Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Iacopo Sannazaro Sonetti e canzoni IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
XCIV
Non fu mai cervo sì veloce al corso né leopardo o tigre in alcun bosco, né fiume aitato da continua pioggia, né nube che si affretti inanzi al vento, né vola sì leggier dardo né strale, come questa caduca e breve vita. Fallace, incerta e momentanea vita, che le più volte manchi in mezzo al corso, ripensa al velenoso acuto strale che errar mi fa per questo alpestro bosco; vedi che s’apparecchia un crudel vento, che minaccia una eterna e negra pioggia. Se s’acquetasse la amorosa pioggia et avesse un sol dì quieta vita, io sperarei ancor con meglior vento in porto terminar questo mio corso; né da lunge vedendo il folto bosco potrei temer d’Amor né di suo strale. Ma, lasso, io sento che ’l pungente strale, che per gli occhi miei versa amara pioggia, a forza mi fa gir di bosco in bosco, pregando lui, che mi ritene in vita, che ’nanzi tempo mi interrompa il corso e mi soccorra in sì contrario vento. Talor dal cor si move un caldo vento, per rimembranza de l’antico strale; e ripensando al periglioso corso, dico fra me: — Che sai se nebbia o pioggia ti preclude il camin de l’altra vita, e morir ti convien in questo bosco? — Signor, tu vedi quanto è oscuro il bosco ove mi pinse il tempestoso vento, quando adietro lasciai la miglior vita. Pungimi il cor con un più bello strale, e fa che con devota e santa pioggia quest’alma indrizze a te l’ultimo corso. Dal dì ch’io presi il corso in vèr del bosco, altro che pioggia mai non vidi o vento, si fe’ l’acerbo stral trista mia vita.
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |