Capitolo V
GRANDEZZA DEL SACRAMENTO E CONDIZIONE DEL
SACERDOTE
Parola del
Diletto
1.
Anche se tu avessi la purezza degli angeli e la santità di San Giovanni
Battista, non saresti degno di ricevere o anche solo di toccare questo
sacramento. Non dipende infatti dai meriti degli uomini che si consacri e si
tocchi il sacramento di Cristo, e ci si nutra del pane degli angeli. Grande è
l'ufficio, grande la dignità dei sacerdoti, ai quali è dato quello che non è
concesso agli angeli; giacché soltanto i sacerdoti, ordinati regolarmente nella
Chiesa, hanno il potere di celebrare e di consacrare il corpo di Cristo. Il
sacerdote, invero, è servo di Dio: si vale della parola di Dio, per comando e
istituzione di Dio. Nel sacramento, attore primo, invisibilmente operante, è
Dio, al quale è sottoposta ogni cosa, secondo il suo volere, in obbedienza al
suo comando. In questo sublime sacramento, devi dunque credere più a Dio
onnipotente che ai tuoi sensi o ad alcun segno visibile; a questa realtà,
istituita da Dio, ti devi accostare con reverenza e con timore. "Rifletti
su te stesso" e considera di chi sei stato fatto ministro, con l'imposizione
delle mani da parte del vescovo (1Tm 4,16.14). Ecco, sei stato fatto sacerdote
e consacrato per celebrare. Vedi, dunque, di offrire il sacrificio a Dio con
fede, con devozione, e al tempo conveniente; vedi di offrire te stesso,
irreprensibile. Non si è fatto più leggero il tuo carico; anzi sei ormai legato
da un più stretto vincolo di disciplina e sei tenuto a una maggiore perfezione
di santità.
2.
Il sacerdote deve essere ornato di ogni virtù e offrire agli altri
l'esempio di una vita santa; abituale suo rapporto non sia con la gente volgare
secondo modi consueti a questo mondo, ma con gli angeli in cielo o con la gente
santa, in terra. Il sacerdote, rivestito delle sacre vesti, fa le veci di
Cristo, supplichevolmente e umilmente pregando Iddio per sé e per tutto il
popolo. Egli porta, davanti e dietro, il segno della croce del Signore, perché
abbia costante ricordo della passione di Cristo; davanti, sulla casula, porta
la croce, perché guardi attentamente a quelle che sono le orme di Cristo, e
abbia cura di seguirla con fervore; dietro è pure segnato dalla croce, perché
sappia sopportare con dolcezza ogni contrarietà che gli venga da altri. Porta
davanti la croce, perché pianga i propri peccati; e la porta anche dietro,
perché pianga compassionevolmente anche i peccati commessi da altri, e sappia
di essere stato posto tra Dio e il peccatore, non lasciandosi illanguidire
nella preghiera e nell'offerta, fin che non sia fatto degno di ottenere grazia
e misericordia. Con la celebrazione, il sacerdote rende onore a Dio, fa lieti
gli angeli, dà motivo di edificazione ai fedeli, aiuta i vivi, appresta pace ai
defunti e fa di se stesso il dispensatore di tutti i benefici divini.
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