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Ludovico Ariosto
I cinque canti

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  • CANTO TERZO
    • LVIII
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LVIII

quel ch'averria a ciascun che già credesse

d'aver condotto un suo desir a segno,

dove col tempo la fatica avesse,

l'aver, posto, gli amici, ogni suo ingegno;

e cosa nascer sùbito vedesse

pensata meno, e romperli il disegno:

quel duol, quell'ira, quel dispetto grave

a Carlo vien, come l'aviso n'have.

 




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