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Francesco Michele Stabile
Il Card. Giuseppe Guarino

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  • Arcivescovo di Messina e cardinale
    • Le devozioni
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Le devozioni

            Facendo il suo ingresso a Messina una delle prime preoccupazioni fu quella di incrementare gli esercizi spirituali al popolo in preparazione alla Pasqua, la confessione dei peccati soprattutto nella quaresima, il digiuno e la penitenza.126

            Era scontato che anche Guarino si inseriva nel filone della devozione cattolica dell’Ottocento che si caratterizzava per la centralità di Cristo e la devozione mariana. In questo contesto la devozione all’Eucaristia e la devozione al sacro Cuore, diventano momenti importanti nella vita religiosa del popolo. Certamente le devozioni avevano valore soprattutto nella vita di pietà personale, ma non mancava anche un valore espiatorio, apologetico, dimostrativo della combattività non violenta del mondo cattolico nei confronti della società, soprattutto dopo l’occupazione di Roma. Le festività servivano spesso per riparare le bestemmie o gli attacchi alla chiesa e al papa. Le grandi processioni, i pellegrinaggi, dovevano servire anche a dimostrare al governo il radicamento popolare della chiesa cattolica e a far fronte alle iniziative delle sette massoniche.127

Ma era soprattutto la devozione alla Madonna che veniva incrementata in modo particolare. Il mezzo per estirpare alla radice tutti i mali, secondo Guarino, era la devozione alla Madonna.128 Certamente Guarino lodava e incrementava le devozione dei messinesi alla Madonna della Lettera, ma non voleva una devozione che coinvolgesse anche le scelte morali: “Non è possibile piacere a Dio e a Maria senza l’integrità della fede e senza l’osservanza della Legge santa.129 L’arcivescovo incrementò la diffusione anche a Messina della celebrazione solenne del mese di maggio e, sotto il pontificato di Leone XIII, dette impulso molto forte alla recita pubblica e comunitaria quotidiana del Rosario nelle parrocchie a cui poi si faceva seguire la benedizione eucaristica. Infatti a partire dal1881 Guarino cominciò a chiedere insistentemente la recita del  Rosario nelle parrocchie prima della benedizione eucaristica.130 Le celebrazioni centenarie di Lepanto finirono per incrementare ancora più questa devozione con la solennizzazione del mese di Ottobre come mese del Rosario.

Le notificazioni dell’arcivescovo Guarino furono puntuali e seguirono quelle papali Supremi Apostolatus dell’1 settembre 1883 e Superiore anno dell’anno seguente 1884 e il breve papale Apostolico salutaris del 24 dicembre 1884 con cui Rosario e Litanie venivano resi obbligatori in tutte le chiese parrocchiali.131

Dopo l’enciclica Divinum illud munus del 9 maggio 1897 sullo Spirito Santo Guarino invitò le sue parrocchie a celebrare solennemente le novena allo Spirito Santo in preparazione alla festa della Pentecoste.132

Un posto particolare venne dato alla devozione a S. Giuseppe che già a Palermo veniva celebrata dall’Associazione del Boccone del Povero dopo che Pio IX l’aveva voluta proporre ai cristiani l 27 aprile del 1885. fu questa una delle prime devozioni raccomandate nel 1876.133 la devozione fu rilanciata da papa Leone con l’enciclica Quamquam pluries del 15 agosto 1889 che assieme alla devozione del mese di maggio e del mese di ottobre raccomandava la devozione a S. Giuseppe, proposto come modello dei padri di famiglia, dei nobili, dei ricchi e dei proletari, dei quali esaltava la nobiltà del lavoro. La devozione a S. Giuseppe doveva essere quasi un antidoto alla rivoluzione socialeGuarino, seguendo le indicazioni di Leone XIII che si rifaceva a un ordine divino sul quale si doveva modellare la società, richiamava al non uso della violenza per non sconvolgere l’ordine voluto dalla Provvidenza.134

La diffusione delle devozioni vedeva privilegiata dal Guarino soprattutto la chiesa parrocchiale. Feste e devozioni non dovevano diventare occasioni di divisione e di opposizioni campanilistiche:

 

Si dica – faceva scrivere al can. S. Spinelli di Niscemiessere di grande inconveniente nei piccoli comuni il moltiplicare le stesse feste e devozioni in varie chiese poiché dalla pietà si passa spesso all’irriverenza ed agli appicchi dei partiti. In Siracusa trovai di simili appicchi ed usai d’ogni mezzo per evitarli. Però mi auguro che vorrà apprezzare i motivi di delicatezza pei quali è mio costume non dar mai pareri in casi che riguardano altre diocesi.135

 

 




126 Lettera pastorale 1876.



127 Lettera pastorale 22.8.1889.



128 Notificazione 8.9.1885.



129 Lettera pastorale 10.8.1884.



130 Lettera pastorale 7.1.1887.



131 Notificazione dell’8.9.1886.



132 Circolari, ASF, b. XXIX, f. 2a



133 Lettera pastorale 1876.



134 Lettera pastorale 25.8.1889.



135 Annotazione di Guarino sulla lettera del can. S. Spinelli di Niscemi, 6.3. 1881, ASF, b. XXIX, f. 3f.






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