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Iacopo Sannazaro
Sonetti e canzoni

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  • Parte seconda
    • XCVI
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XCVI

 

     È questo il legno che del sacro sangue

resperso fu, nel benedetto giorno

che fuggì vinto, con paura e scorno,

quel falso, antico, alpestro e rigido angue.

     Qui il mio Signor lasciò la spoglia esangue

tornando al suo celeste alto soggiorno,

e scolorissi il santo viso adorno,

come purpureo fior, che, inciso, langue.

     Oh pietà somma, oh rara e nova legge,

per noi offrirsi a morte acerba e dura

chi ’l ciel, l’aer, la terra e ’l mar corregge!

     Lassa, mente infelice, ogni altra cura:

vedi il pastor, che va per le sue gregge,

come agnel mansueto a la tonsura.

 




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