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Francesco Michele Stabile
Il Card. Giuseppe Guarino

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  • Arcivescovo di Messina e cardinale
    • Chiesa e società
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Chiesa e società

            La società attraversava, secondo l’arcivescovo Guarino, una crisi profonda che sconvolgeva i vecchi ordinamenti non solo politici, ma anche morali, culturali, sociali, religiosi. La visione negativa che della società era maturata in lui già a partire dagli anni ’60 veniva a rafforzarsi negli anni di episcopato messinese per le difficoltà che incontrava nello svolgimento del suo ministero. Sviluppava quindi Guarino le tesi tipiche dell’intransigentismo cattolico ottocentesco. I processi di secolarizzazione erano visti come il tentativo che si volesse rendere Diostraniero” alle cose del mondo e all’uomo, che si volesse cercare altrove che nella dottrina celeste della chiesa, “la fonte della moralità delle azioni, e il fondamento della prosperità sociale e individuale”.88 A ciò conducevano la rivoluzione francese, la libera ragione, il positivismo, il panteismo, la scienza moderna e tutte quelle ideologie che volevano affrancare l’uomo dal soprannaturale.

            Scossa l’autorità divina della chiesa, “non è possibile qualsiasi autorità sulla terra”, perché la macchina umana, perduto il suo pernopensava l’arcivescovo Guarino – si rivolta di rivoluzione in rivoluzione senza trovare requie. E i mestatori che parlano di progresso indefinito finiscono per carpire le sostanze dei cittadini “in loro vantaggio esclusivo”. La Francia che non ebbe pace sotto l’impero della ragione e del patibolo, l’ebbe sotto l’impero di Dio perché videdisseccati i suoi rivi di sangue, restituita la proprietà, miti i costumi, cessati il dispotismo democratico e la barbarie, ricomposta la famiglia, ritornate con Dio la prosperità e la pace”. L’invito a un ritorno alla fede, alla chiesa e al rispetto delle potestà che vengono da Dio era la conclusione più ovvia per la salvaguardia dei valori tradizionali.89

            Ciò diventava tanto più urgente in quanto bisognava porre una diga al dilagare del torrente della corruzione che avanzava dalla negazione della rivelazione e dalla indifferenza religiosa al sensualismo diffuso, alle frodi, alle rapine, ai ladronecci, ai misfatti più atroci. Per Guarino non era possibile nessun accordo con la modernità, e per questo criticava i cattolici liberali che tentavano di “mettere sulle vie del moderno progresso anche la religione cattolica, come se questa religione santissima fosse l’opera degli uomini suscettibile di umani perfezionamenti, una formula esteriore, che non lega le coscienze a’ suoi dommi ed alla sua morale immutabili come Dio! A coloro che così pensano, - scriveva – e che pure vogliono essere tenuti in conto di cattolici, può ben farsi il rimprovero che Tertulliano dirigeva a certi filosofi del suo tempo, i quali volevano dare al mondo un cristianesimo storico, platonico e dialettico”.90

            L’attentato dei massoni alla spoglie di Pio IX il 13 luglio 1881 portava Guarino a ritenere che non si agitava una questione politica, ma una lotta contro la religione e il papato. Egli accentuava quindi la divaricazione e l’opposizione tra luce e tenebre con la certezza che da questa guerra apocalittica ne sarebbe derivata la vittoria dell’autorità divina del papato e della religione rivelata che, secondo l’enciclica di Leone XIII Aeterni Patris, non poteva essere se non in armonia con la ragione.91

            Di fronte ai pericoli che correva la religione in Italia, i cattolici non potevano stare “sonnolenti”, ma dovevano mostrarsicoraggiosi”. Però quelli che in Italia si dichiaravano cattolici costituivano un mondo molto variegato, secondo Guarino. Eccetto pochi che si dichiaravano atei, gli altri italiani si dichiaravano cattolici puri, ma solo con le labbra. Accettavano la religione, non la pratica religiosa, mentre altri accettavano la religione di Cristo solo “come strumento di progresso materiale e terreno”, senza chiesa, essendo stata la religione travisata dai papi con l’alleanza della chiesa con la tirannide. La preoccupazione di Guarino non si limitava al piano religioso, ma anche alle conseguenze sociali del rifiuto dell’autorità del potere spirituale. Poiché era convinto che il potere spirituale era il fondamento della società, e che, se veniva rinnegato, tutto il sistema sociale sarebbe crollato, e si sarebbe andati verso la distruzione di ogni potere pubblico e verso l’universale anarchia.92

