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Lorenzo Da Ponte Il dissoluto punito o sia il Don Giovanni IntraText CT - Lettura del testo |
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SCENA V I suddetti in disparte; Donn’Elvira in abito da viaggio.
ELVIRA Ah chi mi dice mai Quel barbaro dov’è, Che per mio scorno amai, Che mi mancò di fé?
Ah se ritrovo l’empio E a me non torna ancor, Vo’ farne orrendo scempio, Gli vo’ cavar il cor.
DON GIOVANNI Udisti? qualche bella Dal vago abbandonata. Poverina! Cerchiam di consolare il suo tormento.
LEPORELLO Così ne consolò mille e ottocento.
DON GIOVANNI Signorina!
ELVIRA Chi è là?
DON GIOVANNI Stelle! che vedo!
LEPORELLO O bella! Donna Elvira!
ELVIRA Don Giovanni! Sei qui, mostro, fellon, nido d’inganni!
LEPORELLO (da sé) (Che titoli cruscanti! Manco male Che lo conosce bene.)
DON GIOVANNI Via, cara Donn’Elvira, Calmate quella collera... sentite... Lasciatemi parlar...
ELVIRA Cosa puoi dire, Dopo azion sì nera? In casa mia Entri furtivamente. A forza d’arte, Di giuramenti e di lusinghe, arrivi A sedurre il cor mio; M’innamori, o crudele, Mi dichiari tua sposa, e poi, mancando Della terra e del cielo al santo dritto, Con enorme delitto Dopo tre dì da Burgos t’allontani, M’abbandoni, mi fuggi, e mi lasci in preda Al rimorso ed al pianto, Per pena forse che t’amai cotanto! —
LEPORELLO (da sé) (Pare un libro stampato.)
DON GIOVANNI Oh in quanto a questo Ebbi le mie ragioni: (a Leporello) È vero?
LEPORELLO È vero. (ironicamente) E che ragioni forti!
ELVIRA E quali sono, Se non la tua perfidia, La leggerezza tua? ma il giusto cielo Volle ch’io ti trovassi Per far le sue, le mie vendette.
DON GIOVANNI Eh via, Siate più ragionevole... (Mi pone A cimento costei.) Se non credete Al labbro mio, credete A questo galantuomo.
LEPORELLO (da sé)(Salvo il vero.)
DON GIOVANNI (a Leporello) Via, dille un poco...
LEPORELLO (sottovoce)E cosa devo dirle?
DON GIOVANNI Sì, sì, dille pur tutto.
ELVIRA (a Leporello) Ebben, fa’ presto...
In questo fra tempo Don Giovanni fugge.
LEPORELLO Madama... veramente... in questo mondo Conciossia cosa quando fosse che Il quadro non è tondo...
ELVIRA (a Leporello)Sciagurato! Così del mio dolor gioco ti prendi? (verso Don Giovanni che non crede partito) Ah voi... (non vedendolo) Stelle! l’iniquo Fuggì! misera me! dove? In qual parte...
LEPORELLO Eh lasciate che vada. Egli non merta Che di lui ci pensiate...
ELVIRA Il scellerato M’ingannò, mi tradì!
LEPORELLO Eh consolatevi: Non siete voi, non foste e non sarete Né la prima né l’ultima; guardate Questo non picciol libro: è tutto pieno Dei nomi di sue belle; Ogni villa, ogni borgo, ogni paese È testimon di sue donnesche imprese.
Madamina, il catalogo è questo Delle belle che amò il padron mio, Un catalogo egli è che ho fatt’io, Osservate, leggete con me.
In Italia seicento e quaranta, In Lamagna duecento e trent’una, Cento in Francia, in Turchia novant’una, Ma in Ispagna son già mille e tre.
V’ha fra queste contadine, Cameriere, cittadine, V’han contesse, baronesse, Marchesane, principesse, E v’han donne d’ogni grado, D’ogni forma, d’ogni età.
Nella bionda egli ha l’usanza Di lodar la gentilezza, Nella bruna la costanza, Nella bianca la dolcezza.
Vuol d’inverno la grassotta, Vuol d’estate la magrotta; E la grande maestosa, La piccina è ognor vezzosa.
Delle vecchie fa conquista Pel piacer di porle in lista; Ma passion predominante È la giovin principiante.
Non si picca se sia ricca, Se sia brutta, se sia bella: Purché porti la gonnella, Voi sapete quel che fa. (parte)
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