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Iacopo Sannazaro
Sonetti e canzoni

IntraText CT - Lettura del testo

  • Parte seconda
    • LXXII
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LXXII

 

     I begli occhi c’al sole invidia fanno

con sue vaghezze amorosette e nove,

certi de l’arder mio per mille prove,

ebber pietade del mio lungo affanno;

     e per ristoro alfin d’ogni mio danno,

acciò che il sospirar via più mi giove,

fer lieti i mei, che giorno e notte altrove

già per usanza remirar non sanno.

     Così Fortuna, un tempo acerba e ria,

or dolce e piana, par che si disarme,

se da tal corso il Ciel non la desvia:

     la qual, per più beato al mondo farme,

mosse in quel punto la nemica mia

con un dolce sospiro a salutarme.

 




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