            In coerenza con il pensiero cattolico intransigente del suo tempo rifiuta come male il principio della sovranità popolare come depositaria di autorità e di autonomia perché portava allo stato aconfessionale, ripropone temi delle encicliche papali di Leone XIII, chiede il riconoscimento pubblico della istituzione ecclesiastica, ponendosi in un’ottica conservatrice, e per tanti aspetti reazionaria, anche se non è un legittimista borbonico.93

            La sua preoccupazione preminente riguarda il futuro della religione e le conseguenze, provocate dalle nuove idee, nell’erosione del modello di una società arcaica che si riteneva cristiana. Seguendo Leone XIII, Guarino tiene a rafforzare il ruolo della famiglia e della moralità ad essa legata con un ragionamento allora molto diffuso:

 

            Noi attraversiamo un cataclisma assai pericoloso. […] Si è mutato alle cose il nome loro, ai principi di ordine e di eterna giustizia si sono sostituite massime sovversive della umana convivenza, e l’edificio sociale è minato alla base”. E poiché base e fondamento della società è la famiglia, essa è quella più colpita dalla letale demoralizzazione, che osano chiamare civiltà.94

 

            La famiglia secondo il creatore deve essere una, indissolubile, santa. Ma la concupiscenza rovinò questi valori: “Il padre di famiglia divenne un padrone assoluto e un despota, la madre una schiava, il figlio una vittima”. Ciò nel paganesimo. Gesù viene a sanare questi mali con il sacramento del matrimonio che diviene base dell’edificio sociale. Così la donna viene collocata come mediatrice tra padre e figli e il matrimonio come sacramento viene riscattato dall’essere “un ignobile contratto di compravendita o di locazione come nel divorzio”.95 La sua catechesi poi riprendeva i temi del matrimonio base dell’ordine sociale e metteva in guardia dal matrimonio celebrato solo con il rito civile.96 La crisi della società aveva coinvolto anche la famiglia. Il vescovo doveva denunziare la trascuratezza di alcuni a celebrare il matrimonio religioso, l’indifferenza di alcune famiglie all’educazione religiosa dei figli che venivano corrotti dal cattivo esempio.97 E, ancora più grave, secondo Guarino, era il fatto che il male non aveva contagiato solo la borghesia, ma anche i cetirozzi” delle campagne per cui si avevano anche bambini non battezzati nella diocesi.98

            Per la santità della famiglia era importante amministrare presto il battesimo dei bambini, come anche avere sollecitudine nei confronti dei malati e moribondi.99 E tuttavia Guarino, rigido nel chiedere presto il battesimo dei bambini, era poi tollerante sull’uso dei nomi anche se non erano nella tradizione cristiana. Al parroco che si impuntava nel rifiuto di imporre il nome di Idea a una bambina di Gualtieri, scriveva che solo nei casi di oscenità o di superstizione il parroco poteva negarsi e che comunque non era obbligatorio dare nomi di santi.100

            Gli interventi di Guarino volevano mettere in guardia clero e fedeli dagli errori moderni. Quanto questa crisi e questa mentalità nuova avevano toccato la diocesi, quali fatti nuovi si verificavano nel processo di secolarizzazione della società messinese? Fino a che punto si poteva parlare di nuovo? o si trattava di mali antichi che ora venivano percepiti come nuovi?

            Il morbo più pericoloso per Messina nella preoccupazione del vescovo era “una crescente incredulità divenuta ormai vezzo di moda per mostrare grandezza d’animo e spirito forte non soggetto a pregiudizii di donnacciola e di uomini dappoco.101 La novità era la forte presenza della massoneria che aveva seminato dubbi e favorito l’allontanamento della borghesia dalla pratica religiosa.102 Non che la società fosse occupata totalmente dalla massoneria, ma si era creato uno spirito di timore e di rispetto umano per paura di essere tacciati di clericalismo:

 

            Tutto spiegano per clericalismo e gli uomini se ne guardano come dalla peste. Non così le donne, e da loro soltanto possiamo augurarci bene.103

 

            E tuttavia Bovio faceva fiasco a Messina, perché il rettore dell’università gli negava l’aula, mentre il ministro imponeva di concederla: e Bovio allora Messina di clericalismo: “Che chaos! I tempi stringonoscriveva Guarino a Celesia.104

