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Lorenzo Da Ponte Il dissoluto punito o sia il Don Giovanni IntraText CT - Lettura del testo |
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SCENA IX
Zerlinetta gentil, da quel scioccone. Che ne dite, mio ben, so far pulito?
Chi? colui? Un nobil Cavalier, qual io mi vanto, Possa soffrir che quel visetto d’oro, Quel viso inzuccherato, Da un bifolcaccio vil sia strapazzato?
Tal parola Non vale un zero; voi non siete fatta Per esser paesana: un’altra sorte Vi procuran quegli occhi bricconcelli, Quelle ditucce candide e odorose: Parmi toccar giuncata, e fiutar rose.
Ah non vorrei...
Che non vorreste?
Ingannata restar; io so che rado Colle donne voi altri cavalieri
È un’impostura Della gente plebea! La nobiltà Ha dipinta negli occhi l’onestà Orsù, non perdiam tempo: in questo istante Io vi voglio sposar.
Voi?
Certo, io. Quel casinetto è mio: soli saremo, E là, gioiello mio, ci sposeremo.
Partiam, ben mio, di qui.
Vorrei, e non vorrei, Ma può burlarmi ancor.
Presto non son più forte.
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