Scena
quarta
L'abate ed i suddetti.
ABATE (avanzandosi)
Scusate, se vengo cosí all'improvviso; ma, da quanto vedo, giunsi almeno in
buon punto per prendere parte ad un colloquio molto edificante.
ROSALIA Monsignore
piuttosto viene a troncarlo... ma un poco tardi, per nostra fortuna, giacché,
nulla ci resta da dire, e siamo perfettamente intesi; non è vero, Corrado?
CORRADO Sí.
ROSALIA Ciò basta,
monsignore se ne rallegri, e frattanto mi permetta di ritirarmi (entra).
ABATE Voi le avete
perdonato?
CORRADO Il signor
abate sbaglia - è Rosalia che ha perdonato a me.
ABATE Va bene, un'assoluzione reciproca è veramente
evangelica. Ma io ho anche inteso - giacché, arrivato a caso, mi fermai un poco
dietro l'usciale, per non turbare le nobili manifestazioni - che le mie
previdenze non fallirono; che la vostra Ada vive nella supposta Emma.
CORRADO Vive - ma
non per me.
ABATE Non per voi?
CORRADO Ho dovuto
rinunziarvi.
ABATE Dovuto?...
Ah, ciò non può stare. - Un marito ed un padre non perdono mai i propri
diritti.
CORRADO Gli
perdono, monsignore, perché il delinquente scioglie i vincoli, che aveva
contratti l'onesto uomo.
ABATE Non siamo
d'accordo.
CORRADO È ben
naturale - ma ditemi, signor abate. Se la legge, nell'atto che priva il
condannato d'ogni diritto civile, d'ogni rapporto colla società e colla
famiglia, dichiarasse pure sciolti i legami che, in sostanza, piú non esistono
che nella cerimonia e nel nome, credete voi che la punizione non riuscirebbe
piú morale, piú utile?
ABATE Che strano
legislatore!
CORRADO Meno di
tanti altri, mentre vi so dire che in poche ore ho espiata qui la mia colpa,
assai piú che in tredici anni di lavori forzati: nel carcere ruggiva la fiera,
qui è l'uomo che piange.
ABATE Nessuno ha
il diritto di farvi piangere; la vostra famiglia vi appartiene. Infelice! non
avete ancora compreso che si vuole allontanarvi? Che se il medico vi usurpò i
diritti di padre, spera anche di proseguire ad usurparvi quelli di marito?
CORRADO (con
forza) Voi mentite, e non dovreste farlo.
ABATE Mentisco io?
CORRADO Lo ripeto.
- Ma giacché vi degradaste, fino al mestiere di spiatore, avreste anche dovuto
intendere che Rosalia è pronta a seguirmi.
ABATE Sí, lo dice,
perché non ignora che siete reclamato dalla giustizia, per cui...
CORRADO Tacete -
non oltraggiate quella santa donna.
ABATE Santa poi...
CORRADO Santa. Voi
che appartenete ad una setta di egoisti, non potete comprendere la generosità
di quell'uomo, i sublimi sacrifizi di quella donna. I cattivi non riescono mai
a farsi una giusta idea del bene. - Ma se fosse anche vero ciò che voi asserite
- con quale scopo di carità lo ignoro - di chi sarebbe la colpa, se non di que'
strani legislatori appunto, che pervertirono il senso di sapienti parole, per
imporre al mondo una legge stolta, inumana come i loro cuori?
ABATE Che dite
voi?
CORRADO Dico ciò
che il mondo vede e soffre. - Ma che è mai un uomo condannato alla reclusione
perpetua, se non un cadavere, al quale si conserva ancora un po' di moto,
perché rimanga sulla superficie della terra ad ammorbare l'altrui esistenza?...
Se non vi manca il lume dell'intelletto, vedete e considerate. Una fanciulla
pura, onorata muove al vostro altare, certa di unire la sua esistenza a quella
di un uomo onesto. Ma poco dopo, quest'uomo si fa reo di un delitto; la legge
lo colpisce, viene chiuso in un carcere, sepolto vivo in una tomba... e la
donna? Ahimè! la misera superstite, la vedova del condannato, coperta di
vergogna, mendica, spregiata, deve serbar fede ad un talamo che non ha piú, che
la legge le ha tolto; deve comandare al suo cuore deluso di non battere, al suo
sangue di non fremere, nell'età delle passioni, sotto pena di essere tacciata
d'adultera, di meretrice. Cosí, mentre senza il concorso della volontà non si
può ammettere la colpa ed è inumano il castigo, voi eredi dell'Inquisizione,
punite, torturate sempre l'innocente in nome di Dio. - Ed è legge divina
questa? è religione? quale? dove?
ABATE Le vostre
parole sono sacrileghe; vi comando di non proseguire.
CORRADO Io
proseguo per dirvi che compatisco mia moglie se amò, che l'assolvo se ha
peccato.
ABATE Che ascolto!
Ora io non posso piú che compiangervi; ma giacché siete ricercato dalla
giustizia, vi avverto che le porte della mia abbazia non si apriranno per voi;
seguite il vostro destino.
CORRADO Io credo
anzi che voi mi denunzierete.
ABATE Voi ardite
di crederlo?
CORRADO E voi
ardite di negarlo? - Andate, monsignore; dite a quelli che mi ricercano che io
sono qui ad aspettarli... ma pochi istanti mi bastano per essere piú pietoso di
voi, piú grande della legge.
ABATE In qual
modo?
CORRADO Non mi
confesso che a Dio (l'abate esce).
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