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Paolo Giacometti La morte civile IntraText CT - Lettura del testo |
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ROSALIA (tenendo per mano Emma) Volete, la mia cara Emma, che scendiamo nel giardino a cogliere i fiori? EMMA Col massimo piacere: faremo un bel mazzolino che presenterò al papà, quando ritornerà da' suoi ammalati. Non va bene che io gli offra dei fiori, come per ringraziarlo delle consolazioni ch'egli lascia sempre agli infermi? poverini! Io gli do dei fiori e ricevo dei baci. - Vi guadagno, è vero? ROSALIA Oh sí! i baci dei propri genitori sono una santa cosa, lo sa chi non può averne! EMMA (dolorosamente) Ah! io non gli ho che da lui! ROSALIA (subito) Andiamo, andiamo in giardino (si muovono per andare, mentre don Fernando, il quale si era mosso lentamente verso di loro, le incontra). EMMA (Sotto voce a Rosalia) Un signore? chi è? ROSALIA (dopo di aver considerato don Fernando) Credo di averlo veduto altra volta, ma... FERNANDO Io cercavo... una semplice curiosità... (piano ad Agata) Mi pare di conoscerla. ROSALIA (guardando don Fernando dice fra sé) (Ah! non m'inganno, no... come evitarlo?) Perdonateci, signore, se essendo aspettata... AGATA (Da chi?) FERNANDO Un momento, di grazia. Adesso che ho interrogate le mie rimembranze, sono certo di non ingannarmi. Noi ci siamo conosciuti a Catania. ROSALIA Non me ne ricordo, signore. FERNANDO Non ricordate quel don Fernando, che praticava in casa di vostro padre, che fu poi amico di...? ROSALIA (subito per interromperlo) Può darsi... difatti mi sembra... ma dopo tanti anni... FERNANDO Quattordici circa... AGATA (Si conoscono... sapremo qualche cosa). FERNANDO Che fortunata combinazione! (fra sé) (Però prima di farle certe domande assai delicate, vorrei...) E questa leggiadrissima giovinetta è una vostra figlia? EMMA Ah! no, signore, io non ho conosciuta mia madre perché è morta nel darmi alla luce... ed io ne provo tanto rimorso! non ho ragione, forse? non è un furto che io ho commesso? EMMA Ah! se questa buona Rosalia fosse mia madre!... AGATA (E probabilmente lo è). EMMA Non avrei no, una spina fitta nel cuore. Dicono che la mia salute è un po' gracile, che mi scuoto per le piú leggiere impressioni, che piango facilmente... Ma egli è perché non posso perdere la memoria... e quando penso che mia madre è morta per farmi vivere, e che io l'ho fatta morire, soffro molto, soffro sempre, signore... E senza un padre sí nobile, sí generoso, sí buono, che mi vuol tanto bene, che mi accarezza ad ogni momento... FERNANDO Voi dunque siete la figlia di Palmieri? FERNANDO Del mio amico d'infanzia? ROSALIA (sorpresa) Egli è vostro amico? AGATA (Pare che le rincresca). EMMA Ah! voi lo conoscete? lo amate? ciò mi fa piacere. Dite, signore, non ho io un angelo per padre? AGATA (Con quell'odore di zolfo!) FERNANDO Oh sí! Arrigo Palmieri è uno di quelli uomini rari, che Dio fa nascere, qualche volta, a sollievo dell'umanità sofferente. Egli meritava un premio quaggiú, ed ora che vi ho veduta ed ascoltata, comprendo che lo ha ottenuto. Difatti, adesso, ricordo benissimo ch'egli era diventato padre... AGATA Non ve lo dissi, don Fernando! qui divenne padre, precisamente qui... e la fanciullina coll'andare degli anni si è molto cangiata, massimamente negli occhi, che da neri divennero azzurri... almeno, secondo quello che osserva la sua nutrice, e le nutrici - io lo so per prova - non isbagliano. FERNANDO San Gennaro avrà fatto il miracolo. ROSALIA Cosa avete inteso di dire, mia cara Agata? AGATA Nulla, precisamente nulla. Ho ripetuto ciò che udii a raccontare le cento volte. ROSALIA Badate molto ai racconti voi... ma adesso ne sappiamo abbastanza, e vi pregherei di andare pe' fatti vostri giacché... AGATA Non può comandare? in sostanza, non è la padrona di casa? AGATA Sarà! EMMA Brutta Agata! sei sempre in collera. Cosa vieni a raccontarci di occhi neri od azzurri! gli occhi me gli ha fatti il Signore, e poteva anche cangiarmeli. Non mi piace che tu sii sempre piena di stizza verso questa buona Rosalia, che mi tiene luogo di madre, che amo come mia madre. AGATA Già, già. EMMA Va', non ti voglio piú bene. AGATA Vado, vado. (Partendo dice fra sé) (Che aria si danno queste figlie del peccato!) FERNANDO (guardandole dietro) Sono le gran streghe certe sante! FERNANDO Ora poi, signora Rosalia, mi parlerete un poco di voi della vostra famiglia, di... ROSALIA (facendogli cenno di tacere) Emma, io dovrei dire qualche cosa a don Fernando: vorreste frattanto scendere voi sola in giardino? EMMA Volentieri; preparerò i fiori pel papà, prima che ritorni - a rivederci, Rosalia, addio, don Fernando. FERNANDO Addio, bell'angiolo (Emma esce a sinistra) Mi spiace disturbarvi... ma però la signorina poteva rimanere con noi. - Vi è del mistero in ciò che