            L’allentamento del controllo sociale della chiesa e la crisi della pratica religiosa si potevano ora constatare nella diffusione della bestemmia nelle campagne, dovuta anche alle abitudini contratte dai giovani durante il servizio militare fuori dalla Sicilia, e nella mancata osservanza dei giorni festivi dal momento che lo stato non era più garante della pratica religiosa del cittadino:

 

            Non abbiamo omesso giammai – scriveva Guarino – di mostrarvi l’amarezza profonda dell’animo nostro al vedere l’empietà sempre crescente, al sentire le nostre contrade dianzi così pie, devote e piene di fede sincera ed operosa, or risuonare come eco funesta dell’inferno delle più stomachevoli bestemmie importateci da fuori, e lordarsi dei più sordidi scandali e delle più enormi e pubbliche profanazioni, fra le quali con lagrime deploriamo quelle dei giorni festivi che richiamano flagelli del Cielo.105

 

            Le statistiche del Maggiore Perni sull’aumento dei reati contro la famiglia, la moralità e i rapporti sociali confermano le denunzie di Guarino.106 Tuttavia pochissime sono le notazioni sulla vita religiosa del popolo che si possono ricavare dalle relazioni delle visite, che per altro sono molto scarne di notizie. Di tanto in tanto nei vari centri alla voce popolo viene aggiunta la nota “di buono costumi”, ma solo per alcuni comuni, mentre per altri si annota che sono senza cultura religiosa, e in qualche caso che si tratta di gente selvaggia. Il fatto che predicava spesso durante la visita sulla superstizione denota che doveva essere molto diffusa in alcuni centri della diocesi.

            Scriveva il Guarino nel 1892 che l’ateismo costituiva un grave pericolo di dissoluzione della società, che una morale naturale senza riferimento a Dio portava alla confusione tra bene e male. Egli doveva riconoscere che nella sua diocesi non c’erano molte defezioni dalla fede, che la fede a livello popolare era stata rinvigorita, tuttavia in molti si era illanguidita la pietà, la devozione; si era affermata una certa indifferenza all’onesta e al pudore, all’osservanza delle feste, alla reputazione del prossimo. La gente nei giorni di festa ora usava recarsi in campagna per diporto anziché andare in chiesa.107 Di fronte agli spettacoli immorali e antireligiosi Guarino tentava di coinvolgere anche le autorità locali. Egli vagheggiava ancora l’ideale di una società cristiana in cui autorità religiosa e civile fossero concordi nel perseguire lo stesso scopo religioso e morale. Scriveva al sindaco di Messina nel 1883, non tenendo conto che la nuova società si poneva nella sua laicità:

 

            Noi, Sig. Sindaco amatissimo, esercitiamo un ministero tendente allo stesso scopo, sebbene per vie diverse. Siamo amendue al servizio di Sua Divina maestà per conservare nel popolo l’integrità della fede e della morale. E’ mestieri adunque nell’attuale colluvie de’ mali, che rotto ogni argine dovunque inonda [illeggibile], animarci dello stesso zelo e della stessa carità di patria, per preservare al possibile della corruzione il caro popolo sotto varietà di aspetti commesso alle nostre cure e alle nostre sollecitudini.108

 

            Nel 1894, dopo i fasci siciliani, il quadro sociale e morale invece veniva descritto da Guarino con tinte più oscure:

 

                Ho veduto empiamente diffuse anche tra i fanciulli la più ributtante bestemmia, generalizzate le più sordide usure, che son furti commessi a man salva, inosservati con tanto scandalo nelle campagne, nei vari lavori, nelle botteghe i santi giorni festivi riservati a Dio, al suo servigio con sanzioni e minacce spaventevoli: ho veduto più frequenti gli odii, le vendette, le calunnie e le impurità stomachevoli.109

 

                La risposta pastorale di Guarino, se per un verso, soprattutto agli inizi del suo episcopato, si rifaceva alla esperienza palermitana e alle indicazioni del concilio di Trento, sotto il pontificato di Leone XIII fu una adesione convinta e una realizzazione delle indicazioni che il papa suggeriva.

