Il clero
L’attenzione
del vescovo era rivolta soprattutto al clero, convinto com’era che una riforma
religiosa non poteva portare frutti senza un clero rinnovato. La situazione del
clero a Siracusa era particolarmente difficile sia per una forte presenza di
preti liberali e antitemporalisti con rivendicazioni spesso di tipo democratico
sia per la presenza di abusi nelle amministrazioni ecclesiastiche e nella vita
privata del prete. Degli 11 comuni siciliani nei quali il clero nella sua
totalità aveva inviato petizioni contro il potere temporale del papa, seguendo
l’invito di Passaglia, 4 erano della diocesi di Siracusa, compresa la stessa
città, ai quali sono da aggiungere gli altri preti numerosi che individualmente
avevano firmato la petizione.20 Né aveva giovato in quegli anni di
smarrimento la lunga sede vacante dopo la morte di mons. Robino.
Agli
incontri con il clero perciò Guarino riservava la maggior parte del suo tempo.
I suoi decreti di visita rispecchiano una linea di rinnovamento spirituale e di
coinvolgimento pastorale di tutto il clero. Innanzitutto richiamava alla
spiritualità tradizionale perché il clero prendesse coscienza della grande sua
dignità e responsabilità pastorale. Voleva un clero devoto soprattutto nella
celebrazione della messa, che non si lasciasse distrarre “dallo spirito della
sua vocazione, e dal servizio di Dio nel popolo” inseguendo interessi della
famiglia, della campagna e oziando nelle strade, nei giochi, nei
caffè.21 Invitava a stabilire una nuova fratellanza nella concordia,
nell’aiuto reciproco, con umiltà e riverenza ai superiori. Seguace di S.
Francesco di Sales si rivolgeva ai preti con dolcezza e convinzione, ma a volte
era costretto a minacciare o infliggere pene disciplinari come la sospensione a divinis, quando alcuni preti, e non
erano pochi, avevano bisogno di emendarsi e invece recalcitravano22.
Guarino capiva che il miglior modo per la salvaguardia del clero era quello di
migliorarne la formazione e di impegnarlo in attività pastorali.
Per
prima cosa ripristinò l’incontro mensile per la soluzione dei casi morali a cui
i preti dovevano partecipare con una relazione scritta da mandare poi
all’arcivescovo. Si doveva seguire l’ordine dei trattati di teologia morale a
cominciare quindi dal trattato sugli atti umani. L’indirizzo morale consigliato
era quello di S. Alfonso. Pensava il Guarino di proporre in seguito a livello
diocesano il tema da trattare. A questo incontro stabilì che ne seguisse un
altro sempre con cadenza mensile per una dissertazione su un tema dogmatico o
polemico “molto più contro gli errori della moderna Filosofia”.23
Questa dissertazione doveva alternarsi con l’esercizio di una predica o sermone
da fare a turno, a cui ognuno dei presenti poteva fare delle osservazioni. Il
parroco e il vicario foraneo dovevano rilasciare un attestato di presenza a
questi incontri ai preti che volevano ottenere la facoltà di confessione e di
predicazione.
Per
evitare che ci fossero preti senza specifici incarichi pastorali, a ogni
sacerdote durante la visita affidava una chiesa perché ne avesse cura
particolare, oltre che con la celebrazione delle messe, anche con il catechismo
ogni domenica ai bambini; e per incentivarne l’impegno stabiliva che fosse
corrisposto, dove possibile, un piccolo donativo ai preti catechisti. Si
dovevano dividere i bambini in due gruppi, maschi e femmine, i quali dovevano
imparare a memoria le risposte del catechismo del Bellarmino, comprendendone
però il significato: “È risaputo che la forza dell’insegnamento non è nella
parola, mezzo a trasmettere il pensiero, ma nella comprensione della parola”.24
Nelle
ore vespertine fece obbligo ai parroci di tenere il catechismo agli adulti
nella chiesa madre e in due altre chiese, però in orari diversi. Per gli adulti
si doveva seguire il Catechismo Romano, senza discostarsi dalle dottrine ivi
esposte. Insistette perché fossero spiegati i sacramenti e i comandamenti, il
Credo, il Pater e l’Ave Maria. Non doveva mancare inoltre nelle chiese la
spiegazione del vangelo nelle messe dei giorni festivi con parole semplici e
facili adatte all’intelligenza e capacità dei fedeli , “evitando ricercatezza
di stile di parole”, perché ne traessero reale profitto.
