La missione del 1883
Nella
quaresima del 1883 mons. Luigi Di Giovanni, membro della Congregazione di preti
De conservando fide intitolata a S. Francesco di Sales, fondata a Palermo dal
p. Nunzio Russo, e grande propagatore dell’Associazione di S. Francesco di
Sales in Sicilia, predicò a Messina il quaresimale con il desiderio di
impiantare in quella diocesi l’opera.
Quante
lettere di santo fuoco – riferivano le “Letture domenicali” – non fece da
Messina alla sede dell’Associazione in Palermo per richiamare l’attenzione
della Direzione centrale sulla propagazione dell’Opera in quell’Archidiocesi:
ove la grand’Anima di quell’Arcivescovo Mons. Guarino, non solo accoglievala a
piene braccia, ma trovava in essa compito un suo antico desiderio; egli che
tanto avea lavorato per la grand’Opera qui in Palermo sotto il p. Meli d. O.,
quando avevamo il bene di ritemprarci spesso allo spirito sacerdotale nelle sue
brillanti e sante conversazioni.77
Il Guarino incoraggiò Nunzio Russo
nella sua opera di evangelizzazione:
Vi ho
trovato il di lei gran cuore, e lo zelo di cui l’ha Dio animato. Spero intanto
che piaccia al Signore dilatare la grande opera. Don Bosco non cominciò dal
catechizzare due monelli? Ed ora? Se vedesse in Torino la di lui Piccola Casa
della Provvidenza, com’io l’ho veduta, non potrebbe non inneggiare all’amorosa
Provvidenza, che ci governa. Così sarà dell’Opera sua. Preghiamo. Ma non
dimentichi S. Giuseppe. L’opera è ben intitolata al Serafino di Ginevra, ma
s’ella la metterà sotto la protezione di S. Giuseppe, la vedrà prosperare ed
aumentarsi prodigiosamente. E’ S. Giuseppe che Iddio vuole glorificato in modo
specialissimo in questi tempi, e a lui ha concesso potere grandissimo. Tutte le
fondazioni moderne son sotto i suoi auspici.78
Nel
concludere le sue parole di incoraggiamento l’arcivescovo Guarino riprese il
suo ruolo vecchio di direttore spirituale per dissuadere Nunzio Russo
dall’indebitarsi nella realizzazione dell’opera:
Non
saprei approvarle la moltiplicazione dei mutui. In questo non imiti il caro P.
Cusmano, ma operi secondo i mezzi, che la Provvidenza verrà offrendole. Segua
la Provvidenza, ma non pretenda che la Provvidenza segui lei. I Santi Fondatori
non si legge abbian tolto danaro a mutuo per le loro opere colossali. Questo
dico al mio caro figlio D. Nunzio Russo colla stessa confidenza, colla quale
gli scrissi la lettera degli 8 marzo 1868.79
Come
vice direttore diocesano dell’Associazione di S. Francesco di Sales di Messina
fu scelto il canonico Giovanni Filogamo. Tra i collettori troviamo anche il
canonico Annibale Di Francia, il quale vi rimase fino al febbraio
1884.80 ma l’ambiente messinese non era facile. Mons. Guarino scriveva
al canonico Pennino di Palermo:
Vi
prego di dire al caro Nunzio Russo all’orecchio e riservatissimamente che sa
attento a non disporre nulla, affatto nulla in Messina intorno all’associazione
diocesana. Lasci che tutto disponga io a questo Vice-Direttore. Vedo un fuoco
occulto, che può divampare in grande incendio di appicchi, di gelosia, di noie,
che romperebbe l’armonia e la pace. Io mi tedio quando vedo anche buoni
sacerdoti mettere agli affari l’amor proprio e la vanità. Non alludo a persone,
ma parlo in generale.81
E
aggiungeva con un pizzico di ironia e di umorismo insieme, che gli erano
congeniali:
Nunzio
stia accorto: qui per altro mi dicono che vi è un Prelato. Lasci fare a lui e
non determini mai persone […] Del Vice Direttore non dubito, ma continuando
Nunzio a disporre nella sua gran buona fede, l’opera andrà ad Emmaus. Mi avvidi
di certi pettegolezzi quando elessi il Vice Direttore: ma un po’ di pazienza,
le persone devo determinarle io. Si prepari di più a mandare i Missionari
quando li richiederò io, e sarà nel venturo inverno, perch’io conosco la mia
città, e se qui non vedono frutti e presto, buona sera, l’Opera andrà via.
Cominciano già certi laici a presentarsi a me chiedendo le Missioni dei
Salesiani. L’Etna agisce più sulle teste dei Messinesi che in quelle dei
Catanesi.82
L’idea
di una missione straordinaria nella città di Messina veniva dal Di Giovanni e
da Nunzio Russo come concretizzazione della presenza dell’Opera di S, Francesco
di Sales nella diocesi. Anche perché il vecchio particolarismo si riaffacciava
anche in questo campo e cominciavano i lamenti perché i soldi della colletta
dell’Opera si credeva andassero altrove. L’idea della missione trovava
d’accordo Guarino che alla visita pastorale voleva far seguire una missione particolare per la città di Messina
che servisse a risvegliare il clero e il popolo. La predicazione degli esercizi
spirituali al clero e al popolo era già una realtà, ed egli stesso aveva
predicato, come già a Siracusa, ai preti e al popolo.
