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Iacopo Sannazaro
Sonetti e canzoni

IntraText CT - Lettura del testo

  • Parte seconda
    • LXV
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LXV

 

     Quel che veghiando mai non ebbi ardire

sol di pensare o finger fra me stesso,

contra mia stella il sonno or m’ha concesso,

per contentar in parte il mio desire;

     tal che, ovunque adivien ch’io gli occhi gire,

mi trovo la mia donna ognor da presso,

e par che rida e mi ricorde spesso

cose, ond’io li perdono i sdegni e l’ire.

     Ma ’l ciel c’ogni mio ben sempr’ebbe a scherno,

offrendo ai spirti lassi una tal vista,

devea quel breve sogno fare eterno;

     o se per morte tal piacer s’acquista,

farme, morendo, uscir da questo inferno,

e lasciar questa vita oscura e trista.

 




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