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Francesco Michele Stabile Il Card. Giuseppe Guarino IntraText CT - Lettura del testo |
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Ministero pastorale Il Mira nel 1873 poteva confermare la stima e la fiducia che il Guarino si conquistò negli anni in cui aveva l’incarico di ufficiale di carico nel dipartimento per il culto e anche dopo aver lasciato l’incarico governativo, per la sua scienza nel diritto ecclesiastico e civile e per il suo retto giudizio:
Moltissimi così del clero come del foro andavano di frequente a consultarlo, e ne avevano sicura direzione negli affari anche più intrigati.60
Nei primi due anni di presenza a Palermo il Guarino si era limitato a celebrare e confessare la domenica nella chiesa di S. Domenico, retta dai Domenicani. Quando fu beneficiale e poi canonico della Magione trasferì in quella chiesa la sua attività pastorale, comunque sempre limitata, almeno fino al 1863, anno in cui rinunziò al suo ufficio statale. Ora che era più libero dall’impiego, il suo confessionale alla Magione e nella chiesa di S. Francesco di Sales divenne un punto di riferimento per molti chierici e laici.
E così pure, per averne consiglio e direzione, accorrevano a lui in gran numero rispettabili famiglie, sicché vedevasi sempre affollato il suo confessionale nella Costantiniana Basilica della Magione, dov’egli da canonico, recavasi tutti i giorni per la sacra ufficiatura. Al pergamo poi era sì dolce ed affascinante, che veniva spesso richiesto per ogni genere di predicazione, ed ascoltato con immenso frutto dalle anime, perché la sua era parola di fuoco, era spada a due tagli, che penetrava i cuori.61
La sua direzione spirituale era molto ricercata, così come lo era quella del can. Turano, tanto che, allontanatosi da Palermo per la nomina episcopale, rimase in contatto epistolare con molte persone da lui guidate:
La sua attività non gli impediva di dirigere da lontano alcune anime che volevano essere guidate da lui nella via della perfezione. Si era formata a Palermo una congregazione di pietosissime persone che vivevano una vita di elevazione spirituale. Ricordo una nobilissima figura del laicato di Palermo... il cav. Francesco Landolina di Rigilfi, principe di Torrebruna, uomo sopra tutti veramente ottimo, cattolico fervente, signore caritatevole, espressione della più simpatica bontà. Qualche dama gentile di quella società eletta prese il velo ed ebbe mansioni importanti tra le figlie di S. Anna62
A Palermo conobbe la madre Maria Rosa Zangara, fondatrice delle Figlie della Misericordia e della Croce e partecipò alle riunioni con cui i sacerdoti Evola, Rampello, Pennino e qualche altro discutevano sui fenomeni mistici della Zangara e sul modo come dirigerla nelle vie dello spirito.63
Conobbe anche lui la Zangara - scrive il padre Antonino da Castellammare - anche lui la stimò, anche lui la venerò, altrimenti non si sarebbe interessato di lei. E, non solo la conobbe, ma più tardi ebbe occasione di difenderla e di impostarne decisamente lo spirito.64
Da arcivescovo di Messina fu richiesto a nome dei teologi che si occupavano della straordinarietà dei fenomeni mistici della Zangara. Rispose che “l’ubbidienza mostrata da Rosa in tali prove era la più fine e perfetta, mentre in tale anima vi era lo spirito di Dio e suggerì che dichiarassero alla povera anima che non aveva fatto peccato e che non era mancata perciò nell’ubbidienza in tutto quello che in essa era accaduto”.
