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Giovanni Della Casa
Rime

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  • LE RIME SECONDO LA STAMPA DEL 1558
    • XXIV
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XXIV

Nessun lieto giamai, né ’n sua ventura

pago, né pien, com’io, di speme visse

i pochi ch’a la mia vita oscura

puri e sereni il ciel parco prescrisse.

 

Ma tosto in chiara fronte oltra misura

lungo e acerbo strazio Amore scrisse,

e poscia, «in questa selce bella e dura

le leggi del tuo corso avrai», mi disse.

 

«E questa man d’avorio tersa e bianca,

e queste braccia, e queste bionde chiome,

fian per inanzi a te ferza e tormento».

 

Ond’io parte di duol strugger mi sento,

e parte leggo in due begli occhi come

non dee mai riposar quest’alma stanca.

 




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