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Paolo Giacometti
La morte civile

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  • ATTO PRIMO
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Scena sesta

 

Il dottor Palmieri ed il suddetto.

 

PALMIERI Monsignore, vi prego a scusarmi se vi ho fatto attendere un poco, ma...

ABATE Sono io anzi che desidero di essere scusato per esservi venuto a rapire, cosí all'improvviso, alle gioie domestiche, o alle vostre filosofiche speculazioni... Capirete bene però che senza un motivo...

PALMIERI Qualunque sia, monsignore favorisca di accomodarsi.

ABATE Tante grazie (siedono). Nessuno può ascoltarci?

PALMIERI Nessuno.

ABATE Egli è perché le cose che ho a dirvi sono piuttosto gravi.

PALMIERI Ed io le ascolterò colla mia solita pazienza.

ABATE Per non abusarne soverchiamente, tralascierò dunque gli oziosi preamboli per toccare subito l'argomento.

PALMIERI Ve ne sarò obbligato.

ABATE Vengo a parlarvi di quella certa donna...

PALMIERI Chi è quella certa donna?

ABATE Uhm?... Rosalia.

PALMIERI L'argomento non è nuovo, ma però sempre piacevole.

ABATE Questa volta non lo sarà poi tanto, giacché è assolutamente necessario che la donna si allontani, non solo da questa casa, ma anche dal paese.

PALMIERI E perché, signor abate?

ABATE Non vorrei spiegarmi di piú.

PALMIERI Allora il nostro colloquio terminerà presto, perché se è vero che io sono filosofo, saprete che in filosofia si cerca e si vuole sempre la ragione delle cose e dei fatti. La necessità che ammette monsignore non è appoggiata a ragioni, molto meno poi a diritti. Rosalia è una donna onesta, vive nella casa di un uomo onesto - è l'aia di mia figlia e tanto basta.

ABATE Di vostra figlia!...

PALMIERI Vi ha dei dubbi, monsignore?

ABATE Tutt'altro. Temo solamente che la fanciulla non sia la stessa che diede alla luce vostra moglie, e che io ebbi l'onore di battezzare.

PALMIERI Come?

ABATE Credo che la bambina - la vera Emma - abbia cessato di vivere in Catania, alcuni mesi dopo il vostro soggiorno in quella città.

PALMIERI Siete male informato.

ABATE Non potrei esserlo con maggiore esattezza, giacché stamattina appunto quell'abate dei benedettini si è data la premura di spedirmi l'attestato di morte, che io gli avevo chiesto, per tutti i casi possibili e che ho l'onore di presentarvi (gli un foglio). Ritenetelo a vostro bell'agio, perché io ne ho un altro. Voi vedete, che quantunque semplice teologo, cerco anch'io la ragione delle cose.

PALMIERI Quando si tratta di nuocere, lo vedo - vedo che il signor abate s'interessa - piú che non dovrebbe - dei fatti miei.

ABATE Non dovrei interessarmi di ciò che potrebbe turbare la tranquillità delle coscienze?

PALMIERI Povere coscienze, come sono ben governate!

ABATE Ora dunque - poiché vostra moglie è morta nel dar alla luce la bambina, né voi siete passato a nuove nozze - non rimane alcun dubbio; la seconda Emma è illegittima.

PALMIERI Potrei disingannarvi... Ma delle mie azioni, signor abate, io non rendo ragione che alla mia coscienza, la quale non ha bisogno del vostro governo. L'avere io una figlia - illegittima, se vi piace, e che d'altronde potrei far legittimare dal santo padre, con poca spesa - non prova che Rosalia sia sua madre.

ABATE Lo si può supporre facilmente.

PALMIERI Simili supposizioni le fanno i cattivi.

ABATE Ma nullameno stabiliscono lo scandalo morale. Che Rosalia sia o no la madre di Emma poco importa, il mondo lo crede e basta.

PALMIERI Il mondo crede ciò che gli impostori gli fanno credere.

ABATE Infine vi è una cosa che non può mettersi in dubbio - ed è che Rosalia è un'adultera, perché ha marito. - Vede, signor dottore, che io so anche questo.

PALMIERI Ah, bisogna convenirne. Se io, come il signor abate mi fa l'onore di credere, sono l'erede di Domenico Cirillo, martire della scienza e della patria, ella è il legittimo erede di Torquemada, inquisitore e carnefice.

ABATE Badate bene a quello che dite!

PALMIERI Vorreste denunziarmi al Sant'Ufficio? non ho paura, il soffio della civiltà ha spento per sempre i santi roghi.

ABATE Forse... Ma è bene che ci calmiamo per ritornare al punto da cui siamo partiti. Questa donna che vive con voi, separata dal proprio marito...

PALMIERI Separata - ciò è incontrastabile. Ma il perché lo sa, monsignore?

ABATE No.

PALMIERI Eppure giudica? condanna?

ABATE Ch'essa ritorni...

PALMIERI Dove?

ABATE Presso suo marito.

PALMIERI Nell'ergastolo di Napoli!

ABATE Come?

PALMIERI Da tredici anni egli è stato condannato e rinchiuso nella casa di forza.

ABATE Condannato?... Ah, buon Dio! ed essa intanto, invece di piangere la disgrazia di suo marito?...

PALMIERI E cosa ha fatto finora?

ABATE Non lo so.

PALMIERI Lo so io. - La situazione di questa donna è falsa, lagrimevole, disumana - lo comprendo - ma la colpa non è sua, benché ne porti la pena.

ABATE È di chi dunque?

PALMIERI Il signor abate me lo domanda? del concilio di Trento.

ABATE Ah! vorreste alludere alla indissolubilità del matrimonio?

PALMIERI Appunto.

ABATE Ed ignorate che fu comandata da Dio?

PALMIERI Non lo credo.

ABATE Voi dite cose empie.

PALMIERI Monsignore può non ascoltarle, se vuole.

ABATE Aspetto le vostre risoluzioni circa a Rosalia.

PALMIERI Le mie risoluzioni, signor abate, sono che nessuno ha facoltà di anatomizzare il mio cuore, d'inquisire i miei intimi rapporti, la mia famiglia. Che Rosalia è povera, percossa dalla legge, respinta dalla società, calunniata dall'ipocrisia religiosa. Che io le ho offerto un ricovero onorato e tranquillo, per quella legge di carità, che imparai dal piú grande dei filosofi - dal Vangelo, monsignore. Che, infine, per consigli, delazioni o minaccie, io non rinunzierò il mandato di benefattore che ho ricevuto dalla provvidenza.

ABATE È ciò che vedremo.

PALMIERI Quando vi piacerà. - Il signor abate ha altro a dirmi?

ABATE No.

PALMIERI Tanto meglio (l'abate esce). Povera Rosalia! lasciarla partire? dividerla da sua figlia?... Oh no! sarebbe lo stesso che farla morire!





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