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Iacopo Sannazaro
Sonetti e canzoni

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  • Parte seconda
    • LXXVII
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LXXVII

 

     Stando per meraviglia a mirar fiso

quel sol che mi consuma in fiamma e ’n gelo,

ratto un tuon folgorando uscì dal cielo,

per farmi privo ond’era sì diviso.

     Qual nova invidia è nata in paradiso,

acciò che inanzi tempo io cangi il pelo?

Or non basta la guerra del bel velo,

che sì spesso me vieta gli occhi e ’l viso?

     Ma ’l cor, che stava desioso e intento

ai dolci raggi de’ bei lumi onesti,

poco curava i tuon, la pioggia e ’l vento;

     e fra tanti terrori atri e funesti

seco dicea per duol, non per spavento:

— Tant’ire son negli animi celesti? —

 




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