Scena
quinta
Rosalia ed i suddetti.
ROSALIA (spaventata
dal grido di Emma, senza aver visto ancora Corrado) Che fu, Emma?...
(in questo punto vede Corrado, lo fissa, e dopo un momento, riconosciutolo,
manda un grido di sorpresa e di terrore: quindi, come se avesse perduto la
favella, serrando Emma fra le sue braccia, la spinge dentro alla porta, dalla
quale essa è uscita, e rimane sulla soglia, esterrefatta, immobile, a capo
basso).
CORRADO (che al
venire di Rosalia si era scosso profondamente, ora superato il primo assalto,
dopo di aver atteso, invano, una parola dalla moglie, si muove verso di lei)
Rosalia... (Rosalia copre il viso colle mani, rivolgendo un poco il capo).
Sono io un fantasma per farvi tanta paura? - In ogni modo, dopo il vostro
rifiuto di venire da me, voi dovevate essere preparata alla mia apparizione in
questa casa. Il vostro contegno è un enigma. Ignoro se poc'anzi vi abbia
colpita di terrore la mia persona, o piuttosto l'avermi trovato a colloquio con
una fanciulla, che io amo di credere nostra figlia.
ROSALIA Ada? voi
delirate. La fanciulla non vi ha detto che si chiama Emma?
CORRADO Lo ha
detto.
ROSALIA Che è la
figlia del medico Palmieri?
CORRADO Ha detto
anche questo. - Ma voi lo ripetete?
ROSALIA Lo ripeto.
CORRADO Tanto
peggio - poiché se è certo che quella giovinetta è figlia di Palmieri, non è
meno certo che la sola figlia legittima ch'egli ebbe da sua moglie, è morta da
lungo tempo. Cosí io vi domanderò, e voi mi direte chi sia la madre di questa
fanciulla, che vi affrettaste tanto a salvare dagli impeti gelosi di vostro
marito.
ROSALIA Chi è sua
madre? - Lo ignoro. Quando ridotta all'estrema povertà, fui accolta per
istitutrice in questa casa, mi sono creduta dispensata dal chiedere la fede
battesimale della giovinetta. Chiedetelo a suo padre.
CORRADO Lo farò -
frattanto rispondete ad un'altra interrogazione, e guardatevi dal mentire.
Dov'è la mia Ada? che ne faceste voi?
ROSALIA Strana
domanda! che ne ho fatto? è morta.
CORRADO Ada è
morta?...
ROSALIA Sí, perché
la povera moglie disprezzata di un condannato non raccoglieva tanto di
elemosina per alimentare la sua bambina, che spirò di languore.
CORRADO La mia
Ada?... e con simile freddezza mi annunziate la sua morte? Voi a me?... non vi
credo. - Mi mostrerete l'attestato mortuario...
ROSALIA Andate a
Catania a domandarlo - cosí vi risponderanno che un omicida, sfuggito
dall'ergastolo, non ha diritto di chiedere conto della propria famiglia; egli
vi ha rinunziato.
CORRADO Io vi ho
rinunziato?... io? (commovendosi gradatamente) Ma perché dunque
ho potuto strascinare per tredici anni la mia pesante catena? perché curvai
anima e dorso sotto orribili pesi, senza cadere affranto, come il giumento?
perché non agonizzai sotto il bastone? Chi mi ha tenuto in vita, se non la
speranza di riposare, ancora una volta, nel mio letto nuziale? di rivedere mia
figlia? - E perché ho scassinate, corrose le spranghe della mia ferriata?
perché, colla morte sul capo, tra vepri e burroni, trafelato, ansante, ho
camminato fin qui, reggendomi sugli stinchi logorati dai ceppi e lacerandomi i
piedi? Dov'ero diretto se non alla casa, in cui avevo lasciata mia moglie? Chi
sono venuto a cercare in questa, se non Rosalia, il mio primo amore, la sola
donna che amai con entusiasmo, che ho posseduta per sí poco tempo? Ah! sí
Rosalia, per dirle, guarda a quello che ho patito e perdonami, a quello che ho
fatto per istrascinarmi fino alle tue ginocchia (inginocchiandosi), e
tu, generosa rialzami - prendi il tuo fardello e vieni con me!
ROSALIA Con
l'uccisore di mio...?
