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Ludovico Ariosto
I cinque canti

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  • CANTO TERZO
    • XXI
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XXI

Nuove intanto venian de l'apparecchio

che l'Ungaro facea d'armata grossa;

ma sempre Gano a Carlo era all'orecchio,

che dicea: - Non temer che faccia mossa. -

Io lessi già in un libro molto vecchio,

né l'auttor par che sovvenir mi possa,

ch'Alcina a Gano un'erba al partir diede,

che chi ne mangia fa ch'ognun gli crede.

 




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