Scena
seconda
Il dottor Palmieri ed il
suddetto.
PALMIERI Eccomi a
voi. Scusate se vi ho fatto attendere, ma dovevo prepararmi a questo colloquio,
cosí improvviso, dovevo riflettere riposatamente alle cose che sono per dirvi.
CORRADO Cosí ho
pensato.
PALMIERI La
risoluzione non era facile nel mio caso. Si trovano presto i consigli nella
rettitudine del proprio cuore, ma io dovevo interrogare anche l'altrui volontà.
CORRADO Quella di
Rosalia?
PALMIERI Appunto,
e lo feci. Le nostre decisioni, le speranze che abbiamo concepite partono da un
principio - ed è che quando un uomo ha commesso errori gravissimi, deve saperli
riparare anche a costo della propria vita.
CORRADO È questa
la vostra confessione?
PALMIERI Non
ancora. - Io ho parlato di voi.
CORRADO Di me? -
Prima d'ogni altra cosa, voi favorirete di mostrarmi la fede di nascita di
vostra figlia.
PALMIERI Mi
domandate l'impossibile, perché io non ho figli.
CORRADO Non avete
figli?... ma quella giovinetta?...
PALMIERI
Quell'angelica giovinetta che si crede, che tutti credono Emma, si chiama Ada.
CORRADO (con
grido) Ada?
PALMIERI È la
figlia vostra.
CORRADO Ada vive?
è qui? l'ho veduta! era lei!... (vacillante).
PALMIERI Ohimè!...
le forze vi abbandonano? tremate tutto...
CORRADO Non volete
che io tremi di gioia?... Eh, signore, vi sono gaudi che possono far morire...
ma io vivrò - è adesso che vivo. La mia Ada cosí bella!... Ma perché vi crede
suo padre? perché vi ama?... tacete; non voglio saperlo. - Voi me la restituite
e basta: vi perdono il resto, perdono tutto... e a tutti... Ah! corro a
dirle...
PALMIERI
Aspettate.
CORRADO Vi ripeto
che mi basta.
PALMIERI Ma io ho
bisogno di sapere se siete degno di Ada.
CORRADO Non lo fui
- lo sarò.
PALMIERI È ciò che
spero, ciò che vedremo. Ponete in calma lo spirito, fate tacere il cuore,
acciocché la vostra mente possa bene intendermi e meditare sul molto che vi
dirò, giacché finora vi ho detto poco. Piuttosto sediamo.
CORRADO (serrando
le braccia al petto) Parlate.
PALMIERI È inutile
che io vi spieghi di quali mezzi si giovò la provvidenza per farmi incontrare
Rosalia. Ciò avvenne alcuni mesi dopo la vostra carcerazione. Io la conobbi
afflitta, grama, poverissima, senza famiglia, senza tetto, respinta benanco
dalla madre agonizzante, spirata d'angoscia sul sepolcro del misero Alonzo. -
La sua situazione deplorabile mi parlò subito al cuore; mi persuasi che, non a
caso, il Signore mi aveva condotto presso quella infelice creatura, e ben presto
diventai il suo benefattore, senza altro scopo che quello del benefizio. Ero
infelice io pure, da poco tempo avevo perduto la moglie e la mia piccola Emma;
non mi sarebbe stato possibile di nutrire una passione colpevole, perché quelli
che soffrono sono sempre buoni. Nulla di meno vi confesso candidamente, che se
Rosalia fosse stata libera, io le avrei dato il mio nome per riabilitarla... ma
la poveretta era legata alla vostra catena! Io osservavo con un senso
ineffabile di pietà la piccola Ada, che rassomigliava un poco alla mia Emma, e
per una predestinazione singolare, mi si andava affezionando ogni giorno di
piú, forse perché la ricolmavo di carezze. Quantunque avesse oltrepassati di
poco i due anni, mi accorgevo da' suoi lineamenti, dalla tinta pallidissima del
viso, e piú di tutto, dalla conformazione del suo cervello, che col crescere
dell'età, si sarebbe sviluppata dentro di lei una di quelle nature sensitive,
ed essenzialmente nervose, che le piú leggiere impressioni del dolore o della
gioia scuotono con forza, quasi direi, con violenza. Osservandola, mi
persuadevo che coll'andare degli anni la cognizione del proprio stato e della
domestica infamia avrebbero potuto benissimo affievolirle la salute già
gracile, e condurla benanche a fine immatura. Dicevo fra me: “Povera bambina!
