Giubileo
episcopale
La salute dell’Arcivescovo non era buona. Il 1 febbraio 1895 fu colpito
da un doppio colpo apoplettico e rimase paralizzato nel lato destro. La
conduzione della diocesi diventò più difficile. La Congregazione dei Vescovi
chiese informazioni al card. Celesia sulle condizioni del Guarino. Il Celesia
non poté non confermare la paralisi del Guarino e il fatto che il Vicario
generale G. Basile era anziano.285 Prevedendo la richiesta della
Congregazione di nominare un nuovo Vicario generale, il Guarino elesse un
Provicario generale per non rimuovere il Basile ch’egli era stato vicino per
tanti anni.286 La malattia dell’Arcivescovo e le sue ridotte
possibilità di lavoro e di presenza avevano creato rivalità in una parte del
clero contro i suoi collaboratori.
I malumori di alcuni del clero, che ritenevano di essere stati messi da
parte dall’arcivescovo che aveva preferito mantenersi fedele sempre agli stessi
collaboratori, emersero quando nel 1897 si volle celebrare il giubileo
episcopale del card. Guarino per iniziativa della Curia. Il comitato presieduto
dal vicario generale Basile pubblicò un bollettino “Giubileo episcopale” per
preparare il popolo alla celebrazione e per raccogliere fondi per i
festeggiamenti che il Guarino non voleva sfarzosi. Egli infatti si lasciò
convincere a patto che ci fosse attenzione ai poveri. Da ogni parte arrivarono
lettere di congratulazioni e testimonianze di affetto verso il Guarino.
In contrapposizione alla iniziativa della Curia messinese fu pubblicato
in quello stesso periodo un foglio che contestava le iniziative che il comitato
aveva voluto per festeggiare l’Arcivescovo. Il foglio fu chiamato “La Diocesi
nel giubileo episcopale” che vide il suo primo numero il 15 gennaio 1897
qualche giorno dopo la pubblicazione del foglio ufficiale. Invece di feste
questi preti proponevano che i fondi raccolti venissero destinati alla
costruzione di una chiesa in un quartiere nuovo della città. La volontà era
quella di screditare l’opera del Vescovo criticando i ritardi nello sviluppo
dell’Azione cattolica, il fallimento del Comitato dell’Opera dei congressi, la
assenza di comitati parrocchiali. Si rimproverava che i festeggiamenti erano
stati organizzati dalla Curia senza la partecipazione della base
ecclesiale.287
Gli echi di quella polemica durarono ancora dopo la morte del Guarino.
Molti anni più tardi infatti nel giugno 1920 fu pubblicato a Messina un
giornale intitolato “La Nuova Diocesi” che attaccava l’arcivescovo Letterio
D’Arrigo, successore del Guarino. I cronisti ricordavano che nel 1897 era stato
il D’Arrigo a sovvenzionare il foglio “La Diocesi” contro il Guarino, definito
un gigante tra l’episcopato siciliano, nell’intento di colpire “chi tanta luce
di sapere, di santità e d’illuminato e saggio governo proiettava sulla nostra
disgraziata città”. La macchinazione del D’Arrigo voleva allora colpire,
secondo i redattori, gli uomini più vicini al card. Guarino, e tra essiil
Vicario generale Basile, mons. Trischitta, i canonici Di Francia, Filocamo,
Vitale.
Il D’Arrigo veniva accusato “di un misticismo vaporoso evanescente,
infatuato divinizzatore della Sua personalità”.288 Contro il nuovo
giornale contrario al D’Arrigo protestarono il capitolo e i
canonici.289 Ma basterebbe leggere la relazione del Di Francia a don
Orione sullo stato della diocesi per rendersi conto che queste accuse al
D’Arrigo non erano infondate. Al di là delle guerre di partito, interessa che a
più di vent’anni dalla morte la memoria del card. Guarino era ancora viva nel
suo clero.
Pochi mesi dopo
aver celebrato il suo giubileo episcopale il Guarino moriva. Era il sabato 11
settembre 1897.
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