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Francesco Michele Stabile
Il Card. Giuseppe Guarino

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  • Arcivescovo di Messina e cardinale
    • La diocesi di Messina
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La diocesi di Messina

            Il 30 aprile 1877 il Guarino iniziava la visita pastorale della diocesi che si protrasse fino al 1881. La diocesi molto vasta e ricca di centri abitati richiedeva molto tempo per la visita. Ad essa l’arcivescovo dedicava i mesi della primavera e dell’autunno, perché le strade o mulattiere di montagna non permettevano facilmente il trasferimento da un centro ad un altro, che spesso doveva attuarsi a dorso di asino. “La visita adunque dei Pastori della Chiesa, successori legittimi degli apostoli del Redentore, è una riproduzione della visita fatta da Figliuol di Dio all’umanità” – scriveva nell’annunziare la visita pastorale.37 Ma l’ordine della visita, come già a Siracusa, doveva seguire le indicazioni del concilio di Trento:

 

            Proibiamo qualsiasi spesa inutile per lusso, donativi, o per cibi non frugali. Qualsiasi spesa eccessiva sarebbe un denaro detratto ai poverelli con discapito dei nostri doveri, dappoichè siam tenuti in ogni tempo alla frugalità, alla moderazione, alla modestia, e non tolleriamo affatto che alcuno ci alieni dalle regole di vita dateci dai sacri canoni, e dalla natura stessa del nostro ministero, e che ci siamo sempre proposti di seguire coll’ajuto del Signore.38

 

            Perché la visita non si risolvesse in un fatto esclusivamente giuridico di ispezione, ma costituisse momento di rinascita delle comunità locali, l’arcivescovo inviava ancora una volta due missionari che dovevano preparare il popolo e il clero all’incontro con il pastore, e raccomandava ai parroci e ai curati la catechesi in preparazione alla cresima, l’esame dei padrini, le debite disposizioni con la confessione e comunione sacramentale.

            La visita pastorale di mons. Guarino diventava una occasione propizia di evangelizzazione. L’arcivescovo diventava predicatore, catechista, missionario. Scriveva il p. Annibale di Francia della visita a Castanea:

 

            Il suo dire era semplice, apostolico, popolare, ma tuttavia pieno di quella grave, dignitosa imponenza, che dev’essere propria dei vescovi. Dimostrò che la sacra Visita del vescovo ai suoi diocesani è una riproduzione della sacra visita del Figliuolo di Dio all’umanità, e che questa a quella si attacca per non interrotta successione di sacri Pastori. Gesù Cristo con la sua visita redense i popoli: il vescovo viene ad applicare i frutti di questa redenzione; Gesù Cristo stabilì la sua Chiesa sulla roccia incrollabile del Papato: il vescovo viene ad accendere negli animi l’amore e la devozione verso il Supremo Fondatore della Chiesa e verso il suo Vicario, il Romano Pontefice. Indi passò a parlare del Sacramento del Matrimonio, base ed ordine del buon ordine sociale, come quello che è base della vera famiglia cristiana e che a tal uopo è stato stabilito da Gesù Cristo. Deplorò tutti mali spirituali e temporali che provengono alle famiglie o dalla cattiva recezione di questo sacramento, o dal non riceverlo affatto, contentandosi del solo rito civile. Toccò poi del Sacramento della Cresima, per cui egli era venuto a comunicare a quel popolo quello Spirito santo, che a Lui era stato conferito nella sua episcopale consacrazione.39

 

            Il nuovo modello di cattolicesimo veniva veicolato da Guarino rompendo una tradizione legata alla devozione ai santi e a una ecclesiologia gallicana, con la riaffermazione della centralità di Cristo e del papa. La devozione al papa veniva divulgata attraverso l’obolo di S. Pietro, i pellegrinaggi, la celebrazione dei giubilei del papa.40 Il contatto con la gente e con il clero gli diede una visione più completa dello stato della diocesi.

            La diocesi di Messina era una delle più grandi diocesi siciliane. Erano sue suffraganee le diocesi di Patti, Nicosia, Lipari. L’arcivescovo di Messina faceva inoltre da delegato apostolico per la diocesi di Catania, Acireale, S. Maria del Mela, immediatamente soggette alla S. Sede. Guarino fu prima visitatore apostolico e poi dal 31 agosto 1883 archimandrita del SS. Salvatore, una circoscrizione ecclesiastica di origine monastica che aveva giurisdizione sui centri che nel passato erano soggetti ai monasteri brasiliani.41

            La tipologia della diocesi di Messina si distaccava da quella delle altre diocesi siciliane, perché, a differenza di queste, essa aveva un tessuto parrocchiale molto diffuso, dovuto alla diversa conformazione dei centri abitati nel suo territorio. La popolazione era infatti sparsa nel territorio in piccoli centri e villaggi, mentre in altre parti dell’isola era raggruppata in grossi centri agricoli di parecchie migliaia di abitanti. Per questo motivo Messina aveva il più alto numero di parrocchie.

