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Ludovico Ariosto La lena IntraText CT - Lettura del testo |
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Fratelli, andate pur: non state a perdere tempo, che 'l padron mio, dal quale comprano il formaggio i Giudei, mi dice ch'eglino han mutato proposito, e che tolgono pur la bolletta, et han pagato il dazio. Era però un miracolo che fossimo non è per me restato di farvi utile. Lo conosciamo, e te ne avren sempre obligo. Son vostro sempre, fratelli. Come hai fatto? venticinque fiorin dati da Ilario, pregandoti, e di grazia domandandoti che tu li accetti; se però procedere vorrai com'io dirotti, e servi i termini nel parlar tuo, che poi ti farò intendere, riposto ch'abbi lo spiedo. Or va' non perdere tempo, riponlo, et a me torna súbito. Odi. Che vuoi? che li denar promessi non ne vengano, fa' che tua moglie eschi di là, e dia commodo che questi amanti insieme si solazzino prima che torni la fante che Fazio. Ci sarà tempo: ancora che la Menica tornasse, avrò ben luogo dove spingerla di nuovo. Da temer non hai di Fazio, che mai tornare a casa non è solito fin che le ventiquattro ore non suonino. Or sú, ripon lo spiedo, e vien, che Ilario li venticinque fiorini ti annoveri.
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