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Paolo Giacometti La morte civile IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena prima
FERNANDO Dunque mi avete riconosciuto subito? AGATA Subito: come si possono dimenticare le fattezze di un giovane, quando lo si è allattato? FERNANDO Dite piuttosto che aveva quindici anni, almeno, allora che l'abate, mio zio, mi mandò in Catania agli studi, per cui... AGATA Ma da quell'epoca molto tempo è trascorso. Non vedete, don Fernando mio, come mi sono invecchiata? Voi, all'incontro, siete sempre giovane. FERNANDO È forse per questo, che vedutomi appena, mi squadraste con tanta meraviglia, sclamando: “Ancora lo stesso?” AGATA Eh no! La mia esclamazione che riguardava solamente lo stato vostro, voleva dire: “Sempre secolare!” FERNANDO Ah, ora capisco. La mia buona nutrice sperava di rivedermi canonico, prelato - è vero? AGATA Sí mi ero raccomandata tanto a san Gennaro! FERNANDO Mi facevate un bel servizio! Sia lode al santo che non vi ha esaudita. AGATA Ohimè! che sentimenti son questi? FERNANDO Da galantuomo, mia cara, perché i mestieri non si fanno senza una certa inclinazione, o se si fanno si fanno male. È verissimo che lo zio monsignore desiderava d'incamminarmi alla prelatura, e perciò da Catania mi fece passare a Roma raccomandandomi al cardinale suo cugino - ma fu un conto sbagliato. Io spesi il danaro, studiai poco, ho goduto molto, mi scandalizzai moltissimo, e ritornai all'abbazia, appena cristiano - fu un vero miracolo! AGATA Gesú mio, cosa sento! E dire che io vi ho allattato cristianamente, devotamente; che prima di adagiarvi nella culla, vi esorcizzavo con preghiere, con segni di croce... che vi coprivo il petto di medaglie benedette, di reliquiari. Ah meschina me! figurarsi la collera di monsignore se vi sente a dire certe eresie... Almeno abbiate prudenza con lui. FERNANDO Diavolo! non sono poi stato a Roma per nulla, e un po' di santa impostura l'ho imparata... tanto è vero che sono qui per rendere un servigio a monsignore - un servigio di esplorazione; vedete che sono ancora un buon cattolico. AGATA Di esplorazione? FERNANDO Esplorazione, per altro, innocentissima ed anche piacevolissima, giacché si tratta di esplorare una donna. AGATA Una donna? Ah, forse... credo di coglier giusto, ma non mi pare un incarico per voi, giacché... basta, monsignore fa sempre bene. Io però supponevo che voi foste venuto qui, semplicemente per vedere il medico Palmieri, col quale avete passata l'infanzia, ed anche per veder me. FERNANDO Difatti non v'ingannaste del tutto: vi ho riveduta volentieri, rivedrò con piacere Arrigo... ma la donna misteriosa che, per quanto ho inteso dallo zio, il medico recò con sé da Catania, coll'intento, forse, di nasconderla in questo ultimo lembo della Calabria, è quella che ora m'interessa moltissimo. - Chi è costei? come si chiama? AGATA Chi è? non si sa. Come si chiama? Rosalia. FERNANDO Rosalia ve ne sono tante in Sicilia... ne ho conosciute parecchie. - Ditemi piuttosto: questa Rosalia è zitella? FERNANDO Non si sa niente? - Infine, è bella? AGATA (stringendosi nelle spalle) Uh!... FERNANDO Veramente non avrei dovuto farvi quest'ultima domanda. FERNANDO Perché una donna vecchia non vi risponde mai, e si stringe sempre nelle spalle, come avete fatto voi. Ne giudicherò io. Il punto sta che questa incognita pone in angustie l'animo dello zio, giacché, nella sua qualità di abate, deve - egli dice - sorvegliare il buon costume, prevenire gli abusi, gli scandali... e questa Rosalia, secondo quello che ne ho inteso, risveglia certi sospetti, certe trepidazioni di coscienza negli abitanti, che naturalmente e sventuratamente sono un po' pinzoccheri, molto pregiudicati... AGATA Eh! lo scandalo c'è, pur troppo! lo sa Maria santissima, alla quale mi rivolgo sempre, perché mi conceda la grazia di uscire da questa casa senza peccato! FERNANDO E perché non ne uscite? AGATA Non posso. Sono stata acconciata presso il medico - che in confidenza è un eretico - dal signor abate, il quale è anche il mio confessore. FERNANDO Per verità, ciò è molto strano. Allora, probabilmente, mio zio non aveva ancora avuto certi motivi di disgusto col medico... FERNANDO E questi motivi di disgusto in che consistono? AGATA Ah, don Fernando! le sono cose che non si possono dire, perché offendono troppo la religione. FERNANDO Ma allora - domando io - in qual modo il vostro padre spirituale vi ha messa, per cosí dire, sulla porta dell'inferno? forse come una sentinella? AGATA No, don Fernando, come una povera peccatrice, che ha bisogno di guadagnarsi il paradiso. FERNANDO (fra sé) Facendo la spia. Avvertirò l'amico. AGATA Permettete che io vada per le mie faccende... FERNANDO Aspettate, vorrei farvi un'altra interrogazione... ma vi prego di non rispondermi con una stretta di spalle. FERNANDO Il medico non aveva moglie? AGATA L'aveva certamente, ma è morta da molto tempo. AGATA In questa casa medesima, due anni prima che il medico andasse a stabilirsi a Catania colla sua piccola Emma, nata fra gli spasimi della madre agonizzante. FERNANDO A Catania?... per certo, dopo che io ne ero partito, perché altrimenti ci saremmo incontrati... E l'amico mio rimase sempre vedovo? FERNANDO Da capo con questi, chi lo sa! AGATA Eh, mio Dio! che devo dire? FERNANDO Dite molto. Vi è dunque il sospetto che abbia contratto un secondo matrimonio... FERNANDO Forse segreto? colla misteriosa Rosalia? FERNANDO Uhm! mah!... Voi mi fate diventare piú curioso d'una governante. AGATA Per me non lo sono punto. - Volete vedere l'incognita? guardate là (indica una delle porte che si trovano a sinistra). FERNANDO Non posso ben distinguere... ha seco una giovinetta... Chi è? sua figlia? la figlia del medico? FERNANDO Corpo del diavolone, che io mi diverto moltissimo. Mi piace lo straordinario e se riesco a scoprire... AGATA Non riescirete... FERNANDO Ad ogni modo... aspettate; esse vengono verso di noi. - Ritiriamoci un poco (si ritirano nel fondo della scena).
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