CORRADO (subito,
alzandosi lentamente) Non proferire un nome, che dall'ora fatale mi
è sempre risuonato nel cuore, come voce di rimorso, che mi ha fatto trasalire,
piangere, imprecare a' miei trasporti. Non odio, no, ma amore e gelosia mi
armarono la mano - lo sai. Alonzo voleva rapirmi tutto, ed io gli tolsi
tutto... fu rappresaglia, fu colpa orribile. - Ma l'ho espiata duramente.
ROSALIA Lo
credete?... io non voglio negarlo, ma per patimenti e castighi si espia forse
l'infamia? no, essa dura incancellabile e diventa un legato, che gli eredi,
innocenti, sono condannati a raccogliere. Ma se io accettai di portare il
vostro nome, quando era puro ed onorato, non potete voi, non può nessuno
costringermi a portarlo ora, che è coperto di vergogna e di sangue. Quando
l'aguzzino vi ribadí la catena, lacerò il nostro contratto nuziale.
CORRADO No, Rosalia,
non è questa la legge che hanno fatto i sacri legislatori.
ROSALIA Tanto
peggio per loro, se ne promulgarono una diversa. Nessuno è obbligato a
rispettare i codici, che ha fatto la barbarie. - Io ho il diritto della
ribellione.
CORRADO Rosalia -
il cuore è il piú giusto, o il piú pietoso dei codici, leggivi dentro, e vi
troverai scritto che la piú sublime fra le mogli, fu quella di Caino, perché
osò baciare la fronte, fulminata da Dio. Ma se ti spaventano i giudizi, o i
pregiudizi del mondo, noi possiamo ingannare il mondo giacché lo vuole. Ricusi
di portare il mio nome? Non lo porterai; io lo cangierò. Andremo a nasconderci
in luoghi vergini, lontani... dove vorrai.
ROSALIA E
cangiando nome e paese, cangierete natura? io perderò la memoria? Non sorgeranno
sempre due spettri fra noi?... Sí, quello pure di mia madre, che morí di
dolore, che ci ha maledetti... Or via, siate giusto e tronchiamo questo amaro
colloquio; io avevo una casa, e voi la distruggeste; ordunque lasciatemi questa
- partite.
CORRADO Partire
senza di voi? lasciarvi in questa casa?... Rosalia, ciò è assolutamente
impossibile... bisogna pure che lo confessiate. Se temete tanto i giudizi che
pesano sul mio nome, non dovete temer meno quelli che potrebbero pesare sul
vostro.
ROSALIA Che dite
ora voi?
CORRADO Ora dico
ciò che ho taciuto fin qui, perché amai d'illudermi... perché ho voluto tentare
il vostro cuore, che trovai chiuso, inesorato piú di quello de' miei giudici.
Dico che se vi ostinate a rimanere, crederò di essere stato un pazzo a
sollevare la pietra del mio sepolcro; crederò veramente di esservi apparso come
un fantasma, venuto a sorprendere i vostri segreti, a disturbare le vostre
gioie, la vostra felicità... (infiammandosi ognor piú).
ROSALIA Le mie
gioie? la mia felicità?
CORRADO Credo,
infine, che questa casa sia molto piú bella e deliziosa di quella che io vi ho
distrutta, perché nasconde i vostri nuovi amori, la vostra nuova figlia.
ROSALIA Orbene,
credete ciò, credete tutto. In mille guise fui calunniata, per cagion vostra. Nessuno
ha creduto alla virtú, al sacrifizio d'una donna, giovane, povera, sola,
maritata, senza marito... Ora voi unitevi agli stolti, ai calunniatori;
gettatemi un po' di fango in viso - non farete che continuare.
CORRADO Io voglio
scuoterlo dalle vostre vesti. - Per pietà venite prima che io m'incontri con
quest'uomo. Salvatemi - salvatelo.
ROSALIA Vorreste
commettere un secondo delitto?
CORRADO Ma, per
Dio, chi è dunque che fa scattare la molla? che mette la mano sull'aspide? - Io
non voglio commettere delitti, voglio comandare a me stesso, ma il mio sangue
non ubbidisce sempre (Disperatamente) Rosalia, vieni!
ROSALIA (spaventata)
Compassione di me!... (In questo mentre vede comparire sulla porta
Palmieri, e manda un grido di terrore) Ah egli?...
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