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Ludovico Ariosto
La lena

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  • ATTO SECONDO
    • SCENA SECONDA
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SCENA SECONDA

 

Lena sola

 

LENA

Vorrebbe il dolce senza amaritudine:

ammorbarmi col fiato suo spiacevole,

e strassinarmi come una bell'asina,

e poi pagar d'un «gran mercè». Oh che giovene,

o che galante, a cui dar senza premio

debbia piacere! Oh! fui ben una femina

da poco, ch'a sue ciancie lasciai volgermi

e a sue promesse; ma fu il lungo stimolo

di questo uom da nïente di Pacifico,

che non cessava mai: - Moglie, compiacelo;

sarà la nostra aventura: sapendoti

governar seco, tutti i nostri debiti

ci pagarà. - Chi non l'avria a principio

creduto? Maria in monte (come dicono

questi scolari) promettea; poi datoci

ha un laccio, che lo impicchi come merita.

Poi ch'attener non ha voluto Fazio

quel che per tante sue promesse è debito,

farò come i famigli che 'l salario

non ponno aver, che coi padroni avanzano,

che li ingannano, rubano, assassinano.

Anch'io d'esser pagata mi delibero

per ogni via, sia lecita o non lecita:

né Dio né 'l mondo me ne può riprendere.

S'egli avesse moglier, tutto il mio studio

saria di farlo far quel che Pacifico

è da lui fatto; ma ciò non potendosi,

perché non l'ha, con la figliuola vogliolo

far esser quel ch'io non so come io nomini.

 

 

 




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