Per
favorire una più varia predicazione e uno scambio fraterno, auspicò che
nelle chiese i presbiteri si
invitassero fra di loro per la predicazione in occasione di particolari
festività, purché i predicatori fossero quelli approvati dall’arcivescovo.
Lo scopo di questa disposizione
- sintetizzava egli stesso - è: diffondere fra i fedeli l’insegnamento
religioso, la pietà, la conoscenza dei dogmi della nostra dolcissima religione,
in modo [che] ogni fedele sappia custodire il tesoro della fede e respingere i
serpeggianti errori: alimentare e mantenere nel Clero lo studio, dando bando
all’ozio, alle futili conversazioni, e compiere la propria vocazione, quella di
servire la chiesa ed attendere alla santificazione delle anime.25
Il
parroco doveva assumere un ruolo sempre più di responsabile di tutta la vita
pastorale, mentre i confessori dovevano creare una nuova coscienza sulla
necessità della istruzione religiosa:
Sarà cura del parroco vegliare
che sia ben condotto il servizio del popolo nelle pratiche suddette del
Catechismo ai fanciulli e agli adulti, e della spiega del Vangelo:
raccomandiamo ai Confessori d’insinuare ai loro penitenti la assiduità ai
Catechismi, dimostrando l’obbligo preciso di coscienza che ne hanno ed il
peccato grave [di] cui si fanno rei nello sfuggire l’istruzione sui doveri
cristiani.26
Nei
centri dove il clero era ancora numeroso eresse inoltre la congregazione dei
Padri Rigordanti della Buona Morte, sul modello di quelle già conosciute a
Palermo, per l’assistenza dei malati.27
Non
si limitava il Guarino ai decreti pastorali, ma ingiungeva anche decreti
amministrativi e disciplinari. Molti erano gli abusi che riguardavano
l’amministrazione delle chiese, uno dei nodi più complicati e difficili, perché
l’amministrazione delle rendite e dei legati era la causa più frequente delle
divisioni all’interno del clero:
Ed in verità non potevami
immaginare che tra Sacerdoti del Signore potesse sussistere un germe annoso di
discordia per bassa ambizione di dominio, e che radice di tanti mali potesse
essere l’incarico della procura delle Chiese. Però è indubitato che il Clero
scisso in partiti, e rivolgendo sempre a quella miseria le sue mire e il suo
interesse, si è alienato dai suoi doveri e lascia il popolo devoto
nell’abbandono.28
Fu
perciò molto rigoroso nel richiedere inventari e bilanci, libri delle messe,
dei legati, scritture notarili, comminando anche pene per chi avesse sottratto
libri contabili e scritture. In molti casi costituiva una deputazione
amministrativa composta da tre sacerdoti per ogni chiesa da amministrare, che
doveva curare l’adempimento degli oneri, la celebrazione delle messe, la
pulizia della chiesa e degli arredi, la manutenzione. Ma i problemi erano molti
e non sempre risolvibili soprattutto quando questi abusi investivano lo stesso
capitolo della cattedrale che non intendeva sottoporre al vescovo le
amministrazioni di sua competenza che erano diventate appannaggio quasi
esclusivo di alcuni canonici. Egli voleva intervenire ma non iniziare un
contenzioso con il capitolo che non avrebbe giovato alla vita pastorale e
avrebbe creato scandali in quei tempi difficili; chiedeva perciò un intervento
della congregazione per la riforma strutturale del capitolo metropolitano con
l’inserimento di nuovi canonici titolari.29
L’interesse
di Guarino non riguardava solo la salvaguardia delle rendite e la buona amministrazione,
ma anche la salvaguardia degli edifici religiosi. Quando si doveva intervenire
per ristrutturare chiese pericolanti, non potendo sperare in un intervento
dello stato, allora egli nel corso della visita nominava tre o quattro
commissioni: una di civili, una di maestri artigiani e una di massari agricoli,
e qualche volta una di preti, perché raccogliessero fondi o promuovessero
iniziative per reperire i soldi necessari. Egli da parte sua rinunziava al
provento dovutogli per la visita e lo lasciava come somma per queste opere.
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