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Ludovico Ariosto
I cinque canti

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  • CANTO QUARTO
    • LXXVIII
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LXXVIII

E seguitò: - Se quando ne l'errore

de la dannata legge ero perduto,

e ne l'ozio sommerso e nel fetore

tutto d'Alcina, come animal bruto,

mi liberò il mio sommo almo Fattore;

perché sperar non debbo ora il suo aiuto,

che per la Fede essendo puro e netto

di molte colpe, io so che m'ha più accetto?

 




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