La risposta dell’Arcivescovo di Messina - commenta il padre Antonino da Castellammare - fu accolta a Palermo come una sentenza di cassazione. All’istante disparvero i dubbi, i timori, le difficoltà; all’istante si quietarono tutti, tutti si serenarono e smisero subito dal più provare e tormentare quella povera vittima. Si persuasero definitivamente quella della Zangara essere un’anima eccezionale, un’anima veramente privilegiata da Dio e si convinsero perfettamente il vero direttore di lei essere Gesù Cristo, per cui si rimisero pienamente, ed una volta per sempre, alla sovrana volontà di Nostro Signore. Come trovarono la serenità e l’orientamento i teologi di Palermo, così la Maria Rosa trovò la pace perfetta e la perfetta impostazione dello spirito. Ma di tanto bene, ella fu debitrice all’anima santa ed illuminata di mons. Guarino, anch’esso suo antico direttore.65
Altro luogo di riferimento del Guarino fu il monastero di Sales dove fu cappellano delle monache e dove poté ancor più liberamente che alla Magione dare vita a varie devozioni. Di grande rilevanza la devozione del S. Cuore66. A quel periodo risaliva ancora l’amicizia con la famiglia di Francesco Parlati che fu poi uno degli esponenti del movimento cattolico siciliano e napoletano, direttore a Palermo agli inizi del novecento del quotidiano cattolico “Il Sole del Mezzogiorno”.67 Racconta il Parlati sulla “Libertà” di Napoli del 1897 alla morte del Guarino, che il p. Guarino era legato “d’intimissima, fraterna amicizia” al suo genitore e per questo frequentava la sua casa dove si faceva una gran festa attorno a lui. Un giorno però la madre manifestò al Guarino il desiderio di averlo come confessore.
Volentieri; risposele con la sua consueta affabilità il rigido sacerdote, ma da quel giorno cesseranno le mie visite a casa vostra. Ci ribellammo tutti - scriveva il Parlati - e mia madre fu la prima a ritrattar la preghiera68
La sua tenera affettuosità con gli amici palermitani si può cogliere per la morte di Giacomo Majorca. Scriveva al p. Giacomo Cusmano:
Non so se abbia Ella mai conosciuto sino a qual punto estendevasi la mia amicizia coll’impareggiabile ed amatissimo d. Giacomo Majorca non mai abbastanza rimpianto. L’amicizia, che mi legava a lui, non avea confini. Consideri adunque la S. V. Rev.ma quale assistenza presterei alla desolata famiglia, e quali conforti alla virtuosa vedova se fossi presente. Ma la Provvidenza mi cacciò via da Palermo, e per sempre. Però non mi era mestieri pensar molto per cercare a chi raccomandare i superstiti del mio illustre amico. Da lontano non lascerò mai di fare quel che mi sarà possibile; ma una guida vicina è necessaria anziché utile soltanto. [...] Sia Ella l’Angelo tutelare dei figlioli, l’Angelo consolatore dell’afflitta madre. L’abbia come famiglia sua, ed eziandio famiglia mia, e come padre lontano la metto sotto le di lei cure come padre vicino. Rendiamo servizio a Dio ed onoriamo la memoria carissima dell’amico comune, che abbiamo perduto, al quale era anch’Ella affezionatissimo.69
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60 G.M. Mira, Bibliografia, cit., voce Guarino mons. Giuseppe. 61 Ricordi storici, cit., p. 18. 62 P. Guarino in V. Alfano, Montedoro 1635-1935 nel terzo centenario della fondazione, Caltanissetta, 1935, p. 58. 63 D. De Gregorio, Il card. G. Guarino, cit. p. 59. 64 Padre Antonino da Castellammare, La madre suor Maria Rosa Zangara, fondatrice delle Figlie della Misericordia e della Croce, Palermo 1938, p. 174. 65 Sintetiche note biografiche estratte da uno studio sugli scritti della serva di Dio Madre Rosa Zangara, ms., pp. 1467-1471,; cfr. Padre Antonino da Castellammare, cit., pp. 174-179. 66 Pagella di aggregazione alla Pia Unione del Sacro Cuore del sac. Nunzio Russo, 17 luglio 1870. La firma del regolatore della Congregazione del S. Cuore di Gesù è quella del can. G. Guarino. La congregazione aveva sede nella chiesa del monastero di Sales, Archivio Nunzio Russo, b. 1. 67 Cfr. voce Parlati Francesco in Dizionario del movimento cattolico. 68 Dal giornale la “Libertà” di Napoli, 27-28.7.1897, n. 185. 69 Lett. al P. G. Cusmano, 17.12.1880, Archivio Storico dei Servi dei Poveri, Palermo. Lettere della famiglia Majorca, ASF, b. LXIII, 5b. |
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