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Iacopo Sannazaro
Sonetti e canzoni

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  • Parte seconda
    • LXVI
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LXVI

 

     Sì spesso a consolarme il sonno riede,

c’omai comincio a desiar la morte,

la qual forse non è tant’aspra e forte

né tanto acerba, quanto il mondo crede.

     Ché se la mente veghia, intende e vede,

quando le membra stan languide e morte,

et allor par che più mi riconforte

che ’l corpo meno il pensa e meno il chiede,

     non è vano sperar c’ancor da poi

che dal nodo terrestre fia disciolta,

veghie, veda et intenda i piacer suoi.

     Godi dunque, alma afflitta, in pene involta;

ché se qui tanta gioia prender pòi,

che farai su, ne la tua patria accolta?

 




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