XLVII
Errai gran tempo, e del camino
incerto
misero peregrin molti anni andai
con dubbio piè, sentier cangiando
spesso,
né posa seppi ritrovar giamai
per piano calle o per alpestro ed
erto,
terra cercando e mar lungi e da
presso:
tal che ’n ira e ’n dispregio ebbi
me stesso,
e tutti i miei pensier mi
spiacquer poi
ch’i’ non potea trovar scorta o
consiglio.
Ahi cieco mondo, or veggio i
frutti tuoi
come in tutto dal fior nascon
diversi!
Pietosa istoria a dir quel ch’io
soffersi,
in così lungo esiglio
peregrinando, fôra:
non già ch’io scorga il dolce
albergo ancora,
ma ’l mio santo Signor con novo
raggio
la via mi mostra, e mia colpa è
s’io caggio.
Nova mi nacque in prima al cor
vaghezza,
sì dolce al gusto in su l’età
fiorita,
che tosto ogni mio senso ebro ne
fue;
e non si cerca o libertate o vita,
o s’altro più di queste uom saggio
prezza,
con sì fatto desio com’i’ le tue
dolcezze, Amor, cercava; e or di
due
begli occhi un guardo, or d’una
bianca mano
seguìa le nevi, e se due trecce
d’oro
sotto un bel velo fiammeggiar
lontano,
o se talor di giovenetta donna
candido piè scoprìo leggiadra
gonna
(or ne sospiro e ploro),
corsi, com’augel sòle
che d’alto scenda e a suo cibo
vole.
Tal fur, lasso, le vie de’ pensier miei
ne’ primi tempi, e camin torto
fei.
E per far anco il mio pentir più
amaro,
spesso piangendo altrui termine
chiesi
de le mie care e volontarie pene,
e ’n dolci modi lacrimare appresi,
e ’n cor piegando di pietate avaro
vegghiai le notti gelide e serene,
e talor fu ch’io ’l torsi; e ben
convene
or penitenzia e duol l’anima lave
de’ color atri e del terrestre
limo,
ond’ella è per mia colpa infusa e
grave:
ché se ’l ciel me la diè candida e
leve,
terrena e fosca a lui salir non
deve.
Né pò, s’io dritto estimo,
ne le sue prime forme
tornar giamai, che pria non segni
l’orme
pietà superni nel camin verace,
e la tragga di guerra e ponga in
pace.
Quel vero Amor dunque mi guidi e
scorga
che di nulla degnò sì nobil farmi;
poi per sé ’l cor pure a sinistra
volge,
né l’altrui pò né ’l mio consiglio
aitarmi,
sì tutto quel che luce a l’alma
porga
il desir cieco in tenebre rivolge.
Come scotendo pure alfin si svolge
stanca talor fera da i lacci e
fugge,
tal io da lui, ch’al suo venen mi
colse
con la dolce esca ond’ei pascendo
strugge,
tardo partimmi e lasso, a lento
volo;
indi cantando il mio passato
duolo,
in sé l’alma s’accolse,
e di desir novo arse
credendo assai da terra alto
levarse:
ond’io vidi Elicona, e i sacri
poggi
salii, dove rado orma è segnata
oggi.
Qual peregrin, se rimembranza il
punge
di sua dolce magion, talor se
’nvia
ratto per selve e per alpestri
monti,
tal men giv’io per la non piana
via
seguendo pur alcun ch’io scorsi
lunge,
e fur tra noi cantando illustri e
conti.
Erano i piè men del desir mio
pronti,
ond’io del sonno e del riposo
l’ore
dolci scemando, parte aggiunsi al
die
de le mie notti anco in
quest’altro errore,
per appressar quella onorata
schiera.
Ma poco alto salir concesso m’era.
Sublimi elette vie,
onde ’l mio buon vicino
lungo Permesso feo novo camino,
deh come seguir voi miei piè fur
vaghi!
Né par ch’altrove ancor l’alma
s’appaghi.
Ma volse il penser mio folle
credenza
a seguir poi falsa d’onore
insegna,
e bramai farmi a i buon di fuor
simile:
come non sia valor, s’altri no ’l
segna
di gemme e d’ostro, o come virtù
senza
alcun fregio per sé sia manca e
vile.
Quanto piansi io, dolce mio stato
umile,
i tuoi riposi e i tuoi sereni
giorni
vòlti in notti atre e rie, poi
ch’i’ m’accorsi
che gloria promettendo angoscia e
scorni
dà il mondo, e vidi quai pensieri
e opre
di letizia talor veste e ricopre.
Ecco le vie, ch’io corsi,
distorte: or vinto e stanco,
poi che varia ho la chioma,
infermo il fianco,
volgo, quantunque pigro, indietro
i passi,
ché per quei sentier primi a morte
vassi.
Picciola fiamma assai lunge
riluce,
canzon mia mesta, e anco alcuna
volta
angusto calle a nobil terra
adduce.
Che sai, se quel pensero infermo e
lento
ch’io mover dentro a l’alma afflitta
sento,
ancor potrà la folta
nebbia cacciare, ond’io
in tenebre finito ho il corso mio,
e per secura via, se ’l ciel
l’affida,
sì com’io spero, esser mia luce e
guida?
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