Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Francesco Michele Stabile
Il Card. Giuseppe Guarino

IntraText CT - Lettura del testo

  • Arcivescovo di Messina e cardinale
    • L’arcivescovo Guarino
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

L’arcivescovo Guarino

           

            Non bastava delineare la figura del vescovo ideale, Guarino voleva rendere visibile questa figura. Da indizi e testimonianze possiamo delineare qualche aspetto della sua personalità di vescovo. Il can Isidoro Carini, uno dei giovani preti zelanti palermitani divenuto bibliotecario vaticano, scriveva a Guarino nel 1882:

           

Io sono tuttavia sotto il fascino della bontà tutta paterna, e tutta cuore di V. E. a cui il Supremo Distributore de’ doni accordò, in bella armonia colla fortezza episcopale, la soavità, l’incanto, l’autorevolezza del Salesio.26

 

Può essere significativa una vicenda che vide coinvolto il Guarino in prima persona. I frati conventuali della chiesa di S. Francesco dove era venerata l’Immacolata lamentarono il 1 luglio 1882 ingerenze da parte dell’economo parrocchiale di S. Lorenzo, accusando l’arcivescovo di essere connivente a un progetto di annessione della chiesa di S. Francesco alla diocesi. Lamentava ancora il guardiano che l’arcivescovo volesse pontificare l’8 dicembre nella chiesa di S. Francesco festa dell’Immacolata. Era vero invece che il Guarino aveva più volte richiamato l’economo parrocchiale, proibendo ogni tipo di ingerenza. Scrisse pertanto al p. generale dei conventuali che egli non voleva ingerenza alcuna, che tuttavia non accettava il giudizio del guardiano secondo cui l’arcivescovo aveva “una bell’anima”, ma eramale attorniato”:

 

Lasciamo a Dio il giudizio dell’anima: io non sono che miseria, e del resto checchè pensino di noi gli uomini, non siamo né più né meno di quel che siamo innanzi a Dio. Però per quanto riguarda i miei criteri devo confessarle ingenuamente che sono tre, la mia coscienza, la preghiera, e il mio povero intelletto: dei primi due non diffido punto essendomi fedelissimi, del terzo sempre dubito, non perché sia cattivo o manchi di buona volontà, ma perché è sempre ragazzo e però facile ad ingannarsi: io quindi non mi affido mai ai suoi suggerimenti senza ricorrere agli altri miei ausiliari fedelissimi, cioè in primo luogo alla preghiera e dopo questa alla coscienza. Se tutti mi ingannano non mi resta che umiliarmi innanzi a Dio.27

 

Il generale dei conventuali rispose dichiarandosi dolente per quello che avevano insinuato i frati:

 

Nel mentre l’Ecc. V. mi edifica altamente col suo linguaggio da vero Pastore d’anime, mi confonde e mi umilia chiedendomi delle scuse che non ha dovere di domandare, né io il diritto di chiedere. Permetta invece che Le chieggia io tali scuse, per qualunque dispiacere abbia mai risentito in tutto il corso della malagurata questione, e da qualsivoglia membro dell’Ordine.28

 

E proprio per questa sua umiltà poteva rivolgersi direttamente ai suoi fedeli per chiedere di pregare per lui: “Sarei gratissimo a’ miei fedeli se volessero usarmi la carità di pregare anche per me”.29

            La particolare delicatezza di Guarino si manifestava soprattutto nell’attenzione che egli aveva per i suoi confratelli nell’episcopato, nella sua grande disponibilità all’ospitalità, nel prevenirli nel fare gli auguri per le feste. Scriveva il vescovo Celestino Del Frate a Guarino:

 

La sua gratissima del 28 pp. Dimostra a una volta a qual giunga la cortesia dell’Eccellenza V. Rma. Non solo ha voluto ricevere la mia persona, che le era sconosciuta, nel suo Palazzo, ma ora giunge a dichiararmisi obbligato per quest’incomodo da me datole, ed a ringraziarmi!30

 

