Il catechismo
Un richiamo forte al clero sul catechismo venne fatto
dall’arcivescovo nella lettera pastorale della Quaresima del 1880 dopo la
visita pastorale della diocesi durante la quale aveva potuto constatare
l’ignoranza religiosa del popolo, ma anche il suo desiderio di istruzione. La
conoscenza della dottrina religiosa nel popolo diventava fondamentale per
prevenirlo dall’errore e per avviarlo a una retta vita morale cristiana. Ma per
Guarino la catechesi non era solo un apprendere nozioni, ma un fatto vitale che
doveva essere accompagnato dall’esempio della vita dell’evangelizzatore.
I
richiami all’insegnamento del catechismo erano frequenti, ma non erano
sufficienti. L’arcivescovo allora affidò al p. Annibale Di Francia il compito
di fare una ispezione sulle scuole di catechismo della città e di proporre
alcuni suggerimenti per migliorarle. Dall’ispezione compiuta dal can. Di
Francia nel 1882 a Messina si rileva che si faceva catechismo in 8 chiese, in
altre 4 era stato soppresso l’insegnamento per mancanza di insegnanti. Di
solito si teneva tutte le sere, o una sera per i maschi e una per le bambine,
con una media di 50 tra ragazzi e ragazze.121 Il giudizio sulla
disciplina era discreto scarso invece nei contenuti per 3 classi e mediocre per
altre 3, solo 2 classi avevano una istruzione ritenuta buona. Catechisti erano
i preti. Gli inconvenienti lamentati dal Di Francia riguardavano il metodo di
imparare a memoria in modo meccanico su un testo scritto a Firenze,
presupponendo che i ragazzi fossero già capaci di leggere e capire l’italiano.
La distribuzione di immaginette raffiguranti santi non aiutava i ragazzi a
capire la centralità di Gesù; mancava invece la distribuzione di medaglie,
corone del rosario o premi per favorire la loro partecipazione.
I
rimedi proposti dovevano venire incontro a un insegnamento che educasse la
mente e il cuore. Per educare la mente riteneva necessario un libro di testo
che tenesse conto della cultura siciliana e fosse accompagnato dalla
spiegazione di immagini visive, proponeva perciò il Piccolo catechismo ad uso della scuola di Sicilia; per quanto
riguarda l’educazione del cuore raccomandava l’educazione alla preghiera, la
recita del Rosario, discorsi morali non astratti, ma esposti attraverso
narrazioni. E poi chiedeva una esperienza religiosa fatta anche di riti
significativi, come il bacio del crocifisso, di festicciole, di canti sacri.
Per dare continuità alla esperienza religiosa e formativa diventava necessario
istituire congregazioni per fanciulli. La frequenza al catechismo doveva essere
favorita alla regolarità nell’insegnamento, da un rapporto affettivo con i
fanciulli e con le famiglie, dal richiamo con il campanello. Inoltre si doveva
strutturare l’insegnamento a modo di scuola con esami e premiazioni, classi e
ispezioni. Anche i laici dovevano essere inseriti nell’insegnamento per
aumentare il numero delle scuole.122
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