L’incendio
e la ricostruzione della chiesa di S. Francesco
Il 23 luglio 1884 un gravissimo
incendio devastò la chiesa di S. Francesco, particolarmente cara ai messinesi
per le venerazione dell’Immacolata. Dopo l’incendio l’arcivescovo aprì una
sottoscrizione per la ricostruzione.161 Nel 1872 la chiesa conventuale,
incamerata dal demanio, era stata ceduta poi al municipio di Messina come
chiesa parrocchiale. L’arcivescovo si affrettò a chiedere al sindaco di
regolarizzare la cessione per dare inizio ai lavori a partire
dall’abside.162 Temeva
l’arcivescovo che il demanio potesse volerne la demolizione per incamerare il
solo dal momento che veniva meno l’uso religioso dopo l’incendio. Era convinto
infatti che l’incendio fosse stato doloso da parte di settari perché,
stranamente, le fiamme avevano distrutto la chiesa, ma non avevano sfiorato il
convento dove era la sede dell’Intendenza di Finanza. Per questo insisteva
sulla destinazione parrocchiale della chiesa, per evitare che si facessero
operazioni contrarie alle aspettative dei messinesi.163 In questo
frenetico muoversi, Guarino rischiò la vita per il rovesciamento della
carrozza.
La
notizia della visita – scriveva il generale dei frati conventuali a Guarino –
che V. Ecc. fece a cotesto sindaco, e che con parole calme e dolorosissime da
avversario ch’era lo rese affezionato, amico, e tutto premura per coadiuvarla
nella ricostruzione del tempio di S. Francesco, e l’altra notizia più preziosa
ancora salva la vita per un vero miracolo nel rovesciamento della carrozza non
poteva [sic] non suscitarmi i sensi d’una gioia indicibile.164
Per la ricostruzione l’arcivescovo
mise in moto tutte le sue conoscenze di Palermo, coinvolgendo direttamente la
sovrintendenza di Palermo. Il progetto fu affidato all’architetto palermitano
G. Matricolo, direttore artistico dei monumenti siciliani; e fu pronto agli inizi del 1885 e approvato dal
ministero. La previsione di spesa era di L. 100.000, mancavano però i soldi,
poiché il ministero si impegnava per una esigua parte.165 Neanche il fondo per il culto dava un soldo
per il tempio, anzi se non fosse stato già ceduto al municipio avrebbe venduto
l’area. L’economato dei benefici vacanti si impegnò per L. 5.000 in 5 anni; poi
altre promesse arrivarono da parte del ministero della Pubblica Istruzione che
nel 1888 concesse L. 5.000 in diverse rate.166
L’Arcivescovo, rimasto quasi solo con
un onere economico immenso, si rivolse nuovamente “ai pii cattolici Messinesi
devoti di Maria SS. Immacolata”, per una nuova sottoscrizione. Presentò lo
stato dei lavori e costituì una deputazione per il controllo dei lavori e delle
spese.167 Il 29 febbraio 1888 venne pubblicato il resoconto delle
spese. Erano entrate L. 28687.80 ed erano già uscite L. 26739.80. a gocce
arrivavano altre piccole somme.168 Alle difficoltà finanziarie si
aggiunsero le difficoltà nel reperimento del legno voluto dal Matricolo che
doveva venire o dagli Stati Uniti o dal Canada con un costo eccessivo, per cui
si era ripiegato sull’uso del ferro, anche se la deputazione non ne era
convinta. Finalmente si trovò il legno che arrivò nell’ottobre 1890 per cui l’Arcivescovo
si rivolse ai parroci per attivare le commissioni di raccolta fondi e tra
queste ricordò quella dei giovani del nuovo circolo cattolico
giovanile.169 Ma dovette tuttavia sorbire gli interventi della
prefettura che lamentava ritardi nella ricostruzione, come se non fosse a
conoscenza che mancavano i soldi.170 Rispose al prefetto che né lui né
la deputazione potevano avviare i lavori, che era anzi meglio che il prefetto
togliesse gli inceppamenti in cui era tenuto il comitato, e cioè il pagamento
dell’ultima rata del ministero.171 Finalmente i lavori ripresero in
economia con l’opera gratuita di alcuni tecnici, ma, nonostante gli inviti, le
oblazioni erano poche. C’erano invece impostori che elemosinavano per il tempio
e intascavano i soldi.172 E altri che volevano speculare. Mentre
l’arcivescovo tentava di impedire che si aprisse nell’atri antistante la chiesa
una osteria, veniva fatto segno di attacchi oltraggiosi “di una folla
incosciente”.173 Il comune concesse finalmente L. 30.000 per portare a
termine i lavori, e così si arrivò alla conclusione.174
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