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Lorenzo Da Ponte Il dissoluto punito o sia il Don Giovanni IntraText CT - Lettura del testo |
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SCENA VII Leporello, Donn’Elvira; poi Donn’Anna, Don Ottavio con servi e lumi; poi Zerlina e Masetto.
LEPORELLO Di molte faci il lume S’avvicina, o mio ben: stiamci qui ascosi Fin che da noi si scosta.
ELVIRA Ma che temi, Adorato mio sposo?
LEPORELLO Nulla, nulla... Certi riguardi... io vo’ veder se il lume È già lontano. (da sé)(Ah come Da costei liberarmi!) Rimanti, anima bella... (s’allontana)
ELVIRA Ah non lasciarmi!
Sola sola, in buio loco, Palpitar il cor mi sento, E m’assale un tal spavento, Che mi sembra di morir.
LEPORELLO (andando a tentone) Più che cerco, men ritrovo Questa porta, sciagurata! Piano, piano: l’ho trovata. Ecco il tempo di fuggir. (sbaglia la porta)
Donn’Anna e Don Ottavio entrano vestiti a lutto.
OTTAVIO (a Donn’Anna) Tergi il ciglio, o vita mia, E da’ calma al tuo dolore: L’ombra ormai del genitore Pena avrà de’ tuoi martir.
ANNA Lascia almen alla mia pena Questo picciolo ristoro, Sol la morte, o mio tesoro, Il mio pianto può finir.
ELVIRA (senza esser vista) Ah dov’è lo sposo mio? —
LEPORELLO (dalla porta, senza esser visto) Se mi trovan, son perduto!
ELVIRA, LEPORELLO Una porta là vegg’io. Cheta [Cheto] cheta [cheto] io vo’ partir. (nel sortire incontrano Zerlina e Masetto)
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