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Paolo Giacometti
La morte civile

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  • ATTO TERZO
    • Scena terza
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Scena terza

 

Emma e la suddetta.

 

EMMA (accorgendosi dell'alterazione di Rosalia, le corre vicina) Che cos'avete, mia buona Rosalia?

ROSALIA Nulla, cara Emma.

EMMA Nulla? veramente?... eppure mi sembrate piú malinconica del solito, e mi fa tanto dispiacere - via abbracciatemi un poco - non lo merito?

ROSALIA Voi? (abbracciandola).

EMMA Ma voglio anche un bacio, altrimenti crederò di essere stata cattiva. (Rosalia la bacia) Mi avete bagnata di lagrime; guardate (raccogliendo sul dito una lacrima e mostrandola a Rosalia). Perché piangete? perché mi guardate con tanta compassione? sono pallida io? mi credete malata?

ROSALIA No...

EMMA Ma dunque?... Oh! anche il papà, da qualche giorno ha perduto il suo buon umore; mi trascura, si dimentica di baciarmi, quando gli presento i miei fiori. - Sta troppo fuori di casa, e poi quando ritorna è serio, taciturno, non si accorge che io gli vado dietro sulla punta de' piedi, per fargli una burla... Ma, mio Dio, che cos'ha egli mai? è in collera con me? gli ho dato qualche dispiacere?

ROSALIA Voi?... poverina! e quale?

EMMA Forse è minacciato da una disgrazia? oh! parlate se lo sapete - parlate.

ROSALIA Una disgrazia?... non credo... povera Emma! Voi amate molto vostro padre - è vero?

EMMA Lo amo tanto, che non posso dirlo - già voi lo sapete. Vi ricordate, quando il cattivo si era provato a mandarmi nell'Istituto di Napoli?... quanto tempo vi sono rimasta? sei mesi - e poi è stato costretto a levarmi di , perché non potevo vivere fra persone straniere, senza sorrisi, senza baci, io che ho bisogno ogni mattina, di volare come una lodoletta nello studio del papà, di saltargli al collo, di dargli i miei baci e di riceverne altrettanti. Sentite: se è vero che le fanciulle, quando si fanno le spose debbano uscire dalla casa paterna, io non mi farò sposa: no, non posso comprendere come una figlia si rassegni a lasciare i suoi genitori per andare con un uomo, che ha appena veduto... che cattiva figlia! - Ebbene, Rosalia? perché vi accigliate cosí? ho detto delle brutte parole io?

ROSALIA Tutt'altro, figlia mia!

EMMA Ah? cosí mi piace - figlia! questo nome sulla vostra bocca mi riesce caro! quando le vostre labbra lo proferiscono, io le bacerei, come le bacio adesso (Le bacia la bocca). Vi ho pregata tante volte di chiamarmi sempre figlia, e voi non ve ne sovvenite quasi mai. - Ma perché? non sapete che chiamandomi figlia, mi fate dimenticare la mia disgrazia? Oh! ascoltate, voglio dirvi una cosa, ma non mi sgriderete, è vero? Una notte, cioè per varie notti, ho sognato che voi eravate proprio la moglie del papà, e per conseguenza, mia madre... io era seduta fra voi due; mi divertivo a legarvi con una bella ghirlanda di rose... era tutta felice!... All'indomani mi svegliai, corsi allo studio del papà... era solo, e piansi tanto fra le sue braccia!

ROSALIA Ah!... (estremamente commossa, senza poter proferire parola, abbraccia e bacia Emma con trasporto; quindi per nascondere la commozione eccessiva, che non potrebbe piú reprimere, fugge rapidamente nella sua camera).

EMMA Mi fugge via... ma mi ha abbracciata e baciata in un modo affatto nuovo... le sue labbra fremevano... Ah! il mio sogno!... Egli è che non sognai solamente; ho anche pensato... forse feci male; non dovevo pensare... ma pure... la colpa non fu mia, bensí di quel pietoso racconto, che ho letto con tanto trasporto, e mi lasciò tale impressione!... Ah ! que' due poveri giovani si erano sposati segretamente... nessuno lo sapeva, e non potrebbe darsi che... Ah! se fosse vero!... no, no; io ho aperti gli occhi quando gli chiuse mia madre! (Si pone a sedere tutta malinconica; facendo delle mani velo agli occhi)

 

 

 




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