Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giovanni Della Casa
Rime

IntraText CT - Lettura del testo

  • LE RIME SECONDO LA STAMPA DEL 1558
    • XXXII
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

XXXII

Arsi; e non pur la verde stagion fresca

di quest’anno mio breve, Amor, ti diedi,

ma del maturo tempo anco gran parte:

libertà cheggio, e tu m’assali e fiedi,

com’uom ch’anzi ’l suo dì del carcer esca;

né prego valmi, o fuga, o forza, od arte.

Deh qual sarà per me secura parte?

qual folta selva in alpe, o scoglio in onda

chiuso fia, che m’asconda?

e da quelle armi, ch’io pavento e tremo,

de la mia vita affidi almen l’estremo?

 

Ben debb’io paventar quelle crude armi

che mille volte il cor m’hanno reciso,

né contra lor fin qui trovato ho schermo

altro che tosto pallido e conquiso

con roca voce umil vinto chiamarmi.

Or che la chioma ho varia, e ’l fianco infermo,

cercando vo selvaggio loco ed ermo,

ov’io ricovri, fuor de la tua mano:

ché ’l più seguirti è vano,

né fra la turba tua pronta e leggera

zoppo cursore omai vittoria spera.

 

Ma, lasso me, per le deserte arene,

per questo paludoso instabil campo,

hanno i ministri tuoi trovato il calle;

ch’i’ riconosco di tua face il lampo

e ’l suon de l’arco, ch’a piagar mi vène:

né l’onda valmi, o ’l giel di questa valle,

né ’l segno è duro, né l’arcier mai falle.

Ma perch’età cangiando, ogni valore

così smarrito ha ’l core

com’erba sua virtù per tempo perde,

secca è la speme, e ’l desio solo è verde.

 

Rigido già di bella donna aspetto

pregar tremando e lacrimando volli,

e talor ritrovai ruvida benda

voglie e pensier coprir sì dolci e molli,

che la tema e ’l dolor volsi in diletto.

Or chi sarà che mia ragion difenda?

o i miei sospiri intempestivi intenda?

Roca è la voce, e quell’ardire è spento;

e agghiacciarsi sento

e pigro farsi ogni mio senso interno,

com’angue suole in fredda piaggia il verno.

 

Rendimi il vigor mio, che gli anni avari

tosto m’han tolto, e quella antica forza

che mi fea pronto, e questi capei tingi

nel color primo, che di fuor la scorza

come vinto è quel dentro non dichiari;

e atto a guerra far mi forma e fingi,

e poi tra le tue schiere mi sospingi,

ch’io no ’l recuso, e ’l non poter m’è duolo.

Or nel tuo forte stuolo

che face più guerrer debile e veglio?

Libero farmi il tuo fôra e ’l mio meglio.

 

Le nubi e ’l gielo e queste nevi sole

de la mia vita, Amor, da me non hai,

e questa al foco tuo contraria bruma:

né grave esser ti dee, che frale omai

lungi da te con l’ali sciolte i’ vole.

Però che augello ancor d’inferma piuma

a quella tua, che in un pasce e consuma,

esca fui preso: e ben dee viver franco

antico servo stanco

suo tempo estremo almen là dove sia

cortese e mansueta signoria.

 

Ma perché Amor consiglio non apprezza,

segui pur mia vaghezza,

breve canzone, e a madonna avante

porta i sospiri di canuto amante.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License