            Secondo i dati della visita pastorale del Guarino del 1877-1881, nella città di Messina, all’interno della cinta urbana, le parrocchie erano 11, di cui dieci di rito latino, una di rito greco, mentre l’arcivescovo era parroco unico delle 44 chiese parrocchiali dei villaggi della cintura urbana, la cui cura d’anime veniva affidata a cappellani curati. Si contavano in città 100 chiese, 13 monasteri di donne, 29 confraternite. Il clero urbano era composto da 189 preti e 77 religiosi.

            Le arcipreture curate nei centri più popolati della diocesi erano 18. E pure 18 erano le parrocchie con parroci amovibili a discrezione dell’arcivescovo. Tra parrocchie, curazie, filiali di vario genere si aveva un totale di 88 centri curati. A queste parrocchie sono da aggiungere le 14 parrocchie dell’Archimandritato. Il clero della diocesi era composto da 371 preti.42 Più completi i dati pubblicati da G. Bertolotti e che furono forniti ufficialmente dalla diocesi.43 Messina città aveva 11 parrocchie urbane, di cui una di rito greco, 128 chiese, 280 preti e 128.000 abitanti. Nella diocesi inoltre c’erano 132 parrocchie con 202.158 abitanti. Si aveva così un totale di 143 parrocchie su 330.158 abitanti, 640 chiese, 1084 preti secolari e religiosi. I chierici nel 1882 erano 24; nell’ultimo quinquennio 27 erano stati ordinati preti, mentre 118 erano stati i preti defunti nello stesso quinquennio. La differenza pone in modo evidente la crisi di ordinazioni presbiterali e la conseguente diminuzione del clero.

            La crisi numerica del clero già faceva sentire le sue ripercussioni nel sistema allora vigente che richiedeva una presenza rilevante di preti per i servizi religiosi.44 A un parroco, che lamentava la carenza di preti, Guarino rispondeva:

 

            Sono dolentissimo di sentire l’affligente condizione in cui ella ritrovasi pel servizio spirituale di cotesta sventurata parrocchia, molto più per la mancata assistenza dei sacerdoti. Io non posso che partecipare a’ dolori come partecipo alle afflizioni di ben 138 parrocchie della nostra povera Diocesi. Buon per noi che Dio è buono, e terrà conto della nostra attività e del nostro volere nel servire i fedeli.45

 

 

 




37 Notificazione del 20.4.1877.



38 Ivi.



39 Lettera del p. Annibale di Francia del 23.10.1878, in “La Parola cattolica” del 26.10.1878, p. 2.



40 Il primo pellegrinaggio messinese coincise con quello di tutta la Sicilia dal 12 al 16 ottobre 1881, organizzato dall’Opera dei congressi. L’incarico organizzativo venne affidato al can. Giovanni Trischitta che guidò il gruppo messinese e presentò al papa un messaggio a nome della diocesi (lett. 4.10.1881, ASF, b. LXI, f. 1a).

Per la raccolta dell’obolo di S. Pietro erano soprattutto i poveri che davano. Convinto che a Palermo e Catania si facevano iniziative bellissime per i giubilei papali, temeva che Messina non potesse essere all’altezza delle altre città: “di qua temo moltissimo! Che Dio me la mandi buona! Qualche po’ di denaro l’ho sempre raccolto a centesimi tra la povera gente delle campagne piena di fede” (lett. a Celesta,  14.12.1886, Carteggio).



41 ASF, b. V, f. 6a; lett. Guarino-Celesia, 23.6.1884, ASF, b. LXVIII.



42 Visita pastorale Messina, foglio 190, ASF, b. XXVIII,f. 3.



43 G. BERTOLOTTI,Statistica ecclesiastica d’Italia, Ricci, Savona 1885. Le bozze dei dati inviati da Messina in ASF, b. XXXIII, f. .



44 Lett. di Guarino al prefetto della Congregazione del concilio, 8.3.1884, ASF, b. LXVII, f. Congregazione del Concilio . Chiede di poter concedere il permesso di inazione a causa dell’aumento della popolazione e la diminuzione del clero. Le difficoltà erano soprattutto nei villaggi sparsi nel territorio e nelle chiese rurali alle quali aveva fornito arredi attraverso l’Opera dei Tabernacoli

 



45 Lett. al parroco di Saponara Villafranca, 22.2.1885, ivi, b. XXIX, f. 3b.






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