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Paolo Giacometti
La morte civile

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  • ATTO QUARTO
    • Scena quarta
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Scena quarta

 

L'abate ed i suddetti.

 

ABATE (avanzandosi) Scusate, se vengo cosí all'improvviso; ma, da quanto vedo, giunsi almeno in buon punto per prendere parte ad un colloquio molto edificante.

ROSALIA Monsignore piuttosto viene a troncarlo... ma un poco tardi, per nostra fortuna, giacché, nulla ci resta da dire, e siamo perfettamente intesi; non è vero, Corrado?

CORRADO .

ROSALIA Ciò basta, monsignore se ne rallegri, e frattanto mi permetta di ritirarmi (entra).

ABATE Voi le avete perdonato?

CORRADO Il signor abate sbaglia - è Rosalia che ha perdonato a me.

ABATE Va bene, un'assoluzione reciproca è veramente evangelica. Ma io ho anche inteso - giacché, arrivato a caso, mi fermai un poco dietro l'usciale, per non turbare le nobili manifestazioni - che le mie previdenze non fallirono; che la vostra Ada vive nella supposta Emma.

CORRADO Vive - ma non per me.

ABATE Non per voi?

CORRADO Ho dovuto rinunziarvi.

ABATE Dovuto?... Ah, ciò non può stare. - Un marito ed un padre non perdono mai i propri diritti.

CORRADO Gli perdono, monsignore, perché il delinquente scioglie i vincoli, che aveva contratti l'onesto uomo.

ABATE Non siamo d'accordo.

CORRADO È ben naturale - ma ditemi, signor abate. Se la legge, nell'atto che priva il condannato d'ogni diritto civile, d'ogni rapporto colla società e colla famiglia, dichiarasse pure sciolti i legami che, in sostanza, piú non esistono che nella cerimonia e nel nome, credete voi che la punizione non riuscirebbe piú morale, piú utile?

ABATE Che strano legislatore!

CORRADO Meno di tanti altri, mentre vi so dire che in poche ore ho espiata qui la mia colpa, assai piú che in tredici anni di lavori forzati: nel carcere ruggiva la fiera, qui è l'uomo che piange.

ABATE Nessuno ha il diritto di farvi piangere; la vostra famiglia vi appartiene. Infelice! non avete ancora compreso che si vuole allontanarvi? Che se il medico vi usurpò i diritti di padre, spera anche di proseguire ad usurparvi quelli di marito?

CORRADO (con forza) Voi mentite, e non dovreste farlo.

ABATE Mentisco io?

CORRADO Lo ripeto. - Ma giacché vi degradaste, fino al mestiere di spiatore, avreste anche dovuto intendere che Rosalia è pronta a seguirmi.

ABATE , lo dice, perché non ignora che siete reclamato dalla giustizia, per cui...

CORRADO Tacete - non oltraggiate quella santa donna.

ABATE Santa poi...

CORRADO Santa. Voi che appartenete ad una setta di egoisti, non potete comprendere la generosità di quell'uomo, i sublimi sacrifizi di quella donna. I cattivi non riescono mai a farsi una giusta idea del bene. - Ma se fosse anche vero ciò che voi asserite - con quale scopo di carità lo ignoro - di chi sarebbe la colpa, se non di que' strani legislatori appunto, che pervertirono il senso di sapienti parole, per imporre al mondo una legge stolta, inumana come i loro cuori?

ABATE Che dite voi?

CORRADO Dico ciò che il mondo vede e soffre. - Ma che è mai un uomo condannato alla reclusione perpetua, se non un cadavere, al quale si conserva ancora un po' di moto, perché rimanga sulla superficie della terra ad ammorbare l'altrui esistenza?... Se non vi manca il lume dell'intelletto, vedete e considerate. Una fanciulla pura, onorata muove al vostro altare, certa di unire la sua esistenza a quella di un uomo onesto. Ma poco dopo, quest'uomo si fa reo di un delitto; la legge lo colpisce, viene chiuso in un carcere, sepolto vivo in una tomba... e la donna? Ahimè! la misera superstite, la vedova del condannato, coperta di vergogna, mendica, spregiata, deve serbar fede ad un talamo che non ha piú, che la legge le ha tolto; deve comandare al suo cuore deluso di non battere, al suo sangue di non fremere, nell'età delle passioni, sotto pena di essere tacciata d'adultera, di meretrice. Cosí, mentre senza il concorso della volontà non si può ammettere la colpa ed è inumano il castigo, voi eredi dell'Inquisizione, punite, torturate sempre l'innocente in nome di Dio. - Ed è legge divina questa? è religione? quale? dove?

ABATE Le vostre parole sono sacrileghe; vi comando di non proseguire.

CORRADO Io proseguo per dirvi che compatisco mia moglie se amò, che l'assolvo se ha peccato.

ABATE Che ascolto! Ora io non posso piú che compiangervi; ma giacché siete ricercato dalla giustizia, vi avverto che le porte della mia abbazia non si apriranno per voi; seguite il vostro destino.

CORRADO Io credo anzi che voi mi denunzierete.

ABATE Voi ardite di crederlo?

CORRADO E voi ardite di negarlo? - Andate, monsignore; dite a quelli che mi ricercano che io sono qui ad aspettarli... ma pochi istanti mi bastano per essere piú pietoso di voi, piú grande della legge.

ABATE In qual modo?

CORRADO Non mi confesso che a Dio (l'abate esce).





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