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Ludovico Ariosto La lena IntraText CT - Lettura del testo |
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Corbolo, Pacifico
Noi siàn forniti: a quattro a quattro correno li venticinque fiorini, ma e' correno tanto, che piú non c'è speme di giungerli. Come n'ha fatto un bel servigio Giulio! Per Dio! sempre gli abbiamo d'aver obligo. Mi dice: - Tornerai fra un'ora a intendere quanto sia fatto -; e poi m'ha, contra all'ordine, mandato questo pecorone a rompere le fila ordite, e ch'io stavo per tessere. Che sei stato costí tanto a contendere? Dove è la veste che tu arrechi a Flavio? Non indugiàn, cancar ti venga, a metterlo fuor di casa. Ch'aspetti? ch'entri Fazio, e che lo vegga? S'io non posso in camera entrar! se m'ha di fuor serrato Ilario! Come faremo? Vedi di nasconderlo in casa. Dunque mettilo fuor in giubbon. Di due partiti prendene l'uno: o l'ascondi in casa o in giubbon mandalo di fuor. Né l'un né l'altro voglio prendere. Che farai dunque? c'ho in casa una gran botte, che prestatami quest'anno al tempo fu de la vendemia da un mio parente, acciò che adoperandola per tino, le facessi l'odor perdere che avea di secco: egli di poi lasciatami l'ha fin adesso. Io ve lo vo' nascondere tanto che questi, che verran con Fazio, cercato a lor bell'agio ogni cosa abbiano. Vi capirà egli dentro? e già piú giorni io la nettai benissimo, e posso a mio piacer levarne e mettere un fondo. Andiamo dunque: consigliamoci con essolui. Credo che questi siano a punto quei ch'entrar qua dentro vogliono: son dessi certo, ch'io conosco il Torbido. Forniàn noi quel ch'abbiamo a far. Dunque vien dentro.
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