            Seguendo le linee dell’intervento papale, Guarino riteneva che il punto di partenza per risolvere la crisi della società fosse la salvaguardia della famiglia, tanto più che “essendo la società un aggregato di famiglie, è la famiglia base e fondamento della medesima. Santificata la famiglia, si otterrà l’altissimo scopo della santificazione dell’intera convivenza”.110 Raccomandava quindi col papa la consacrazione di ogni famiglia alla Sacra Famiglia e l’iscrizione alla Pia Associazione della Sacra Famiglia in tutte le parrocchie. Già nei decreti della visita pastorale chiedeva come primo impegno del pastore d’anime “d’istruire i fedeli sulla santità del matrimonio”. Bisognava avere molta attenzione al matrimonio civile che doveva sempre essere legato a quello religioso, rifiutandosi il parroco di celebrare il matrimonio religioso di persone che avevano contratto con altri matrimonio civile.111

            Il procuratore generale del re, scrivendo a Guarino, prendeva atto che egli nei decreti di sacra visita del 1881 aveva spinto i parroci a non omettere il matrimonio civile, limitandosi solo a quello religioso. Infatti al 31 dicembre 1886 erano4.551 i matrimoni celebrati solo con il rito religioso nel distretto di Messina che comprendeva anche le diocesi di Patti e Lipari. Propose perciò all’arcivescovo di costituire dei comitati per alleggerire le spese che comportava per i poveri un matrimonio civile. L’arcivescovo si mostrò d’accordo e inviò una circolare ai parroci, ma alcuni parroci accusarono la burocrazia comunale di rimandare a lungo i matrimoni civili, anche se il procuratore del re giustificava l’amministrazione civile che non poteva venire incontro alle richieste di matrimoni in quanto tutti chiedevano di sposarsi in giorno festivo.112 Era comunque interesse anche della chiesa che si celebrassero i matrimoni civili per evitare che chi aveva celebrato solo il matrimonio religioso attentasse poi a quello civile con altra persona.113

            La famiglia era dunque considerata la cellula da salvaguardare per risolvere la crisi della società, ma la soluzione della crisi non passava solo attraverso la famiglia: la chiesa doveva rivedere le modalità della sua presenza nella società. La modalità rimaneva ancora quella della catechesi, della devozione e della carità.

 

 




88 Lettera pastorale 1876.



89 Lettera pastorale per la Quaresima 1880.



90 Ivi.



91 Lettera pastorale del 12.9.1881. Guarino aderì al progetto di sottoscrizione per la tomba di Pio IX e affidò l’incarico di raccogliere i fondi al can. Di Francia (Circolare 1882, ASF, b. XXIX). Scriveva all’arcivescovo Celesta: “non cesseranno i flagelli se non cesseranno le lagrime di Pietro le quali son sempre fatali alla terra.” (lett. 19.9.1885).



92 Lettera pastorale del 25.8.1889.



93 Lettera pastorale del 5.2.1886.



94 Lettera pastorale per la Quaresima 1881.



95 Ivi.



96 Ivi.



97 Notificazione domenica di sessagesima 1894.



98 Lettera pastorale per la Quaresima 1880.



99 Decreti di visita a stampa, par. III.



100 Lett. al Vicario Generale i D. Lucia del Mela, 24.9.1886, ASF, XXXIX, f. 1a.



101 Notificazione del 2.12.1894.



102 Lettera pastorale del 19.8.1884.



103 Lett. Guarino-Celesia, 1.2.1889.



104 Lett. Guarino-Celesia, 6.9.1881.



105 Notificazione del 8.9.1885.



106 F: MAGGIORE PEERNI, La popolazione di Sicilia e di Palermo nel secolo XIX, Palermo 1897, p. 609. F. M. STABILE, La chiesa nella società siciliana; Sciascia, Caltanissetta-Roma 1992, pp. 47-51.



107 Lettera pastorale del 14.2.1892.



108 Lett. Al sindaco, 8.9.1883; il sindaco rispose, rassicurando che gli spettacoli non erano immorali, 10.9.1883, ASF, LXII, f. 1g.



109 Notificazione del 2.12.1894.



110 Notificazione del 18.9.1893.



111 Decreti di visita a stampa, par. III.



112 La corrispondenza in ASF, LXII, f. 1f.



113 Scriveva l’arcivescovo al cappellano del villaggio SS. Annunziata, il 28.11.1879: “Inorridisco a dirle che mi arrivano dei gravissimi reclami contro di lei non solo per l’argomento della donna, di cui altra volta le ho parlato, ma eziandio perché arbitrandosi ad unire in matrimonio persone, le quali si ricusano al contratto civile, causa a gravissimi sacrilegi, dappoiché la gente rozza ignara persino del numero dei sacramenti, lasciata la legittima moglie, o lasciato il legittimo marito, va a contrarre così orrendi sacrilegi, come confessano gli stessi individui” (ASF, b. XLII, f. 3a).






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