Un episodio può essere illuminante sulla delicatezza e attenzione di Guarino alla condizione della povera gente. Ciò che più era contrario alla sua sensibilità non era la mancanza di un prete al celibato, quanto l’aver abusato della buona fede di un povero contadino. Al vescovo di Mileto di Calabria faceva notare infatti che un arciprete della sua diocesi era arrivato a Ganzirri con una donna incinta ed era stato ospitato da un contadino povero. La donna che diceva essere sua sorella aveva partorito un bambino che venne lasciato al contadino con la promessa di un aiuto economico. L’aiuto era arrivato per un breve tempo, ma poi il prete si era rifiutato di continuare a mandare i soldi. Guarino si era sentito perciò in dovere di comunicare l’episodio non solo per disciplina ecclesiastica, “ma altresì – scriveva al vescovo – perché si degni imporre allo sventurato arciprete che non possa in buona coscienza gravare un povero infelice villano del mantenimento d’un ragazzo che non gli appartienepunto né poco”.31

La serietà di vita, il suo impegno di ordine e armonia, la dolcezza del Guarino erano accompagnate da una certa giovialità, ironia, umorismo che spesso si esprimeva soprattutto nel rapporto con gli amici. Alcune battute servono a capire meglio il suo temperamento anche di fronte a situazioni incresciose.

Poiché il governo aveva imposto al card. Celesia per la dignità di cianuro del capitolo della cattedrale una persona non gradita dall’arcivescovo, Guarino gli scrisse:

 

Mi consolo più sentire ch’Ella adusata come le anime perfette a ricevere dalle mani di Dio con lieta rassegnazione sive bonus sive malum si mantenga tranquilla così da non alterare per nulla il suo umore e il suo buon appetito. Oltre d’esser questa una regola di cristiana perfezione ammirevolissima, è altresì un eccellente sistema igienico.32

 

Scherzava poi sui suoi reumatismi, usando il linguaggio giuridico: “Li guadagnai in Palermo, ed è passato già in cosa giudicata dopo gli altri gradi di giurisdizione di Siracusa e di Messina, dove non li scampa nessuno”.33 E ancora: “In tutte le chiese che visito in questa città predico l’osservanza dei divini precetti, e tra lo scirocco e i fiati della molta gente nell’altra settimana ebbi regalata una bella costipazione con febbre”.34 Si divertiva poi dei nomi con cui lo chiamava il popolo delle campagne:

 

Non dia importanza al titolo indelebile che mi l’autore della letterascriveva a mons. Carini – s’Ella venisse con me in Sacra Visita riderebbe largamente al vedere che me ne danno assai più alti, p.e. Santità, Santo Padre, Gesù Sacramentato, Santissima Trinità, Padre Eterno, e poi scendendo troppo giù, Padre Cappellano! Rida bene, un po’ di ricreazione ci vuole, è anch’essa virtù, che S. Tommaso chiamerebbe eutropelia.35

 

E quando fu nominato cardinale:

 

In città, nessuno eccettuato, greci, latini, barbari fan cose da pazzi, e ciascuno si fa delle illusioni secondo il proprio gusto intorno ai dissidi attuali!36

 

 




26 Lett. del can. Isidoro Carini a Guarino, 10.10.1882, ASF, b. LXIV, f. 1f.



27 Lett. al p. Bonaventura Soldatiez, commissario generale dei Minori conventuali, 15.7.1882, ASF, LV, f.1d.



28 Ivi



29 Notificazione del 9.2.1885.



30 Lett. a Guarino da Roma, 2.6.1883, ASF, b. LXIX, f. 3s.



31 Lett. al vescovo di Mileto, 12.1.1877, ASF, LXIX, f. 1g.



32 Lett. a Celesia, 11.7.1877.



33 Lett. a Celesia, 27.10.1892, Carteggio.



34 Lett. a Celesia, 13.10.1873, Carteggio.



35 Lett. a mons. Isidoro Carini, 3.8.1890, ASF, b. LXIII, f. Corrispondenza Guarino-Carini.



36 Lett. a mons. Isidoro Carini, 18.12.1892, ASF, b. LXIII, f. Corrispondenza Guarino- Carini.






Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License