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Iacopo Sannazaro Sonetti e canzoni IntraText CT - Lettura del testo |
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XIV
Lasso, che ripensando al tempo breve di questa vita languida e mortale, e come con suoi colpi ognora assale la morte quei che meno assalir deve, divento quasi al sol tepida neve né speme alcuna a consolar mi vale, che, essendo infin qui stato a spiegar l’ale, il vuolo omai per me fia tardo e greve. Però, s’io piango e mi lamento spesso di Fortuna, d’Amore e di madonna, non ho ragion se non contra me stesso; che a guisa d’uom che vaneggiando assonna, mi pasco d’ombre et ho la morte appresso, né penso che ho a lassar la fragil gonna.
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