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Francesco Michele Stabile
Il Card. Giuseppe Guarino

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  • Arcivescovo di Messina e cardinale
    • I rapporti con le autorità civili
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I rapporti con le autorità civili

Se l’analisi della società era al negativo, di fronte alle istituzioni egli teneva un atteggiamento di buon vicinato e di collaborazione, soprattutto con le autorità amministrative locali. Non appena arrivato in diocesi fece dei gesti di distensione verso le autorità civili. Al card. Panebianco dovette spiegare perché aveva concesso i funerali religiosi per la morte del prefetto della città, e il cardinale fu d’accordo con lui.150 Nel clima di collaborazione Guarino non ebbe difficoltà a far celebrare le esequie per la morte di Vittorio Emanuele II, richieste dal Comune, e ringraziò il sindaco che aveva partecipato ai funerali di Pio IX.151 Evitava lo scontro diretto quando sorgeva qualche problema, perché preferiva risolverlo di comune accordo. Ciò gli permetteva di allentare il clima anticlericale molto diffuso nella città e nella diocesi e di ottenere interventi di recupero di beni ecclesiastici o di appoggio alla chiesa. Anche perché interventi di polizia soprattutto sulle pratiche di devozioni tradizionali da parte della questura potevano compromettere l’ordine pubblico.152 Non sempre infatti da parte governativa c’era volontà di condiscendenza alle richieste dell’Arcivescovo. L’azione pastorale del Guarino non poteva dimenticare i carcerati, “i quali son pure figli di Dio ed hanno un’anima da salvare” e per i quali propose al prefetto di Messina la predicazione degli esercizi spirituali.153 Ricordava che quando da semplice sacerdote predicava nelle carceri palermitane grande era il beneficio “per la quiete e buona disciplina dei detenuti”. Ma il prefetto rispondeva che il direttore del carcere non aveva locali idonei, né tempo, essendo la giornata piena. Chiedeva perciò di limitare le predicazione solo al periodo di Pasqua e non di Natale.154

E comunque c’era una parte dei politici e degli amministratori, che, pur di fede liberale, rimaneva cattolica, anche se si sentiva indipendente dalle indicazioni del papato e dalle rivendicazioni del potere temporale. Con questi era possibile avere rapporti di stima e di collaborazione. Guarino però rimaneva profondamente intransigente sulla soluzione della questione romana, seguendo le indicazioni che venivano dalla Santa Sede. Nel 1887 il card. Rampolla, molto amico di Guarino,155 gli inviò la lettera che il papa aveva rivolto a lui come segretario di stato, nella quale si descrivevano la situazione in cui versava la chiesa in Italia e le condizioni del papato. Si chiedeva un irrigidimento dell’atteggiamento del’episcopato verso le autorità governative per evitare qualunque impressione di legittimazione del nuovo stato di cose senza che si fosse trovata una soluzione alla questione romana.156 Dopo un ulteriore richiamo a seguire le istruzioni romane, Guarino non riusciva a capire la posizione di qualche vescovo che tentava avvicinamenti e collaborazione con il governo.157 Scriveva infatti al card. Celesia nel 1894:

 

Avrà letto nei giornali la lettera del card. Arciv. di Napoli diretta al Ministro della guerra. Che le sembra di qualche proposizione, che accenna ad un certo ravvicinamento e ad un cambiamento di politica? Sembra che quell’Eminentissimo sia alla napoletana troppo di buona fede come certi nostri liberali cattolici.158

  

Tuttavia il prefetto di Messina in risposta al vicario generale della diocesi che gli annunziava la elevazione di Guarino al cardinalato rispondeva che Guarino “l’armonia di questa [chiesa] con gli interessi legittimi dello stato seppe sempre promuovere e mantenere”.159 In una lettera privata al cronista della “Nuova antologiadescriveva il Guarino come uomo di grande dottrina, devoto alla chiesa senza essere fazioso, legato da relazioni eccellenti con le autorità e parlamentari della sua diocesi.160

La collaborazione tra l’arcivescovo e le autorità civili ebbe il suo banco di prova durante le calamità, e furono tante, che colpirono Messina negli anni dell’episcopato del Guarino.

 

 




150 Lett. al card. Panebianco, 25.5.1876; risposta del cardinale 28.5.1876, ASF, LXVII, Cardinali P-S.



151 Lett. del sindaco, 6.2.1878; lett. di Guarino, 15.2.1878, ASF, LXII, f. 1g.



152 Il prefetto il 10.6.1884 scrive a Guarino comunicandogli la proibizione di svolgere la processione del Corpus Domini fuori del recinto della chiesa per motivi di ordine pubblico, proibizione invece che fu causa di disordini, ASF, LXII, f. 1c.



153 Lett. al prefetto di Messina, 15.12.1883, ASF, b. LXII, f. 1c.



154 Lett. a Guarino, 4.1. 1884, ASF, b. LXII, f. 1c.



155 Il Rampolla definiva Guarinovero ornamento dell’Episcopato siciliano”, lett. a Guarino, 23.3.1887. Di questi buoni rapporti, lett. di fra Mariano dei Sacri Cuori, agostiniano scalzo, al Guarino, 7.9.1890, ASF, b. LVII, f. 1.



156 Lett. del card. Rampolla a Guarino, 29.7.1887, ASF, b. cardinali P-S.



157 Let. Circolare della segreteria di stato, 4.12.1892.



158 Lett. a Celesia, 21.12.1894, ASF, Carteggio Guarino-Celesia.



159 Lett. del prefetto Guglielmo Capitelli pubblicata da “Nuova antologia”, febbraio 1893 e ripresa in Giubileo episcopale del cardinale Guarino per cura del Seminario arcivescovile di Messina.



160 Ivi.






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