A
settembre 1883 Nunzio Russo metteva in moto la macchina di preparazione alla
missione, invitando sacerdoti di varie diocesi siciliane. A dicembre il Di
Giovanni tornava a Messina per la predicazione, ottenendo sempre grande
partecipazione di popolo. Ma i soldi per la missione non c’erano, né il Di
Giovanni poteva guidare la missione per altri impegni che aveva. Per questi
motivi si decideva di rimandare la predicazione della missione, ma per le
insistenze del Di Giovanni si formava una commissione messinese che doveva
organizzare e seguire lo svolgimento della missione.83
Nella
corrispondenza del Di Giovanni con Nunzio Russo si possono raccogliere alcuni
giudizi per conoscere meglio l’ambiente messinese osservato da un palermitano.
La prima osservazione riguardava la difficoltà di mobilitazione del laicato
nobile messinese. Nella preparazione della missione si volle fare una riunione
di nobildonne perché si facessero promotrici di una colletta. Si presentarono
solo 11 dame nell’arcivescovado: disposte a dare un loro personale contributo,
le signore si rifiutarono di raccoglier soldi per questo scopo.
Qui –
scriveva Di Giovanni – era il tasto che non sonava, non ci sono avvezze a far
collette per chiese, se si trattasse per far venire compagnie per teatri,
costruire bandiere, alzar monumenti, allora sarebbe il caso, si prestano, ma
per missioni temono di essere schernite, e sappi che fra le presenti ve n’era
qualcuna e forse più d’una che avea pochi giorni pria girato per far colletta
pel pellegrinaggio a Roma pel 1° Re Italia
[…].
Volea raccogliere un’altra
Commissione di medio ceto, ebbene lo crede? nonostante gli ordini formali
dell’Arciv. non mi si è fornita una nota sola di nomi […] Collette in generi!
Dio liberi! Padre mio non ci sono avvezzi, né si avvezzeranno mai, se pure Dio
non metta rimedio a questo infelice paese.84
La
predicazione di una missione sarebbe stato un avvenimento rilevante che avrebbe
attirato l’attenzione del mondo liberale e della stampa. Qualche preoccupazione
nutrivano l’arcivescovo e i suoi collaboratori. Preoccupazione non compresa dal
Di Giovanni abituato ad altri ambienti e ad altre sfide nell’ambiente
palermitano. L’organizzazione della missione venne di fatto a ricadere quasi
esclusivamente sul Di Giovanni:
Qui
niuno vuol prendere pensiero, chiacchiere e niente altro. Ma si fermasse qui il
guaio, sappia che han messo una tremarella in corpo all’Arciv. che maggiore non
può essere. Ieri mi fece capire che non vorrebbe tanta pubblicità, che l’arrivo
dei padri può fare, se lo sa esso che cosa, io non ci capisco un’acca. Il
popolo è disposto, l’aspettativa è grande, eppure temono, forse che qualche
giornale parli, gridi, essi si spaventano ed il Signore permette che ieri
appunto si andava gridando per le vie un bandizzatore di giornali: “leggete la nota
dei figli dei preti”. In capo testa era l’Arciv. con averne due a Siracusa,
indi il can. Basile con 5, il Papardo con 7 e così una filastrocca da non
finirla. Infamie inaudite! eppure ci sono.85
Per
evitare la pubblicità, l’arcivescovo voleva eliminare la funzione della
benedizione dei crocifissi per far capire che la missione non era altro che una
serie di corsi di esercizi spirituali che non si sarebbero potuti fare nella
quaresima.che ci fossero allarmi anche in prefettura era manifesto dalla
preoccupazione della possibile presenza di gesuiti tra i preti che avrebbero
predicato la missione.
Le
difficoltà venivano anche dai preti di Messina, alcuni dei quali malvolentieri
accettavano che preti stranieri venissero in città a predicare, come se in loco
non ci fossero persone adatte per questo compito. In alcuni casi boicottano la
missione, impedendo a popolo e monache di confessarsi con i missionari,
nonostante la loro presenza fosse richiesta. Gli inizi della missione quindi
furono difficili anche perché uno o due missionari non si rivelarono
all’altezza del compito, tanto che l’arcivescovo dovette intervenire per
esonerarli. Ma infine per tutto il mese di gennaio 1884 furono predicati
esercizi spirituali in diverse chiese della città per le varie categorie di
persone e per il clero con discreto successo. Scriveva l’arcivescovo a Nunzio
Russo:
E’
stato il frutto ricavato da questo buon popolo, ed io di cuore ho ringraziato
questa sera Nostro Signore Gesù Cristo, pregandolo a voler benedire lei e tutti
i Reverendi Padri. In principio il demonio avea messo la punta della sua coda,
ma dopo le
modifiche fatte nella destinazione dei soggetti dal Rev. Padre Prefetto, l’affare andò bene.86
La
raccomandazione che faceva Guarino al p. Nunzio Russo aveva una sua saggezza:
che inviasse missionari da lui personalmente conosciuti senza affidarsi solo
alle informazioni che gli venivano fornite. In ogni caso l’elogio sull’attività
operosa dei missionari fu senza riserve. Essi si ebbero un plauso anche dai
giovani dell’Associazione della Gioventù cattolica messinese che li
accompagnarono festosi alla conclusione della missione.87
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