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Francesco Michele Stabile
Il Card. Giuseppe Guarino

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  • Guarino a Palermo
    • Da zelante a intransigente cattolico
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Da zelante a intransigente cattolico

      Il processo di maturazione nella linea dell’intransigenza cattolica si era già realizzato nel 1869 in Guarino. Erano scomparse le sfumature e le distinzioni ancora presenti nel 1863. Il rispetto per la storia, per il progresso dell’uomo viene ora attutito da una concezione più integralista. La concezione del Guarino si connota di un accentuato dualismo.

 

                Due grandi missioni leggiamo nel Vangelo lottare sulla terra: l’una viene dall’inferno, l’altra dal cielo”. La prima ha come scopo di seminare l’errore e la menzogna, la seconda con la fiaccola della verità intende sconfiggere l’errore. In questa lotta è la chiave della comprensione della storia: “Ecco, miei Signori, le bibliche rivelazioni che risolvono il grande problema delle lotte diuturne e feroci che in ogni tempo hanno insanguinato la terra”. Le due missioni hanno bisogno “dell’azione esteriore degli uomini”. Gli uomini ripieni dello spirito del diavolo si schierano come ministri della missione dell’inferno, mentre i sacerdoti ripieni dello spirito di Gesù Cristo sono i coadiutori e gli apostoli della missione del cielo. Ma quali sono le armi delle opposte schiere? La sapienza terrena che esclude ogni legge divina e disonora l’umana ragione e “dommatizzando con scellerata impudenza e con tono magistrale ed assoluto, osa appellarsi filosofia e verità”; e la sapienza celeste che ha per principio il timor santo di Dio e l’umiltà.114

 

            Guarino risentiva ormai della polemica del suo tempo e guardava come traditori i preti che non si erano allineati sul versante dell’intransigenza e in difesa di Pietro capo delle falangi celesti o peggio quei preti che avevano abbandonato il ministero:

 

                Onta e sventura a quegli sciagurati che disertando le proprie fila, sfuggono l’umiltà della croce, e la semplicità della fede per militare nelle schiere nemiche sotto il vessillo della superbia e della carne [...] Ahi che i cattivi sacerdoti come agenti del demonio richiamano le maledizioni di Dio sul popolo, ch’essi benedicono.115

 

            Dopo Porta Pia la visione del Guarino si fece ancora più pessimista. Il dualismo e la lotta tra verità ed errore vengono analizzati attraverso una lettura storica che vede come campo di battaglia la chiesa e non il mondo. Questa lotta non si può risolvere: “non è possibile che giammai convengano ad un sol punto la giustizia e l’iniquità, la luce e le tenebre, Gesù Cristo e Belial”. Tutta la storia diventa storia della chiesa e la storia della chiesa storia del sacerdozio. Guarino procede raccontando questa storia come lotta del male contro la chiesa e la verità a cui fa riscontro sempre una risposta positiva di sacerdoti.

            Lo schema è chiaramente apologetico, esposto con sfoggio oratorio, e rivela una conoscenza discreta della storia della chiesa. I mali sono sempre dovuti a limitazioni della libertà della chiesa. La lettura è apertamente guelfa e Gregorio VII è presentato come il corifeo della civiltà. Il laicato rimane fuori da questa lettura, perché sono assenti tutti i movimenti laicali di riforma. I laici invece, rappresentati dagli imperatori o dai rivoluzionari, sembrano gli attentatori delle libertà della chiesa. Lo spirito di Gesù è rimasto sulla terra solo nel sacerdozio.

            Guarino sposa la tesi cara agli intransigenti cattolici dell’Ottocento che vede nella rivolta contro l’autorità della chiesa la via allo scetticismo, all’ateismo, alla rivoluzione. Ma l’errore non riesce a frenare lo sviluppo del movimento cattolico che si espande nelle missioni e nella stessa Europa con il prestigio e la resistenza di Pio VI e Pio VII, anzi viene smascherato nelle filosofie che invadono anche l’Italia: idealismo, sensismo, panteismo, evoluzionismo, lotta contro la religione, ritenuta la lebbra del mondo, e contro il papato, esaltazione del diavolo, socialismo, comunismo che vedono l’uomo bestia, l’uomo materia:

 

                La donna posta da Dio come Angelo e conforto delle famiglie, vien tramutata in trastullo d’infami capricci; le secolari e venerande istituzioni della Chiesa, e della Beneficenza dovunque distrutte, demolite, annientate; ogni verità, ogni dottrina spirituale e morale calpestata, bandita; la giustizia manomessa; la proprietà minacciata; tutto è vero oggidì, men la verità.116

 

            A parte il tono retorico, le tinte pessimiste servono a Guarino per affermare sempre più la necessità del  baluardo che ora era costituito dal papato infallibile:

 

                Per bocca del Sacerdozio congregato [nel Concilio] Dio stesso annunzia al mondo la necessità e il fatto della Divina Rivelazione; delinea i confini della umana ragione; chiarisce la divina costituzione della sua Chiesa col primato assoluto del sommo sacerdote; e mostra alle nazioni l’Autorità per eccellenza da lui costituita organo infallibile de’ suoi oracoli sulla cattedra di Pietro. Dommi son questi, che rigenerano i popoli avversi ad ogni soggezione, rilevano il secolo dalle sue rovine, e restituiscono in onore ogni autorità, in un tempo in cui si fa ogni sforzo per distruggerla, per l’aureola imponente che circonda il Vicario di Dio sulla terra.117

 

            È evidente che Guarino, fedele alla sua concezione di società civile e società religiosa ordinate dall’autorità e dalla legge, rimane profondamente preoccupato della svolta rivoluzionaria che sembra scardinare non solo le strutture della società dell’antico regime, ma le basi stesse della religione.

 

 




114 Elogio funebre del sac. Michelangelo Caramazza canonico della metropolitana di Palermo letto nella congregazione di Maria SS. del Fervore sotto titolo dei SS. Apostoli Pietro e Paolo dal sac. Giuseppe Guarino, canonico della Collegiata Costantiniana della SS.ma Trinità detta la Magione, Stamperia Pietro Pensante, Palermo 1869.



115 Ivi, p. 11.



116 Il Sacerdozio cattolico, Discorso del sac. Giuseppe Guarino, canonico della Collegiata Costantiniana della SS. Trinità detta la Magione, nell’occasione della prima Messa del sac. Giuseppe Ferrigno, tip. Pietro Pensante, Palermo 1871, p. 26.



117 Ivi, p. 29.






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