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Ludovico Ariosto
La lena

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  • ATTO QUARTO
    • SCENA NONA
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SCENA NONA

 

Menica, Lena, Corbolo, Pacifico.

 

MENICA

Lena, che vuoi?

LENA

Piacciati, cara Menica,

di farmi un gran servigio, da dovertene

esser sempre tenuta.

MENICA

Che vuoi?

LENA

Vuo' mi tu

farlo?

MENICA

Io 'l farò, pur che far sia possibile.

LENA

Va', madre mia, se m'ami, fin a gli Angeli.

MENICA

Ora?

LENA

Ora .

MENICA

Lasciami prima mettere

la cena al fuoco.

LENA

No, va' pur, che mettere

io saprò senza te al fuoco una pentola.

Va': come sei dritto la chiesa, piegati

tra l'orto de li Mosti e 'l monasterio;

e va' su al dritto, fin che giungi al volgerti

a man sinistra, alla contrada dicono

Mirasol, credo. Or va'.

MENICA

Che vi vuoi, domine,

ch'io vada a far?

LENA

Vedi cervello! Informati

quivi (credo sia il terzo uscio) dove abita

la moglie di Pasquin, che insegna a leggere

alle fanciulle: Dorotea si nomina.

Va' quivi, e dille: - A te, Dorotea, mandami

la Lena a tôr li ferri suoi da volgere

la seta sopra li rocchetti -; e pregala

che me li mandi, perché mi bisognano.

Or va', Menica cara: donar voglioti

poi tanta tela, che facci una cuffia.

MENICA

La carne è nel catin lavata, e in ordine;

non resta se non porla ne la pentola.

LENA

Troppo cred'io ch'ella sia ben in ordine;

ma non è già per porla ne la pentola

se venticinque fiorini non s'abbino.

Conosco io ben l'amor di questi giovani,

che dura solamente fin che bramano

aver la cosa amata, e spenderebbono,

mentre che stanno in questo desiderio,

non che l'aver, ma il cuor. Fa' che possegghino:

va l'amor come il fuoco, che spargendovi

de l'acqua sopra, suol subito spegnersi:

e mancato l'ardor, non ti darebbono

di mille l'un, che già ti promesseno.

Per questo voglio ir dentro, et interrompere

s'alcuna cosa senza me disegnano.

Corbolo, or su, spacciati tosto, arrecali

alcuna veste; che lo possiàn mettere

fuor, mentre l'agio ci abbiamo.

CORBOLO

Anzi, pregoti,

mentre abbiamo agio, fa' che possa mettere

dentro, e dategli luogo tu e Pacifico.

LENA

In di Dio, non farà: né ti credere

ch'io gli lassi aver cosa che desideri,

se prima li danari non mi annovera;

et esser guardiana io stessa voglione.

CORBOLO

Guardala che gli occhi vi rimanghino.

(Debb'io patir che Flavio da Licinia

cosí si debba partir, senza prenderne

piacere; et abbia avuto questo incommodo

di levarsi, che dieci ore non erano;

di star qui dentro chiuso come in carcere;

d'esser portato con tanto pericolo

serrato in una botte, come proprio

fansi l'anguille di Comacchio e i mugini?

Ma che farò, vedendomi contraria

col becco suo questa puttana femina,

con li quali li preghi nulla vagliono,

luogo han le minaccie; né potrebbesi

usar forza, che pur troppo è il pericolo,

stando cosí, senza levar piú strepito?

Venticinque fiorini, in fin, bisognano,

ne li qual siamo condennati; e grazia

non se n'ha a aver, né voglion darci credito.

Dove trovar li potrò? Far prestarmeli

su la fede è provato, et è stato opera

vana: su i pegni non si può, che Ilario

ne gli ha intercetti. A lui di nuovo tendere

un'altra rete saria temeraria

impresa: non si lasciaria piú cogliere.

E pur talor de gli augelli si colgono,

che caduti alla rete altre volte erano,

e n'erano altre volte usciti liberi.

Forse sarà lo ingannarlo piú facile

or che gli par, che mal successe essendomi

le prime, rinfrancar tosto l'animo

non debba a porgli le seconde insidie.

Ma che farò? Che farò infin? Delibera

tosto, che di pensar ci è poco termine.

Io farò... che? Io dirò... bene; e credere

mi potrà? Crederammi. Ma Pacifico

vien fuora).

PACIFICO

Ov'è la veste?

CORBOLO

Che veste? hammi tu

scorto per sarto? Oh, par che 'l mio esercizio

non sappi: io tengo la zecca, e vo' battere

venticinque fiorini ora per darteli.

PACIFICO

Foss'egli il vero!

CORBOLO

A mio senno governati.

Hai tu alcun'arma in casa?

PACIFICO

Su in la camera

dipinta ho nel camin l'arme di Fazio.

CORBOLO

Dico da offesa.

PACIFICO

Assai n'ho che m'offendono:

la povertà, li pensieri, la rabbia di

mia moglier, e 'l suo sempre dirmi ingiuria.

CORBOLO

Dico s'hai spiedo o ronca o spada o simile

cosa.

PACIFICO

Ci è un spiedo antico e tutto ruggine.

Ve' se gli è tristo, se gli è male in ordine,

che i birri mai non curan di levarmelo.

CORBOLO

Basta, viemmelo mostra. Or bella alchimia

non ti parrà, s'io fo di questa ruggine

venticinque fiorini d'oro fonderti?





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