Introduzione
Alla onestissima e nobilissima donna Cassandra
marchesa.
Iacobo
Sannazaro
Non altrimente che dopo grave
tempesta pallido e travagliato nocchiero, da lunge scoprendo la terra, a
quella con ogni studio per suo scampo si sforza di venire, e come miglior pò, i
frammenti raccogliere del rotto legno, ho pensato io, o rara e sopra le altre
valorosa donna, dopo tante fortune mercé del cielo passate, a te, come a porto
desideratissimo, le tavole indrizzare del mio naufragio; stimando in niun loco
potere più commodamente salvarle, che nel tuo castissimo grembo, nel quale di
ogni tempo le sacre Muse con la dotta Pallade felicemente e con diletto
dimorano. Tu dunque una al nostro secolo, se io non mi inganno,
de le belle eruditissima, de le erudite bellissima, e quel che sempre
appo me fu di maggior prezzo, di senile prudenzia, di maturo giudicio, di
umanissimi et ornatissimi costumi dotata, prenderai benignamente queste mie
vane e giovenili fatiche, per diversi casi da la Fortuna menate, e finalmente
in picciolo fascio raccolte; e quelle con la tua giusta bilancia esaminando, le
mediocri (ché buona non credo ve ne sia veruna) porrai da parte, a le altre,
che a questo grado forse non attingeranno, porrai silenzio, a tutte egualmente
darai pietosa vènia; acciò che da tal principio le studiose donne assecurate,
non si sdegnino lèggere quelle che accettate saranno da la ingeniosa e gran
Cassandra.
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