LI
Vedendo quanto poche volte gli uomini
nelle loro azioni sono guidati da un giudizio retto di quello che può loro
giovare o nuocere, si conosce quanto facilmente debba trovarsi ingannato chi
proponendosi d’indovinare alcuna risoluzione occulta, esamina sottilmente in
che sia posta la maggiore utilità di colui o di coloro a cui
tale risoluzione si aspetta. Dice il Guicciardini nel
principio del decimosettimo libro, parlando dei
discorsi fatti in proposito dei partiti che prenderebbe
Francesco primo, re di Francia, dopo la sua liberazione dalla fortezza di
Madrid: «considerarono forse quegli che discorsero in questo modo, più quello
che ragionevolmente doveva fare, che non considerarono quale sia la natura e la
prudenza dei Franzesi; errore nel quale certamente
spesso si cade nelle consulte e nei giudizi che si fanno della disposizione e
volontà di altri». Il Guicciardini è forse il solo
storico tra i moderni, che abbia e conosciuti molto
gli uomini, e filosofato circa gli avvenimenti attenendosi alla cognizione
della natura umana, e non piuttosto a una certa scienza politica, separata
dalla scienza dell’uomo, e per lo più chimerica, della quale si sono serviti
comunemente quegli storici, massime oltramontani ed oltramarini,
che hanno voluto pur discorrere intorno ai fatti, non contentandosi, come la
maggior parte, di narrarli per ordine, senza pensare più avanti.
|