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Ludovico Ariosto
La lena

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  • ATTO QUARTO
    • SCENA OTTAVA
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SCENA OTTAVA

 

Lena sola.

 

LENA

Nel male è grande aventura che Fazio

uscito sia di casa; che difficilemente,

se non si partiva, potevasi

oggi piú trar di quella botte Flavio.

Com'io lo vidi in quella casa spingere,

m'assalse al cuore una paura, un tremito,

che non so come io non mi morii súbito.

Potuto non s'avria sí poco muovere,

che di sé non avesse fatto accorgere:

un sospirar, un starnutire, un tossere

ne rovinava. Or, poi che senza nuocerne

questa sciagura è passata, proveggasi

ch'altra non venga; ora non s'ha da attendere

ad altra cosa, che di tosto metterlo

di fuor, ch'alcun nol vegga. Vada Corbolo

a proveder di veste; ma fuor mandisi

però prima la fante: che pericolo

saria, stand'ella qui, che fosse il giovine

da lei veduto o sentito. - Odi, Menica:

a chi dich'io? Licinia, di' alla Menica

che tolga il velo, et a me venga. Or eccola.

 

 

 




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