quando, fra poco, giunta all'età della ragionevolezza, chiederai di tuo padre,
che ti risponderà la madre tua? che ti diranno gli altri? Ahimè! un'idea fissa,
umiliante si mischierà sempre alle tue gioie, alle tue affezioni, ti turberà i
sonni - e piú tardi, nell'età delle felici illusioni, quando l'anima vergine
avrà bisogno di amore, chi verrà a proferirtelo? chi vorrà dare il proprio nome
alla figlia di un forzato?” - Queste riflessioni mi fecero pensare al rimedio;
pensai di correggere, a suo riguardo, il vecchio pregiudizio, e dissi un giorno
a Rosalia: “Buona madre, se voi lo volete, io costringerò il mondo a rispettare
questa fanciulla. Se non posso riabilitare la madre, posso però riabilitare la
figlia, darle un nome intemerato, il mio nome. Credendo di aver fatto un
cattivo sogno, riabbraccerò la mia Emma nella vostra Ada; avrò un angiolo in
cielo, ed una figlia in terra” . - Cosí avvenne... ed ora voi giudicatemi.
CORRADO Senza
dubbio, vi è della generosità in ciò che faceste... molto piú se nessuna
ricompensa...
PALMIERI Una ne
aspetto da voi.
CORRADO Da me?...
Nullameno vi dirò che cessa il merito di una buona azione, quando per farla si
usurpano i diritti altrui. Signore! quella fanciulla aveva un padre.
PALMIERI Non
sapevo persuadermene in forza di un principio, che non mi ha mai permesso di
distinguere fra il carcere perpetuo e la tomba, fra l'uomo che muore per legge
fisica e quello che cessa egualmente di esistere per legge civile. Ad ogni
modo, se violai un diritto nol feci con cattiva intenzione, se commisi un
errore, fu, perlomeno, un nobile e pietoso errore.
CORRADO Che voi
riparerete - io faccio appello alle vostre parole.
PALMIERI Le mie
parole - lo dissi - riguardavano unicamente i vostri errori - ben piú gravi del
mio; a voi spetta la riparazione. Rosalia che è stata, e continua ad essere, la
vostra vittima, vi offre un insigne esempio di coraggio, giacché comprenderete
bene che per accreditare il nostro inganno, perché ognuno si persuadesse che la
mia Emma non era morta, Rosalia ha dovuto rinunziare i suoi diritti, le sue
gioie di madre.
CORRADO Come?...
Rosalia si è rassegnata?... ma voi comprenderete che io non posso, né voglio
rassegnarmi...
PALMIERI Vi
rassegnerete perché è necessario.
CORRADO Necessario?
PALMIERI E come
no?... Io ignoro dove troverete le parole per dire a questa fanciulla, la di
cui tempra dilicata e fragilissima ha verificato i pronostici del medico:
“Senti, o mia fanciulla, ti hanno ingannata: l'uomo onesto che rispetti ed ami
con tanto entusiasmo, non è tuo padre, ma io, che sono ancora bagnato del
sangue di un innocente che era tuo zio; io che ti mostro i polsi lacerati dalla
catena che strascinai per tredici anni; che non ho ancora scontata la mia pena,
che sono fuggito, che posso essere preso, di giorno in giorno, di ora in ora, e
ricondotto all'ergastolo, io, io sono tuo padre. Se morirai di crepacuore, di
vergogna, non importa, purché io ti abbia abbracciata”.
CORRADO Oh! in
nome di Dio, tacete!
PALMIERI Io
tacerò... ma vorrei che parlasse il vostro cuore.
CORRADO Mi diceste
di farlo tacere.
PALMIERI Ma
adesso...
CORRADO Adesso che
lo avete squarciato volete che parli?
PALMIERI Dunque
tronchiamo il colloquio (si accosta a destra facendo un cenno a persone che
si suppongono dentro alla camera).
CORRADO Che
significa ciò?
PALMIERI Vedrete.
Io ho fatto il mio dovere, voi farete il vostro. Giudicate, assolvete, punite
come piú vi aggrada. Volete distruggere la mia opera di redenzione? La legge vi
autorizza a farlo; io ne convengo. - Vi accorda anche il diritto di uccidere
vostra figlia. - Guardate; viene essa medesima, ed è la povera, la magnanima
madre, che la conduce al giudizio.
CORRADO Ah!
PALMIERI Su
dunque, coraggio, con una parola voi potete trafiggere due cuori - io starò ad
osservarvi.
CORRADO Che
tortura è questa!
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