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Iacopo Sannazaro
Sonetti e canzoni

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  • Parte seconda
    • LVIII
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LVIII

 

     Eolo, se mai con volto irato e fèro

ti vide il mondo e pien d’iniquo sdegno,

dimostra or la tua forza, arte et ingegno,

e cuopri il ciel con manto orrido e nero.

     E tu, Nettuno, in chi, piangendo, io spero,

risveglia or le tempeste del tuo regno,

consentir c’un vile e fragil legno

calche il tridente tuo superbo altero.

     E poi c’al cielo et a natura piacque

per miracol mostrarne un vivo sole,

c’or nel tolgan per voi li vénti e l’acque.

     Ma ai dolci raggi, al suon de le parole,

goda la terra ove per grazia nacque,

e, come suol, produca erbe e viole.

 




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