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Francesco Michele Stabile Il Card. Giuseppe Guarino IntraText CT - Lettura del testo |
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Gli amici preti L’amico e discepolo Antonino Pennino scrive che il Guarino lasciò a Palermo “un immenso tesoro di affetti”. Le più forti amicizie furono quelle però che lo legarono al clero palermitano. Fu molto stimato dall’arcivescovo Giovan Battista Naselli che lo volle sempre vicino fino agli ultimi istanti della sua vita.
Né avea preso mai alcuna importante decisione nel governo della diocesi - scriveva il Pennino - senza aver prima sentito il parere di lui, che era da tutti riconosciuto come dottissimo, specialmente in Diritto Canonico.70
E ne aveva realmente bisogno il Naselli che si trovava sempre più inceppato nell’esercizio del suo ministero pastorale da una selva di pretese da parte del governo e dell’Economato dei benefici vacanti. Ma l’arcivescovo a cui il Guarino rimase legato per tutta la vita e che gli sopravvisse fu il card. Michelangelo Celesia al quale con tutta probabilità Guarino doveva la sua nomina ad arcivescovo di Siracusa. La corrispondenza con il Celesia rimane un documento interessantissimo per conoscere l’animo del Guarino, le sue ansie pastorali, i suoi giudizi sulla società, ma anche la sua sottile ironia. Il legame con Celesia veniva rafforzato dalla venerazione che il Guarino nutriva per l’ordine di S. Benedetto e anche per l’altro monaco Dusmet, arcivescovo di Catania, di cui aveva una grandissima stima. Il Celesia, non appena fu a Palermo nel 1871 volle subito Guarino “come suo primo consigliere per gli affari della Curia”71. Ma il Guarino fu soprattutto un maestro del giovane clero palermitano. Mentre il Galeotti era costretto a riparare a Roma, il giovane clero palermitano trovava in Guarino e in Turano consiglieri e guide spirituali sagge ed equilibrate. A volte i preti andavano dall’uno all’altro per aiuto e consiglio.
Stimato poi e venerato dalle persone più cospicue del clero - scriveva il Pennino - attirava a sè in modo particolare, per le sue attraenti e affabili maniere, i giovani sacerdoti, molti dei quali, scegliendolo a direttore delle loro coscienze, ne frequentavano la casa, lo circondavano di filiale premura ed affetto.72
Molti anni più tardi nel 1886 Guarino ricordava a Celesia che la sua casa palermitana era luogo di incontro e di allegra fraternità dei giovani preti.73 Sul filo della memoria ricorderà quegli anni ruggenti, quei preti che non avevano paura di sfidare anche il carcere per l’affermazione delle loro idee. Ad alcuni di essi rimase poi particolarmente legato: Giacomo Cusmano, Antonino Pennino, Nunzio Russo, Francesco Russo, Vincenzo Mucoli, Antonino Calì, Isidoro Carini.
Non dovea cercar molto - scriveva al Cusmano - perché tra tanti egregi Sacerdoti di Palermo, i quali hanno stanza permanentemente nel mio cuore, due occupano il centro, il Can. Pennino e la S.V. Rev.ma”74.
E a Nunzio Russo:
Come sarei felice con due Russo e due Pennino nella mia diocesi! l’uno per accendere il fuoco, l’altro per regolare l’incendio! Siete due figli intimamente a me cari, e scolpiti indelebilmente nel mio cuore.75
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70 Ricordi storici, cit., p. 18. 71 Ivi. 72 Ivi. 73 Lett. al card. M. Celesia, 25.1.1886, ASAP, Carte Celesia, Corrispondenza Celesia-Guarino. 74 Lett. al p. G. Cusmano, 17.12.1880, cit. 75 Lett. al p. N. Russo, 14.3.1883, Archivio Nunzio Russo, b. 7 Missioni, fasc. Messina. |
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