Il modello di prete: Annibale Di
Francia
Il
chierico Annibale di Francia era angustiato della possibile posticipazione
dell’ordinazione presbiterale nel caso il papa Pio IX dovesse morire. Gli
scriveva allora il Guarino:
La
prima disposizione al Sacerdozio, figlio benedetto, è non lasciarsi guidare da
una fantasia da poeta, ma dalla ragione e dalla ubbidienza con calma e
tranquillità in abbandono intero sulle braccia della Provvidenza di Dio. Non so
capire le vostre agitazioni. Mettetevi in calma, e lasciate che di voi si
occupino i Superiori secondo le disposizioni di Dio. Quanto avete scritto è tutto
poesia. Vi vorrei calmo non agitabile, e non fantastico. Vi benedico e vi
esorto a confidare in Dio, da cui ogni bene discende ed il quale ha perfino
numerato i capelli della nostra testa.72
Nel
1882 il Guarino nomina il Di Francia prefetto di tutti i chierici della città
con il compito di curare la disciplina, di correggere, di dare norme di vita,
orari da assolvere. Guarino aveva in mente l’organizzazione del chiericato
esterno palermitano la cui formazione era affidata alle “Congregazioni di
disciplina del Clero” alle quali aderiva gran parte del clero palermitano.
Sorvegli
– scriveva – la loro frequenza ai Sacramenti e procuri di studiare la loro
indole, li abitui a mortificare la natura interiore e le passioni, l’informi
alla pietà e li adoperi per la Dottrina cristiana.73
Nel
1883 lo nomina canonico, e, alle lacrime del Di Francia che temeva di non poter
conciliare le opere di carità con il servizio del culto, gli consiglia la
devozione a S. Giovanni Battista de Rossi, del quale gli diede una medaglia
benedetta dal Papa, perché il santo riusciva a conciliare le opere di carità
con il servizio in S. Maria in Cosmedin.74
E
quando dovette intervenire per regolare in modo equo la raccolta delle
elemosine tra l’opera del Di Francia e quella delle Piccole Suore, istituzioni
dedite ai poveri, Guarino scrisse: “Padre comune dei poveri non ho preferenze
da fare”. Delimitò i luoghi della questua, ma proibì che si unissero nella
questua alle suore le ragazze “nell’età di maggior pericolo”.75 Il
giudizio del Di Francia sul Guarino è molto preciso: “Uomo di singolari virtù,
di profonda umiltà, di mente illuminata, di vasta dottrina ecclesiastica e
letteraria”.76
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