avete a dirmi? ROSALIA La giovinetta ignora il mio passato, e siccome fu assai doloroso, cosí, per rispondere alle vostre interrogazioni, avrei amareggiato il suo mite animo... giacché la poverina mi vuole un gran bene... Voi lo avete inteso. FERNANDO Sí, ma ignoro che male vi sia a sapere che voi avevate un marito, mentre non vedendolo presso di voi, e la vostra umile condizione in questa casa - se le apparenze sono reali - mi fanno credere che vostro marito non viva piú. FERNANDO Allora bisogna convenire che le apparenze ingannano. Vive! la cosa è molto diversa... e come, dove vive egli! che è mai accaduto? una separazione? ROSALIA Non vi posso rispondere. FERNANDO Però i vostri occhi mi lasciano comprendere... Vi ha abbandonata? voi piegate il capo? - Abbandonata! - Eh! perbacco, era da prevedersi. Certe passioni esaltate, piú proprie del romanzo che della vita reale, conducono a precipizi... Inoltre ricordo bene come fu fatto il vostro matrimonio... Rapita da quel forsennato! - Egli era veramente una di quelle nature, le quali si sviluppano spesso sotto il nostro cielo di fuoco, presso i vulcani, che non ammettono la via di mezzo, ma spingono l'uomo ad una eccentricità assoluta, o per grandi virtú, o per grandi delitti. FERNANDO I vostri genitori dunque erano profeti, quando... FERNANDO La fatalità esiste a questo mondo!... io me ne persuado. Se almeno foste libera!... Come ve la passate col medico? non troppo bene, è egli vero? lo capisco: senza un titolo giusto... un legame approvato dalla Chiesa... ROSALIA (offesa) Don Fernando, che dite voi? FERNANDO State tranquilla perché io non ho né pregiudizi, né scrupoli, ma delle idee affatto particolari circa il matrimonio, giacché trovo che il piú legittimo di tutti fu quello celebrato nel paradiso terrestre... ma però le costituzioni civili... la curia romana... il conciliabolo di Trento... ROSALIA Non proseguite. Anche voi! anche qui calunniata dappertutto! - Eppure sono innocente; povera, abbandonata dalla mia famiglia, accettai questo uffizio di aia, che è la mia unica risorsa. Il dottor Arrigo è l'uomo piú virtuoso che io mai abbia conosciuto; è stato un salvatore mandatomi dalla provvidenza. Nulla abbiamo da rimproverare a noi medesimi; credetemi, don Fernando: le nostre anime sono pure. FERNANDO Vi credo, signora Rosalia, ma ad ogni modo vi avrei stimata egualmente, giacché certi sacrifizi mi sembrano inumani, e non gli posso ammettere. Che diavolo! preferisco la logica al diritto canonico, il quale ne ha sempre poca. Ma è ben naturale che non la pensi cosí l'abate mio zio. ROSALIA (con gran sorpresa) Che dite? Monsignore è vostro zio? ROSALIA Molto - egli è il mio persecutore. FERNANDO Veramente dai suoi discorsi ho capito che non vi è troppo amico... ma perseguitarvi poi... a meno che non lo facesse per coscienza. ROSALIA Per coscienza non si calunnia. FERNANDO Siamo d'accordo - ma mettetevi un po' nella sua tonaca. Egli agisce per principio, con fede, da apostolo, da inquisitore se volete - ma da santo inquisitore. Egli è persuaso che fra voi ed Arrigo esista una corrispondenza, la quale non essendo perfettamente ascetica, offende la santocchieria di questi poveri abitanti, che potrebbe ledere i diritti di successione, quelli della Banca romana... ROSALIA Ma questa corrispondenza non esiste. FERNANDO Io lo ammetto. - Ma non sapete voi che l'opinione pubblica è un tribunale, che giudica senza prove? che condanna senza misericordia? ROSALIA Però l'opinione pubblica può essere corretta, illuminata... ROSALIA Da chi ne ha il dovere, da chi si vanta seguace di una legge di amore o di carità. FERNANDO Lo capisco, ricordo anch'io le parole che il Redentore ha scritte sulla sabbia... ROSALIA (risentita) Non è questo il caso... e nondimeno se lo fosse, il signor abate non ricordò quelle parole misericordiose, mentre fu il primo a raccogliere la pietra, che il suo sapiente maestro aveva fatta cadere dalle mani dei lapidatori, per lanciarla contro di me, che non sono la peccatrice di Maddalo. ROSALIA Dove nacque la calunnia? dentro le pareti dell'abbazia. Da dove si mosse per recare il suo sordo ronzio di casa in casa? Da un luogo che non ardisco di nominare. FERNANDO (fra sé) (Ah! quella pinzocchera avrà fatto il male). Ma però, mio zio vi ha rivolto qualche rimprovero? Vi ha minacciata? ROSALIA Ah, mio Dio! certe guerre si fanno all'ombra e nel mistero, la vittima si sente colpita e non vede la mano - i pozzi spirituali esistono ancora. Io vivo in continue apprensioni, sempre in forse del domani, perché l'odio sacerdotale non perdona. FERNANDO L'odio? convengo nella massima - nullameno non posso supporre che... L'abate vi odia? FERNANDO Allora vi dev'essere una causa segreta... ROSALIA Vi è. FERNANDO Tale che io possa saperla?
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