,

quando di Gorgadello ubriachi escono.

FLAVIO

Deh, va' in malora!

CORBOLO

Anzi in buon'ora a stendermi

nel letto, et a fornire un suavissimo

sonno che tu m'hai rotto.

FLAVIO

Or vien qua et odimi,

e pon da lato queste sciocche arguzie.

Corbol, che sempre abbia avuta grandissima

fede in te, te ne sei potuto accorgere

a molti segni; ma maggiore indizio

ch'io te n'abbia ancor dato, son per dartene

ora, volendo farti consapevole

d'un mio segreto di tale importanzia

che la roba vorrei, l'onore e l'anima

perder prima che udir che fusse publico.

E perché credo aver de la tua opera

bisogno in questo, ti vo' far intendere

che a patto alcun non te ne vo' richiedere,

se prima di tacerlo non mi t'oblighi.

CORBOLO

Non accade usar meco questo prologo:

che tu sai ben per qualche esperïenzia,

ch'ove sia di bisogno so star tacito.

FLAVIO

Or odi: io so che sai, senza ch'io 'l replichi,

ch'amo Licinia, figliuola di Fazio

nostro vicino, e che da lei rendutomi

è il cambio; che piú volte testimonio

alle parole, ai sospiri, alle lacrime

sei stato, quando abbiamo auto commoda

di parlarci, stando ella a quella picciola

finestra, io ne la strada; ne mancatoci

è mai, se non il luogo, a dar rimedio

a' nostri affanni. Il quale ella mostratomi

ha finalmente, che fare amicizia

m'ha fatto con la moglie di Pacifico,

la Lena: questa che qui a lato si abita,

che le ha insegnato da fanciulla a leggere

et a cucire; e séguita insegnandole

far trapunti, riccami, e cose simili:

e tutto il Licinia, fin che suonino

ventiquattr'ore, è seco, che facile-

mente, e senza ch'alcun possa avedersene,

la Lena mi potrà por con la giovane.

E lo vuol fare, e darci oggi principio

intende: e perché li vicin, vedendomi

entrar, potriano alcun sospetto prendere,

vuol ch'io v'entri di notte.

CORBOLO

È convenevole.

FLAVIO

Verrà a suo acconcio e tornerà la giovane,

come andarvi e tornarne ogni è solita.

Ma non me ne son oggi io piú per muovere

insin a notte. Questa notte tacita-

mente uscironne.

CORBOLO

Con che modo volgere

hai potuto la moglie di Pacifico,

che ruffiana ti sia de la discepola?

FLAVIO

Disposta l'ho con quel mezzo medesimo

con che piú salde menti si dispongono

a dar le rocche, le città, gli eserciti,

e talor le persone de' lor principi:

con denari; del qual mezzo il piú facile

non si potrebbe trovar. Ho promessole

venticinque fiorini, et arrecarglieli

ora meco dovea, perché riceverli

anch'io credea da Giulio, che promessomi

li avea dar ieri, e m'ha tenuto all'ultimo.

Iersera poi ben tardi mi fe' intendere

che non me li dava egli, ma servirmene

facea da un suo, senza pagargliene utile

per quattro mesi; ma dovendo darmeli

quel suo, voleva il pegno, il qual subito

non sapendo io trovare, e già avend'ordine

di venir qui, non ho voluto romperlo,

e son venuto; ancor ch'io stia con animo

molto dubbioso se mi vorrà credere

la Lena, pur mi sforzarò, dicendole

come ita sia la cosa, che stia tacita

fino a diman.

CORBOLO

Se ti crede, fia un'opera

santa che tu l'inganni. Porca! ch'ardere

la possa il fuoco! Non ha conscïenzia,

di chi si fida in lei la figlia vendere!

FLAVIO

E che sai tu che ragione non abbia?

Acciò tu intenda, questo vecchio misero

le ha voluto già bene, e il desiderio

suo molte volte n'ha avuto.

CORBOLO

Miracolo!

Gli è forse il primo!

FLAVIO

Ben credo, patendolo

il marito, o fingendo non accorgersi.

Imperò che piú e piú volte Fazio

gli ha promesso pagar tutti i suoi debiti,

perché il meschin non ardisce di mettere

piè fuor di casa, acciò che non lo facciano

li creditori suoi marcire in carcere;

e quando attener debbe, niega il perfido

d'aver promesso, e dice: - Dovrebbe esservi

assai d'aver la casa, e non pagarmene

pigione alcuna -; come nulla meriti

ella de l'insegnar che fa a Licinia!

CORBOLO

Veramente se fin qui nulla merita,

meritarà per l'avvenir, volendole

insegnar un lavoro il piú piacevole

che far si possa, di menar le calcole

e batter fisso. Ella ha ragion da vendere.

FLAVIO

Abbia torto o ragion, ch'ho da curarmene?

Poi che mi fa piacer, le ho d'aver obligo.

Or quel che da te voglio, è che mi comperi

fin a tre paia o di quaglie o di tortore;

e quando aver tu non ne possa, pigliami

due paia di piccioni, e fagli cuocere

arrosto, e fammi un cappon grasso mettere

lesso: e gli arreca ad ora convenevole,

e con buon pane e meglior vino; e siati

a cuor ch'abbian da bere in abondanzia.

Questo è un fiorino, te': non me ne rendere

danaio in dietro.

CORBOLO

Il ricordo è superfluo.

FLAVIO

Io vo' far segno alla Lena.

CORBOLO

, faglilo,

ma su la faccia, che per Dio lo merita.

FLAVIO

Perché, se mi fa bene, ho io da offenderla?

CORBOLO

Il farti ella suonar, come un bel cembalo,

di venticinque fiorini, tu nomini

bene? Ma dimmi: ove sarà, pigliandoli

tu in presto, poi provision di renderli?

FLAVIO

Ho quattro mesi da pensarci termine;

che sai che possa in questo mezzo nascere?

Non potrebbe morir, prima che fossero

li tre, mio padre?

CORBOLO

; ma potria vivere

ancor: se vive, come è piú credibile,

che modo avrai di pagar questo debito?

FLAVIO

Non verrai tu sempre a prestarmi un'opera,

che gli vorrò far un fiocco?

CORBOLO

Te n'offero

piú di diece.

FLAVIO

Ma sento che l'uscio aprono.

CORBOLO

E tu aprir loro il borsello apparecchiati.

 




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